A SERRI, UN VIAGGIO TRA STORIA E TRADIZIONE CON IL DOCUMENTARIO “BIAS DE TRIGU”: LE RADICI AGROPASTORALI DI UN BORGO DEL SARCIDANO

di FRANCESCA BIANCHI

Nel Sud della Sardegna, su un altopiano basaltico da cui si possono ammirare scenari unici, a circa 600 metri di quota sorge il borgo di Serri (SU). Ho avuto il piacere di intervistare Samuele Gaviano, sindaco di Serri da ben 15 anni. Gaviano ha presentato ai nostri lettori il documentario Bias de Trigu, un viaggio tra storia e tradizione, diretto da Stefano Pisano e Fabio Ortu (quest’ultimo ha curato anche le riprese e il montaggio). L’interessante documentario, nato nell’ambito di un progetto finanziato dalla Fondazione di Sardegna e dal Comune di Serri, è un viaggio lungo le strade del grano, a partire dall’età nuragica fino all’epoca attuale. Il documentario, che si avvale della consulenza scientifica dello stesso Gaviano, di Federico Porcedda, Giovanna Fundoni, Luca Doro, Claudio Bulla, Valeria Congiatu, Riccardo Cicilloni, Juan Antonio Camara Serrano, Liliana Spanedda, è arrivato a Firenze Archeofilm, il grande Festival Internazionale del Cinema di Archeologia Arte Ambiente.

Quella del grano e del pane è una tradizione profondamente radicata a Serri, paese da sempre a vocazione agropastorale. Il Sindaco ha parlato dell’impegno dell’Amministrazione Comunale per la valorizzazione di questa tradizione e dei diversi progetti promossi per valorizzare il patrimonio locale e accrescere l’offerta turistica, a cominciare dalla realizzazione di un museo archeologico e del territorio. Non bisogna dimenticare che Serri ospita il Santuario Nuragico di Santa Vittoria, una delle realtà archeologiche più importanti in tutto il Mediterraneo. Proprio all’interno dell’area archeologica l’Amministrazione Comunale vorrebbe creare un percorso botanico, realizzando una rete di sentieri naturalistici, in collaborazione con guide ambientali ed escursionistiche e con il supporto della Cooperativa L’Acropoli Nuragica, che gestisce il sito archeologico.
Il Sindaco si è soffermato anche sulla manifestazione Saboris Antigus e sulle tradizioni legate ad alcune festività celebrate a Serri. Ha parlato, infine, della bella iniziativa rappresentata da Su Calendariu Serresu, l’originale calendario in cui i bambini della scuola elementare e della ludoteca rievocano i mestieri antichi nei meravigliosi scatti realizzati da Nicola Castangia.

Ringrazio di cuore il Sindaco Gaviano per l’infinità disponibilità, per aver reso FtNews partecipe del suo amore per il territorio e dell’instancabile impegno suo e di tutta l’Amministrazione Comunale per la valorizzazione delle tradizioni locali. La nostra bella conversazione continuerà tra qualche settimana, quando mi recherò di persona a Serri per immergermi nella cultura, nelle tradizioni, nella bellezza di questo borgo e della sua gente.
Sig. Sindaco, qualche anno fa il Comune di Serri ha curato la realizzazione del documentario Bias de Trigu, un viaggio tra storia e tradizione, diretto da Stefano Pisano e Fabio Ortu. Come e con quali intenzioni è nato questo lavoro? Cosa significa bias de trigu? Il documentario Bias de trigu è nato nell’ambito di un progetto finanziato dalla Fondazione di Sardegna e dal Comune di Serri. L’abbiamo realizzato nel 2019 e presentato ufficialmente a gennaio 2020. Bias de trigu letteralmente significa ‘le strade del grano’, strade intese come percorsi per riscoprire e valorizzare una tradizione millenaria che racconta la nostra storia contadina. Il documentario racconta, infatti, la storia del pane dal periodo nuragico fino ai giorni nostri. Molti bronzetti di età nuragica spesso rappresentano personaggi che offrono pani e focacce. Proprio a Serri, nel santuario nuragico di Santa Vittoria, all’inizio del Novecento venne rinvenuto un bronzetto che pare abbia tra le mani un pane. Il contributo dell’archeologa Giovanna Fundoni è stato fondamentale per ricostruire la storia della panificazione d’età nuragica. Grazie a lei abbiamo organizzato una rievocazione storica, a cui hanno partecipato due ragazzi del Servizio Civile; abbiamo riprodotto le fasi della mietitura e della lavorazione del pane nuragico. Bias de trigu, che ha avuto la consulenza scientifica di Federico Porcedda, Giovanna Fundoni, Luca Doro, Claudio Bulla, Valeria Congiatu, Riccardo Cicilloni, Juan Antonio Camara Serrano, Liliana Spanedda, è arrivato a Firenze Archeofilm, il grande Festival Internazionale del Cinema di Archeologia Arte Ambiente.

