UN ARTISTA POLIEDRICO LEGATO ALLA CULTURA IDENTITARIA: IL PITTORE FERNANDO MARROCU E LE SCENE DI VITA RURALE DEL 900 ISOLANO

Fernando Marrocu

di FULVIO TOCCO

Fernando Marrocu (1952) è pittore. Un artista poliedrico, fortemente legato alla cultura identitaria, ha dipinto opere dove ha immortalato volti, espressioni, scene di vita rurale che ancora oggi emozionano perché rappresentano la fotografia della gente di campagna del primo novecento isolano. Nei suoi quadri coglie sia dal proprio passato, sia dall’osservazione minuziosa degli uomini, degli animali e degli oggetti da lavoro. Il legame con le sue origini è evidente nella sua immensa produzione di opere d’arte.

Sin da piccolo ho mostrato la mia passione per il disegno, gli insegnanti mi incoraggiarono ad iscriversi all’istituto d’arte di Oristano, così ho fatto nell’anno scolastico 1965/66. Negli anni di studio ho frequentato i corsi per la lavorazione artistica del legno e delle ceramiche. Corsi che frequentavo con grande interesse. Terminati gli studi nel 1970 non ho perso tempo. A diciotto anni mi ero presentato al pubblico con la prima mostra personale di pittura e nello stesso anno ho ricevuto il primo premio in una estemporanea curata da Primo Pantoli, uno degli artisti più importanti a livello contemporaneo.

Dal 1970 al 1975 ho gestito una corniceria a San Gavino. A metà degli anni settanta ho conosciuto padre Ambrogio Fozzi di Cagliari, francescano, artista e con lui ho avuto l’opportunità di fare pittura e ceramica con più assiduità. È stato un periodo importante per farmi conoscere, artisticamente parlando, su uno scenario più ampio. Infatti seguiranno mostre a Cagliari e vendite di opere a diversi enti pubblici.

Nel 1977 decisi di approfondire la conoscenza delle tecniche più importanti del mestiere del ceramista; accettai di entrare come dipendente nella ditta di Vicenzo Farci, nella bottega più importante di Assemini, in qualità di decoratore. Fu un’ottima opportunità per apprendere il mestiere de su strexiaiu seguendo i consigli dei grandi maestri del tornio: Peppuccio Mandas è stato uno dei maestri più bravi del periodo. Dopo tre anni di lavoro da dipendenze avevo deciso di mettermi in proprio; incomincia un sodalizio con Gianfranco Massa a Pabillonis, paese conosciuto per la produzione di pentole e tegami da fiamma, l’iniziativa ebbe un buon riscontro commerciale, L’Isola, un ente regionale ci dava una mano acquistando i prodotti del nostro laboratorio.

Alternando mostre di ceramica a mostre di pittura, il grande salto avviene nel 1987 con l’apertura di un laboratorio di grandi dimensioni nella zona industriale a Villacidro. Trentacinque anni di duro lavoro diviso tra produzione e insegnamento. Gli anni novanta sono contrassegnati da esperienze di collaborazioni formative con istituti carcerari e comunità di recupero dalla tossicodipendenza. Fu una bella esperienza!

Negli stessi anni mi dedicai anche al muralismo con lavori eseguiti in varie regioni d’Italia e d’Europa. Il muralismo è un tipo di arte figurativa che generalmente trasmette contenuti socio-culturali verso i quali ho sempre prestato grande attenzione perché adoro socializzare l’arte.

Tra i lavori più importanti posso annoverare alcuni grandi murali eseguiti a San Gavino, Museo “Sa moba sarda”, a Reggio Calabria, al Concorso internazionale di muralismo e Bucarest in Romania con una serie di murales destinati a decorare un impianto sportivo. Siccome gli artisti rimangono tali a vita, alcuni rimangono tali e quali per secoli, anche ora che ho maturato il diritto alla pensione, ti anticipo che altre pitture nasceranno ancora perché la passione non mi manca. Istintivamente sono sempre un pittore, un muralista e un ceramista. Ti dico che sento ancora il bisogno di far vedere le mie opere alla gente.

Con la loro creatività e le loro esperienze quotidiane sono una biblioteca alla quale mi piace attingere sempre!

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