LA “PAZZA” FONSINA: APPUNTI DI LETTURA SU “ALFONSINA E LA STRADA”, IL LIBRO DI SIMONA BALDELLI

di LUCIANA ORTU

Appunti di lettura su Alfonsina e la strada, di Simona Baldelli Il romanzo scritto da Simona Baldelli sulla vita della corridora, la pazza Fonsina che non poneva limiti alla sua fantasia, alla sua vita, ai suoi obiettivi, mi ha commosso, divertito, emozionato, rattristato, pagina dopo pagina. Ripercorrere la vita grama, di miseria vera di Fonsina e dei suoi fratelli a Fossamarcia (ma anche altrove) fa davvero rabbrividire. A maggior ragione, la sua forza, la sua tenacia, la determinazione a voler fare una cosa, per quei tempi, assolutamente fuori dagli schemi, specie per una povera crista come lei, brillano come pietre preziose ancora incastonate nella roccia, da spicconare pian pianino con milioni di colpi di piccone, o meglio di pedale. Diventare la regina della pedivella non è stata una passeggiata. Le è costato sangue, sudore e lacrime, spesi con sprezzo del pericolo, di cadute e tagli, del ridicolo, per gli strali dei ciclisti uomini, delle donne che la vedevano andare in giro “conciata” da matta, coi capelli tagliati corti, nel taglio che la mitica Coco Chanel avrebbe, poco tempo dopo, lanciato ovunque direttamente da Parigi. La famiglia, che mai l’appoggiò, lasciandola sola, rendendo ancora maggiore la sua voglia di rivalsa, di diventare qualcuno, di esser ammirata o almeno considerata. Una donna. Un essere inferiore, buono solo a far figli o badare alla famiglia, che vuole fare sport? Coi maschi? Ma dove mai si è visto? Pedalare, pedalare, partecipare a gare, inserirsi nelle gare importanti. Al Giro d’Italia, niente meno. Ma chi si crede di essere? Una corsa a tappe, poi. Avrà il fiato per gestire i km, le salite? Le strade disastrate? Scalare montagne, gettarsi in discesa… follia, follia pura. Ma lei deve sempre provare i suoi limiti, per sapere dove può arrivare, e superarsi, e scoprire che non c’è limite. Per i suoi tempi, un’antesignana. La storia di una donna, che parte con mille handicap oltre al sesso “debole”. Non è ricca, non ha appoggi familiari, non ha avuto molta fortuna con il primo matrimonio, insomma ha collezionato sfortune come perle di una collana. Eppure, ha tenacemente cercato di oltrepassare tutti questi limiti, di non scendere mai dalla sua bici, a costo di ripararla con un manico di scopa e proseguire la corsa, contro tutto e contro tutti. Un esempio, valido ancora oggi, non solo per la bicicletta. Per ogni sport, e ovviamente per la nostra vita. Diventare quello che sogniamo, senza farci tarpare le ali dalle difficoltà. Con fatica, studio, impegno, allenamento e imparando a conoscere sè stessi. Che sia per battere un record di apnea in profondità, diventare arbitro, o scrivere storie. A nostra scelta.

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