L’Amministrazione Comunale ha fatto tanto per la valorizzazione di queste tradizioni… Sì, abbiamo attivato diversi progetti mirati alla salvaguardia di queste tradizioni legate alla storia del grano e del pane. Si è costituito un gruppo di massaie, tenaci signore serresi che ancora tengono vive le nostre antiche tradizioni durante le feste paesane. Queste donne hanno creato un laboratorio sia per la panificazione che per la pastificazione. Nel documentario siamo partiti dal bronzetto di età nuragica per arrivare proprio alle nostre massaie, che oggi ripropongono i tagli tipici della pasta (a Serri ne abbiamo due: is pitzottis e sa fregula, che qui si prepara con l’uovo) e del pane del nostro territorio. Ancora oggi, nel 2022, agricoltura e pastorizia sono le colonne portanti della nostra economia e, tra le produzioni dell’agricoltura, la più importante è proprio la coltivazione del grano.

Quale tipo di grano è maggiormente coltivato a Serri e quali sono i vostri pani tipici? Abbiamo diverse varietà di grano, ma il grano duro Senatore Cappelli è quello più usato per la preparazione di pane, pasta e dolci tipici. Il nostro pane tipico è su civraxiu, diffuso in tutto il centro della Sardegna, poi c’è su coccoi per le grandi occasioni, come battesimi, matrimoni, o su coccoi pintau cun s’ou, ovvero il pane con l’uovo, che si prepara per Pasqua. Come dicevo, la tradizione del pane ha origini remote ed è profondamente radicata a Serri. Moltissime donne preparano ancora il pane in casa, fanno la pasta artigianale e i dolci. Pensi che durante la rassegna Saboris Antigus, dedicata ai nostri prodotti tipici, molte persone che portano avanti le tradizioni locali hanno avuto la possibilità di esporre i loro prodotti per farli assaggiare ai visitatori che si sono riversati nel nostro borgo durante la manifestazione.

Ecco, la manifestazione Saboris Antigus è un fiore all’occhiello di Serri. Protagoniste indiscusse sono sempre le vostre tradizioni millenarie. Cosa rappresenta per voi questa manifestazione? Quali appuntamenti prevede? La sagra enogastronomica Saboris Antigus rappresenta la festa del Pane e del Vino. Abbiamo realizzato una mostra etnografica all’ex Monte Granatico, centro culturale che abbiamo inaugurato 15 anni fa. Il Monte Granatico era il luogo dove prima gli agricoltori portavano il grano; si trova nel centro storico di Serri, nella parte più antica dell’abitato, accanto alla chiesa di sant’Antonio Abate. Vi abbiamo allestito una serie di fotografie sulla storia della nostra comunità, sulle nostre tradizioni. All’ingresso abbiamo allestito una scena con tre manichini che indossano i costumi tradizionali: un uomo tiene in mano un sacco di grano, una donna lavora la farina e un’altra tesse al telaio. Il programma di Saboris Antigus dello scorso novembre comprendeva anche una visita alla casa del pastore, una casetta con una sola stanza situata a duecento metri dal sito archeologico. Si tratta di una casa di pastori che appartiene ai proprietari dell’agriturismo che si trova lì vicino. Vi si trovano tutti gli utensili legati al mondo pastorale.

La manifestazione contemplava anche l’accensione di is foghidoneddus. Di cosa si tratta? L’iniziativa Saboris Antigus si è sempre tenuta nel mese di novembre, quando il freddo inizia a farsi sentire, per cui abbiamo pensato di accendere piccoli fuocherelli nei vari punti del paese dove si svolge la rassegna.
Cosa organizzate a Serri in occasione di sant’Antonio Abate? Accendete su fogulone? A Serri e in tutta la Sardegna è molto radicata la tradizione di sant’Antonio e san Sebastiano. Sant’Antonio si festeggia il 17 gennaio, ma la festa inizia il giorno della vigilia, il 16 gennaio, con l’accensione di quello che qui chiamiamo su foghidoni, non su fogulone; il 20 gennaio, invece, ricorre la festa di san Sebastiano. In entrambe le ricorrenze si fa festa fino a tarda notte accanto al falò, con balli, canti, musica. Vengono, poi, offerti un dolce e il vino. In quell’occasione si prepara anche su pani ‘e saba benedetto, un dolce tradizionale antico che viene distribuito ai partecipanti.

Quali sono le festività a cui i Serresi sono più legati? Innanzitutto la festa del nostro patrono san Basilio Magno, il primo settembre, che viene festeggiato già a partire dalla vigilia, il 31 agosto. Poi c’è la festa di Santa Vittoria, l’11 settembre, che inizia sempre il giorno della vigilia. Le celebrazioni in onore di santa Vittoria sono molto sentite in paese. La statua della santa viene accompagnata in processione dalla chiesa parrocchiale al santuario. L’11 settembre si pranza in campagna sotto gli alberi, immersi nel verde della Giara di Serri.
La terza domenica di maggio e la terza domenica di settembre si tengono la festa e la fiera di santa Lucia, istituita dal Comune di Serri all’inizio del Novecento. Negli anni Cinquanta rappresentava una delle fiere più importanti della Sardegna, poi l’avvento della meccanizzazione ha fatto sparire il bestiame. Oggi è una fiera per l’esposizione dei prodotti tipici; è un’occasione di promozione culturale e turistica.

