NOTE DI STORIA ECONOMICA E POLITICA IN TEMPO DI GUERRA E PANDEMIA: LA CRISI UCRAINA E GLI INTERESSI RUSSI IN SARDEGNA: CRAMA BABBU CHIE TI DAT PANE”

Aliseh Usmanov, cittadino onorario di Arzachena, nella foto con il sindaco della cittadina gallurese

di GIANRAIMONDO FARINA

C’è un antico proverbio sardo, peraltro presente in tante culture che, per fotografare l’attuale situazione economica che si sta vivendo a seguito della crisi ucraina, recita nella sua versione vocativa: “Crama babbu chie ti dat pane”. Tradotto: chiama padre (“babbu”) chi ti dà il pane e ti garantisce il lavoro. Non è l’ennesima constatazione, qualcuno potrebbe anche dire, di un secolare (se non millenario) servilismo sardo, ma la presa di posizione realistica di uno stato di fatto economico. Soprattutto in un’isola, come la Sardegna dove, purtroppo, i tassi di disoccupazione continuano a rimanere alti. Qualcuno, ora, potrebbe obbiettare: “Ok, ma cosa c’entrano i russi e la Russia con la Sardegna?” C’entrano, eccome. E di questo ne dovremmo tenere conto, anche alla luce delle ultime scelte di chiara cobelligeranza portate avanti dal governo italiano, e votate dal Parlamento, in spregio all’art.11 della Costituzione.  Per capire, effettivamente, l’efficacia   e l’incisività delle sanzioni economiche perpetrate contro la Russia, con ricadute anche in Sardegna, occorre fare una breve ma chiara storia degli affari e dei rapporti russi sull’isola. Perché la storia, e soprattutto quella economica, dovrebbe fare questo: studiare ed analizzare i vari fattori che interagiscono su un determinato territorio per il suo sviluppo. Ed è questo anche il caso dei russi, che non può essere affatto snobbato o dimenticato in un momento come questo dove tutto che viene da “oltre la Moscova” sembrerebbe essere colpito da una sorta di “damnatio memoriae”. Essenzialmente, da documenti esaminati ed articoli letti, emerge un quadro isolano dove le maggiori concentrazioni di presenze ed affari russi sono in Costa Smeralda, ovviamente, nel nordest ed a sud, nella zona di Santa Margherita di Pula. Se, poi, si va allo specifico ed ai nomi, uno si erge su tutti: quello di Aliseh Usmanov, uzbeko, cittadino onorario di Arzachena.  Ed il motivo per cui il comune smeraldino gli conferì la grande onorificenza è ben descritto: “Nelle sue proprietà situate nel territorio comunale ospita regolarmente Capi di Stato, mecenati, uomini di affari e personalità che rivestono ruoli fondamentali nel campo dell’economia e della politica a livello mondiale, portando Arzachena e le sue bellezze naturalistiche in primo piano sui media internazionali grazie al riscontro generato da ogni iniziativa o evento da lui organizzati. L’impatto economico diretto per il territorio e di promozione dell’immagine derivante dalla sua presenza nel nostro paese meritano un concreto riconoscimento”. Risulta essere proprietario di un grandissimo yacht, “Dillon”, il quarto più lungo del mondo, con 156 metri. Il suo patrimonio sarebbe stimato in 22.6 miliardi di dollari. Nel 2020, dato da ricordare e da non sottovalutare affatto, ha donato alla Regione Autonoma della Sardegna, proprio in piena pandemia, mezzo milione di euro per combattere il Covid. Lo stesso Usmanov è presente nel territorio gallurese con una Fondazione, la “Arte, Scienza e Sport Italia”.  Altri russi attivi in Sardegna sono i due fratelli ed imprenditori ceceni Musa e Mavlit Bazahaev. Entrambi operano nel sud dell’isola, a S. Margherita di Pula, ed hanno dato vita al “Progetto Esmeralda”, società proprietaria del “Forte Village”. Con ulteriori investimenti anche a Cagliari, a palazzo “Doglio”, con hotel e ristoranti.  Circa otto anni fa’ si era parlato di un interessamento russo per il rilancio dell’hotel Mediterraneo di Cagliari, ora chiuso, ma fra i più prestigiosi della città, fra Bonaria ed il mare. Se ne era interessato, inutilmente, Vitaly Khomyakov. Un altro momento d’intervento russo in Sardegna si era avuto nella Tiscali di Renato Soru con la fusione con “Aria”.  Ora, a seguito del nuovo asset societario, i russi non ci sono più. Un altro settore che ha conosciuto gli interessi ed interventi moscoviti è, ovviamente, anche quello petrolifero della raffinazione. Ed in Sardegna questo ha un solo nome: Saras. Fra il 2013 ed il 2015 la società di Moratti e quella russa Ranef avevano stipulato una “joint venture”, con il 12 %in mano ai russi.  Questi ultimi, però, abbandonarono la società sulla scia delle sanzioni comminate alla Russia da Usa ed Europa per via dell’occupazione crimeana. Pensare che nel 2013, nello stesso CdA della Saras era entrato come consigliere anche Igor Ivanovic Sechim, il signore del petrolio russo, ritenuto fra i collaboratori più vicini a Putin. Ecco, quando si parla di sanzioni economiche alla Russia, bisognerebbe considerare anche questi dati che per la Sardegna valgono ancora un volume complessivo di affari di 80 milioni di euro annui, soprattutto nel comparto turistico. In Gallura, poi, e per l’esattezza in Costa Smeralda, dopo la fine dell’esperienza americana di Tom Barrack. Un impero, quest’ultimo, di quattro hotel a cinque stelle, la marina di Porto Cervo, il “Pevero golf con 2400 ettari inedificati, acquistato per 290 milioni di euro e, poi, ceduto all’emiro del Qatar Jassim al Thani che, invece, ne sborserà 680 milioni. Tuttavia, la cessione del pacchetto azionario è avvenuta con alcune opache operazioni finanziarie transitate per il Lussemburgo, tali da eludere il fisco italiano. Ed in un momento come questo bisogna raccontare anche una tale storia: l’operazione non sfuggì ai magistrati sardi ed alla procura di Tempio Pausania che accusò Barrack ed altri suoi 22 soci di aver evaso tasse per 150 milioni. Il processo è ancora in corso. Quindi, per capire la situazione economica sarda e gallurese, alla luce anche di quanto sta avvenendo in Ucraina e delle sanzioni economiche, bisognerebbe tenere conto di questo. E, soprattutto, del fatto che i russi in Costa Smeralda e Gallura, annualmente, rappresentano una comunità di circa 44 Mila persone (poco più grande di Nuoro) per un totale complessivo, nell’isola, di 220 mila presenze (Cagliari e Quartu messe assieme circa).  Vi è, poi, “l’altra faccia” della medaglia, quella che i nostri governanti e chi detiene le “leve del potere” non vorrebbero vedere: ossia i volti e le sofferenze di quelle migliaia di lavoratori sardi delle proprietà di lusso dei magnati russi licenziati dall’oggi all’ indomani, a seguito dell’embargo UE (e, quindi, italiano) sui loro beni ed affari “oltre cortina”. A ricevere il benservito dai finanzieri e dagli industriali proprietari di ville ed immobili in Sardegna (in gran parte in Costa Smeralda) sono stati manutentori, giardinieri, addetti alla sicurezza, amministratori. E con i loro licenziamenti sono già arrivate disdette alle numerose imprese edili locali impegnate in lavoro di riqualificazione e manutenzione. Si tratta di una realtà economica che non può essere affatto distinta dall’ingente presenza di capitali ed investimenti che fanno capo a società riconducibili ad oligarchi, finanzieri e milionari russi. Una realtà che, finora, ha fatto vivere, integrata, l’economia internazionale, rappresentata dalle ville e dai mega yacht, con quella locale, non solo prettamente gallurese, ma dell’interno sardo in genere. Un contesto, quest’ultimo, rappresentato dai tanti lavoratori stagionali isolani e dalle loro famiglie che di questo vivevano e vivono. Una realtà che, a prescindere da come la si pensi, ha dato lavoro e dignità e che il governo atlantista “dei migliori” vuole, pervicamente, continuare a disconoscere. L’antico brocardo sardo dice: “Crama babbu chie ti dae pane”. E “su babbu”, ora (o fino a poco tempo fa’), chi dà il pane, in Sardegna, è anche la Russia.

