LA RICERCA SCIENTIFICA PUO’ MIGLIORARE LA VITA DI TUTTI: MARIA DEL ZOMPO ENTRA A FAR PARTE DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA SANITA’

Maria Del Zompo

di LUCIA BECCHERE

Chiamata dal ministro Roberto Speranza a far parte del Consiglio superiore di Sanità, Maria Del Zompo, prima donna al vertice dell’Ateneo cagliaritano dal 2015 al 2021 dopo 400 anni di dominio maschile, nel 2018 a nome di tutto l’Ateneo e in occasione dell’80esimo anniversario dell’emanazione delle leggi razziali, ha consegnato ai figli di A. Pincherle una pergamena contenenti le scuse per l’allontanamento dei professori di origine ebraica: Alberto Pincherle, Doro Levi e Camillo Viterbo.

Professore ordinario di Farmacologia di fama internazionale, direttrice del Dipartimento di Neuroscienze e allieva dell’illustre professor Gianluigi Gessa, dal 1980 ha svolto attività di ricerca negli Stati Uniti con persone di alto livello.

Nel 2021 è stata insignita del premio speciale della giuria Donna di scienza, premio destinato a figure che si sono distinte nei percorsi accademici, nell’imprenditoria scientifica e nella vita pubblica della nostra Isola.

Professoressa Del Zompo come ha appreso la notizia della sua nomina?  «Non ricordavo che il Consiglio superiore di Sanità (Css) fosse in scadenza e ho saputo in maniera del tutto informale che venivano valutati i curricula soprattutto di donne scienziate per collocare in questo consiglio figure femminili di alto profilo per conoscenza e professionalità, quando sabato scorso mi è giunta la nomina mi sono sentita onorata, un bel segnale di attenzione anche nei confronti di una parità di genere. Nella commissione in scadenza c’erano già delle donne ma credo che in questa il numero sia raddoppiato».

Con che spirito ha accolto la nomina? «Sorpresa prima di tutto. So che ci sono competenze di alto livello e diverse donne farmacologhe di grande spessore per cui il fatto che abbiano scelto me penso sia un buon riconoscimento alle tante cose che ho fatto, orgogliosa di essere sarda e di provenire dall’Università di Cagliari».

Nello specifico di che cosa si dovrebbe occupare?  «Esattamente ancora non lo so, ne saprò qualcosa di più da lunedì 7, giorno in cui sarò a Roma al Ministero della Salute per il primo insediamento. Poiché il Css è suddiviso in 5 sottosezioni che si occupano d’igiene pubblica, organizzazione sanitaria, veterinaria e tanto altro, ritengo che possa essere destinata alla quinta sottocommissione, quella che si occupa di farmaci, di vaccini e di farmacovigilanza».

Cosa le piacerebbe fare in quell’ambito?  «La commissione ha un ruolo consultivo propositivo, le decisioni spettano al governo e all’Istituto superiore della Sanità. Trattandosi di argomenti particolarmente delicati e impegnativi verrà chiesto l’intervento del consiglio il cui parere ovviamente di valido livello etico e scientifico li aiuterà a prendere le loro decisioni. È un lavoro più di qualità che di quantità. Mi aspetto che ci arrivino poche ma importanti richieste d’intervento di responsabilità civile, sociale oltre che scientifica. Teniamo presente che il consiglio si occupa di problematiche diagnostiche anche legate all’utilizzo di mezzi di radioterapia, di neuroimaging, insomma è un settore molto ampio e di responsabilità perciò deve essere di grande utilità alla gente e alla sanità pubblica italiana».

Nelle sue parole traspare tutta la responsabilità di questo nuovo compito a cui è stata chiamata. Sbaglio? «Eh sì, non credo sia una passeggiata e neppure un ruolo di figura, tuttavia anche nell’affrontare le problematiche più difficili mi sento serena nel mettere a disposizione della società quello che so e anche quello che sono. La mia indole è quella di riversare tutte le mie energie creative e propositive in quello che faccio».

C’è qualcosa che vorrebbe fare che non ha fatto? «Mi appassiono alle cose che sono chiamata a fare e tutto va da sé. Dopo questa nomina prestigiosa e importante, credo di potermi occupare anche di altro senza preclusione alcuna. È fondamentale uscire dal mondo accademico e dai laboratori perché la gente ha necessità di capire come la ricerca può effettivamente migliorare la vita di ciascuno di noi. Promuovere la divulgazione del sapere umanistico e scientifico equivale a favorire la crescita economica e culturale del territorio».

per gentile concessione de https://www.ortobene.net/

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