SU UN TAPPETO DI CENERE: LA SFILATA DI MODA DI ANTONIO MARRAS NEI LUOGHI DEVASTATI DAGLI INCENDI

di DAVIDE MADEDDU

La foresta divorata da quel fuoco che aggrega ma anche distrugge. E la terra messa a nudo, come una grande ferita che però comincia a rimarginarsi. Forza della natura che non si arrende alla distruzione. Moda e memoria, perché il dramma dell’incendio che questa estate ha divorato uno dei polmoni verdi della Sardegna non si deve dimenticare (a Santu Lussurgiu nel Montiferru). E lo stilista Antonio Marras riesce a mettere assieme e unire questi due aspetti. Lo fa a Santu Lussurgiu dove ha portato modelle e modelli a sfilare sul tappeto di cenere che «sembra polvere bianca» generando un un effetto che sembra «molto bello se non pensi da dove deriva».

«Iniziamo una collezione in mezzo a questi boschi bruciati – racconta -. Un bosco nero che sembra una sterminata barriera corallina che si sposta in queste scarpate e discese e burroni, precipizi e crepacci che sono stati privati di questa copertura verde, sino a arrivare a questa radura dove c’è lo strapiombo e la processione e la transumanza di questi esseri con le camicie ecrù».

Un video girato e montato per scelta e accompagnato dalla voce di Nada che ripropone “Avevo una ferita nel cuore” riarrangiata e cantata per l’occasione giacché quella terra «scarnificata e questi ettari infiniti riportati a nudo dal fuoco che ha messo in evidenza le pietre con un tappeto di cenere infinito sono una ferita alla terra e al cuore».

«Sono stato in quei luoghi dove ho deciso di riambientare il video della sfilata – dice ancora -, e ho pensato che bisognasse in qualche modo non dimenticare. Questa è una tragedia di portata immane. Basti pensare che su 700 ettari 650 sono andati in fumo». Una ferita che fa più male perché a provocarla è il fuoco, «un elemento che solitamente è aggregante»

«Perché il fuoco ha il potere di unire, far stare assieme – prosegue Marras -. Questa volta, invece, ha distrutto tutto». Alberi, macchia mediterranea, case e ucciso animali. «Dopo la grande attenzione è calato il silenzio, ma in quei luoghi tutto è rimasto così, invariato: boschi bruciati, fattorie, ovili, uno sterminio. L’unico animale che ho visto era un muflone che saltava da solo sulle rocce. Si sentiva il rumore degli zoccoli sulla pietra. Un quadro tristemente agghiacciante, in un panorama post apocalittico».

E l’invocazione “Santu Lussurgiu proteggici!” al santo che dà il nome a uno dei paesi più colpiti dalle fiamme. E la speranza per la rinascita. «La natura si sta riappropriando quello che è stato tolto. Ci sarà un grande rinascere della natura e della vita. Tornerà il verde». E quella ferita in fondo al cuore, piano piano guarirà.

#ilsole24ore

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Un commento

Rispondi a Anna Maria Sechi Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *