LA RAGAZZA DELLA DECIMA MAS: PASCA PIREDDA, LA COLLABORATRICE DEL FUTURO GOLPISTA JUNIO VALERIO BORGHESE

Pasca Piredda

di LUCIA BECCHERE

Testimone dei tragici eventi che si snodano dal ‘43 al ‘45 Pasca Piredda, la ragazza della Decima, era nata a Nuoro nel 1916. Piccola italiana alle elementari, Giovane italiana alle medie, dopo aver vinto un concorso scolastico sulla mistica fascista, a sedici anni le si aprirono le porte del Collegio di San Gregorio al Celio in Roma dove a spese dello Stato venivano formati i futuri quadri del paese. All’Università fu Giovane Universitaria fascista (Guf) e a 22 anni si laureò in scienze politiche a Roma e in scienze coloniali a Napoli.

Durante un corso di mistica incontrò il Ministro della cultura Mezzasoma diventando una delle sue più strette collaboratrici.

Dopo l’8 settembre, il Ministro la chiamò a proseguire il lavoro al Nord dove era nata la Repubblica di Salò. Nella sua vita fu decisivo l’incontro con due ufficiali di J.V.

Borghese che la sottrassero a Mezzasoma per condurla a La Spezia dove il Principe che si era asserragliato al Comando della Decima Mas (unità speciale della Regia Marina Italiana fondata nel ’41 e diventata un corpo militare indipendente della Repubblica sociale di Salò al comando di Borghese dal ‘43 al ‘45) la nominò S. Tenente di Vascello della Decima e capo ufficio Stampa e Propaganda. Pasca, prima e unica donna militarizzata in Italia a fare parte della marina di guerra, fondò il giornale La Cambusa organo ufficiale della Repubblica di Salò stampato clandestinamente nella tipografia del Corriere della Sera di Milano per evadere la censura.

Dopo questa breve parabola della Rsi fu catturata il 25 aprile dai partigiani e condannata a morte dopo un processo sommario a Milano. Il 28 aprile, giorno in cui furono uccisi Mussolini e Claretta Petacci, all’ultimo momento scampò al plotone d’esecuzione grazie al capo dei partigiani della 52/a Brigata Garibaldi Capitano Neri (Luigi Canali) che prima di consegnarla agli alleati tentava di estorcerle qualche informazione.

Canali venne in seguito fucilato per ordine del Pci.

«Il disgusto di tutto quello che stava succedendo metteva in secondo piano la mia paura di morire», confessò al Capitano che le chiedeva se mai avesse avuto paura della morte.

Processata da un tribunale militare a San Vittore, fu prosciolta per insufficienze di prove grazie ai parenti antifascisti e alle testimonianze di quanti erano sfuggiti alla cattura dei tedeschi perché in possesso del tesserino della Decima. Nuoro la accolse ostile, questo la indusse a stabilirsi a Roma. Tuttavia rientrava spesso a Santu Predu per ritrovare luoghi e affetti, l’ultima volta fu nel 2005.

Sposata con Dick Debé, militare e regista americano da cui ebbe due figlie poi perito in un incidente stradale, definito da lei “un grande amore”, la ragazza della Decima bella e intelligente ha sempre dichiarato «di non aver fatto nulla di male e di non aver ammazzato nessuno». Affermò che «nella Decima non si faceva politica, la loro è stata una scelta militare di coerenza nel non volere tradire il giuramento al re e alla bandiera passando con Badoglio e gli alleati, mirata a recuperare l’onore perduto dopo l’armistizio dell’8 settembre.

Non difesero Mussolini e non si schierarono con Salò scegliendo una politica di non belligeranza con i nazisti». Pasca Piredda era di famiglia benestante e vicina a Emilio Lussu, il padre è stato uno dei fondatori del partito sardo nuorese, la sorella Nina sposata con Francesco Pintore primo sindaco comunista, parente di Grazia Deledda e nipote di Alfredo Deffenu procuratore generale di Genova. Ha dato filo da torcere a tutti per il suo carattere forte e deciso. Finita la guerra si dedicò a scrivere e documentare.

Nel 2003 ha pubblicato L’ufficio stampa e propaganda della X Flottiglia Mas mentre il libro autobiografico Pasca Piredda, la ragazza della decima (Delfino editore) è stato editato postumo.

Nel gennaio 2009 è morta a Roma senza mai rinnegare i suoi ideali.

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10 commenti

  1. Non capisco, la dobbiamo ricordare? Cosa dobbiamo a questa donna antidemocratica per tacere altro? Perché si spreca carta o pagine internet? Cosa vi succede? Avete archiviato il fascismo e la ferocia della Repubblica di Salò con l’origine sarda di questa donna? Signora Becchere, questo articolo neutro e perciò indifferente rispetto alla infamia di quel tragico periodo cosa significa? Siamo sardi e dunque, indifferentemente fascisti e repubblichini?

  2. Il tema è: cosa ci fa un articolo di una persona simile, pubblicato impunemente sul giornale di riferimento dell’emigrazione sarda nel mondo.