State lavorando a diversi progetti per la valorizzazione del territorio; avete siglato diversi accordi con alcune importanti realtà. Ci sveli qualche dettaglio… Stiamo lavorando alla realizzazione di un museo archeologico e del territorio. Il nostro paese ospita il santuario nuragico di Santa Vittoria, una delle realtà archeologiche più importanti in Sardegna e in tutto il Mediterraneo. Fino a qualche anno fa tutti i reperti rinvenuti lì finivano nel museo di Cagliari. Noi vogliamo trattenere qui i reperti che verranno portati alla luce nel corso delle campagne di scavo. Nelle nostre intenzioni il museo avrà una parte puramente didattica, con laboratori di archeologia sperimentale, e un laboratorio di restauro, in modo tale che i reperti rinvenuti a Serri vengano restaurati e poi esposti qui. Abbiamo firmato un protocollo d’intesa con la Facoltà di Lettere dell’Università di Cagliari e un altro con l’Università di Granada, in Spagna. In collaborazione con queste Università abbiamo condotto varie campagne di scavo, impegnando i ragazzi universitari.

Avete collaborato anche con l’Orto Botanico di Cagliari… Sì, con l’Orto Botanico di Cagliari abbiamo curato una caratterizzazione ambientale del sito archeologico di Santa Vittoria. In quell’occasione è stato fatto un censimento delle diverse specie floreali presenti. Vorremmo creare un percorso botanico all’interno dell’area archeologica. Realizzeremo una rete di sentieri naturalistici nel nostro territorio per valorizzare il patrimonio locale e accrescere l’offerta turistica. Guide ambientali ed escursionistiche, con il supporto della Cooperativa L’Acropoli Nuragica, realizzeranno il tracciamento, la geolocalizzazione e un’adeguata cartellonistica. Inizieremo con un primo percorso alla scoperta di fauna, flora, archeologia e geologia. Questo primo sentiero passerà vicino a un pinnetto intatto con tetto in pietra, una struttura che risale a fine Ottocento – inizio Novecento. Questi percorsi consentiranno di ammirare paesaggi incontaminati e panorami unici.
Come è nata l’idea di dare vita a su calendariu serresu, l’originale calendario che avete realizzato per questo 2022? A Serri abbiamo sempre realizzato il calendario storico con foto di repertorio donateci dalle famiglie. Nel corso degli anni abbiamo costruito un archivio storico di grande importanza. Verso la fine del 2021 abbiamo pensato di fare qualcosa di diverso, coinvolgendo i bambini della ludoteca e della scuola elementare. È nato, così, su calendariu serresu, originale calendario in cui vengono rievocati i mestieri antichi, alcuni dei quali vengono praticati ancora oggi. I protagonisti delle belle immagini realizzate da Nicola Castangia sono proprio i nostri bambini. Al progetto ha partecipato anche la Cooperativa AlfaBeta. L’abbiamo realizzato all’ultimo minuto, ma è venuto benissimo e siamo tutti molto contenti del successo ottenuto.

A proposito di valorizzazione e promozione del territorio, cos’è il biglietto cumulativo WAO? Serri, insieme ai Comuni di Escolca e Gergei, ha dato vita al biglietto WAO. La sigla WAO sta per Wine, Archeology, Oil (Vino, Archeologia, Olio). Si tratta di un biglietto cumulativo che comprende una visita a una cantina di Gergei, una visita guidata al Santuario di Santa Vittoria di Serri, tra i siti nuragici più importanti di tutto il Mediterraneo; ad Escolca, invece, si potrà visitare un frantoio e degustare un olio extravergine di oliva di ottima qualità. Abbiamo voluto unire l’archeologia ai sapori del territorio.

Lei è sindaco di Serri da 15 anni; a breve scadrà il suo terzo mandato. Ha dedicato gran parte della sua vita a Serri e ai Serresi, che le hanno sempre dimostrato e confermato stima e fiducia. Se dovesse fare un bilancio di questi 15 anni, penso possa ritenersi soddisfatto. Cosa si augura per il futuro di Serri? In questi 15 anni abbiamo lavorato bene; sono soddisfatto degli obiettivi raggiunti. C’è stato un grande lavoro di squadra. Approfitto di questa occasione per ringraziare alcune importanti realtà che hanno sempre collaborato con il Comune: la Pro Loco, che contribuisce alla promozione del territorio; il Gruppo Folk Santa Vittoria, con il nostro costume tradizionale, che quest’anno compie 25 anni di attività; il coro polifonico, che quest’anno compie 15 anni e promuove le nostre tradizioni e quelle della Sardegna attraverso il canto. Mi auguro si continui sempre lungo questa strada di promozione dei valori del territorio, coinvolgendo tutte le fasce d’età, soprattutto i giovani, affinché non si perdano queste tradizioni. La partecipazione del paese deve essere sempre attiva e presente. Al mio successore auguro il meglio.

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