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3 commenti

  1. Purtroppo come dice un vecchio proverbio… Si arriva a dire è come il cane che si morde la coda…. Si prende da una parte e ci rimette dallartra… La guerra come sempre è successo crea solo distruzione e morte da ambo le parte

  2. Al solito riesci a dare una “lettura”attenta, a taluni può sembrare o, meglio, può essere interpretata come una difesa della parte che al momento è offendente di uno stato sovrano… raziocinio vuole, però, che si interpretino le tue righe non come difesa dei gravi fatti che sono davanti agli occhi di tutti…ma, per me, come un non girare le spalle ad un intero popolo,quello russo, che non ha colpa alcuna circa gli eventi, drammatici , in questione. Non sei il solo, penso che, guerrafondai a parte, la maggior parte dei Sardi, sia sì contro la guerra… ma anche contro ostilità indiscriminate, le sanzioni fra queste, soprattutto, è giusto dirlo, se a piangerne le conseguenze sono tante persone, molti nostri conterranei, indifese e senza “sponde” di supporto, che si sono trovate senza lavoro, quindi senza certezze da un giorno all’altro. Certo si dirà sotto le bombe si sta peggio…però non è corretto né onesto fare simili accostamenti. La bilancia non può sempre propendere da una parte….ed a rimetterci sono sempre gli stessi. Nella stessa Nato e nella UE non tutti i cosiddetti partner hanno risposto alla stessa maniera ne gli effetti conseguenti sono di pari portata…

  3. Riflessi sull’economia locale di una crisi internazionale. Molto chiaro

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