  3. Per carità! Che la si dimentichi, e presto!

  4. State scherzando?? Questa donna era una fascista entusiasta (scritto nel suo libro autobiografico) ed è stata a servizio di Junio Valerio Borgese, uno che ha tentato un colpo di stato ancora nel 1970. Ora basta con la riabilitazione postuma dei fascisti! Era una donna brillante? Bene, anche Putin è certamente un uomo brillante, ma non toglie che sia un criminale!

    • …vicina a Lussu…Poi però qualcosa dev’essere andato storto. Per cortesia, finiamola di portare avanti la retorica del fascista repubblichino che non tradisce la bandiera. Hanno trascinato l’Italia in guerra, sottomesso e ucciso popoli inermi per avere un impero, firmato le leggi razziali, umiliato con l’olio di ricino. Hanno continuato a sostenere il regime malgrado il declino morale, culturale e materiale. Cosa vogliamo fare, darle una medaglia?

  5. Personalmente sono dell’opinione che la RSI sia un tema mai abbastanza studiato, e che sulle ragioni che hanno portato ad aderirvi tanti giovani, compresa la Piredda, abbiamo da riflettere; se non altro perchè sono le ragioni di una generazione cresciuta sotto una dittatura, che è poi la stessa che sulla base di una scelta diversa si schiera con la Resistenza. Detto questo, allo studio e alla riflessione non dà un contributo utile un articolo che presenta una visione del tutto unilaterale della vicenda, schiacciata sul libro di memoria della protagonista. Non faccio fatica a credere che la singola ragazza in divisa da ausiliaria della X MAS possa personalmente non aver fatto del male e tanto meno ucciso (come peraltro altre hanno fatto). Magari sarà il caso di ricordare anche cosa è stata nel suo complesso la X MAS, per cosa ha combattuto e in che modo: magari basta intervistare un po’ di piemontesi che hanno vissuto nei territori dove la X MAS ha svolto azione di repressione antipartigiana, a chi come Enzo Cugusi vive lì non dovrebbe essere difficile trovarne. E anche cosa concretamente abbia voluto per una reduce della RSI “rimanere fedele ai propri ideali” in uno Stato democratico che grazie al cielo è nato dalla sconfitta speriamo irrecuperabile di quegli ideali. Non mi pare proprio figura da additare ad esempio positivo, come l’articolo fa. E mi dispiace assai che lo firmi una giornalista dalla quale sono venuti contributi di ben altro valore.

  6. La signora è riemersa con le sue memorie edulcorate solo quando i fascisti hanno fatto rispuntare il muso dalle fogne. Prima era ben silenziosa e nascondeva il suo poco glorioso passato. Sui crimini della X mas esistono corpose documentazioni e la signora era il braccio “destro”, per non dire altro, di J.V. Borghese per cui è impossibile che fosse ignara di ciò che la X commetteva. Chiaro dunque che il suo silenzio negli anni successivi sia stato ben giustificato…
    E vediamo come fu liberata: nulla di avventuroso come ha voluto far credere. Infatti il cognato antifascista Francesco Pintore, grande uomo che dal fascismo ne subì di ogni colore e che era stato eletto sindaco di Nuoro alla caduta del fascismo, si recò “in continente” su preghiera della moglie Nina che era sorella di quella scriteriata. Fu lui a cavarla fuori dai guai e a riportarla a Nuoro risparmiandole la meritata punizione, facendosi promettere che sarebbe rimasta a casa a fare la calzetta. Questo mi raccontarono Nina e lo stesso Franceschino, e lei al tempo confermava. Alla prima occasione volò oltremare con la prima divisa e stellette che incontrò, mantenendo i rapporti con quella gente. Arrivati i tempi giusti, ovvero quelli attuali in cui dichiararsi fascista sembra non essere più una vergogna, iniziò a modificare le varie versioni delle sue “avventure”.

  7. Concordo pienamente con quello che ha scritto Enzo Cugus

  8. Andrea Negretti

    Pasca era una donna d’altri tempi. L’ho conosciuta in tarda età, quando era una signora, distinta, pacata, sorridente e a me personalmente trasmetteva tanta gioia. La sua vita e quello che ha significato per l’Italia l’ho appreso dapprima dai racconti di sua figlia e poi dal libro che ha scritto. Credeva negli ideali del fascismo (la patria, l’onore) e non li ha mai rinnegati. E personalmente a me ha insegnato questo: quando si ha un ideale, un obiettivo da raggiungere ci si deve impegnare con tutte le proprie forze per raggiungerlo, superando qualsiasi ostacolo, rialzandosi dopo una caduta, rimanendo sempre coerenti a quello che sentiamo nel profondo della nostra anima. Al di là degli ideali, che possono essere giusti o sbagliati, secondo me è questo ciò che ci ha lasciato. La coerenza con la parte più profonda della nostra anima.

  9. Onore eterno!!!!!! Camerata Pasca Piredda PRESENTE!!!!!!!

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