TINDARI (ME): TRIBUTO A FRANCO BATTIATO, ARTISTA “SENZA CONFINI”, IN UN MARE DI RICORDI CHE PORTA ANCHE IN SARDEGNA

di GIANRAIMONDO FARINA

Il tributo al grande Franco Battiato non poteva non avere uno scenario più bello: l’incantevole anfiteatro greco di Tindari, dall’acustica perfetta, incastonato in un connubio incantevole fra terra, cielo e mare. Il tutto al cospetto di una nutrita presenza di un pubblico entusiasta ed attento.

Organizzato all’interno del “Festival lirico dei Teatri di Pietra”, il “Franco Battiato Tribute”, presentato dal giornalista Salvo La Rosa, ha visto la partecipazione delle cantanti Rita Botto ed Etta Scollo, sotto la puntuale direzione di Francesco Costa. Uno scenario unico, in cui, nitide ed acute, hanno risuonato le ricercate ed originali melodie del grande cantautore catanese recentemente scomparso. E Tindari, in tutta la sua bellezza, si è prestata a questo splendido tributo. Battiato è un artista “senza confini di tempo e di spazio”, per cui anche lo scenario di uno splendido teatro classico dell’antichità ben si confà alla rappresentazione di un evento “moderno” di tal portata. Le stesse Botto e Scollo, splendide voci femminili, non hanno fatto altro che riprendere magistralmente tutto il repertorio canoro dell’artista catanese, rimanendo fedeli alle interpretazioni originarie. Cosi come, a loro tempo, avevano fatto Milva, Alice e Giuni Russo, altra grande cantante siciliana amante della Sardegna. Il tutto, ovviamente, ben reso dalla partecipazione dell’attrice Fioretta Mari, con l’arrangiamento per voce solista, coro lirico ed “ensemble” orchestrale curata da Ruben Micieli. Ne è venuto fuori un Tributo- “tripudio” di musiche e suoni. Molto originale la presenza della citata Fioretta Mari che, con una lettura interpretativa dei testi, come per esempio “La cura”, ha emozionato i tantissimi spettatori presenti. Uno spettacolo davvero coinvolgente, un “viaggio dell’anima”, partendo dalla via di San Pietroburgo, la cosiddetta “Prospettiva Nevskj” (Etta Scollo), passando dai “Segnali di vita” (Rita Botto), “Paloma”, “L’era del cinghiale bianco”, per arrivare al “Centro di gravità permanente”, cantato dal coro. “La cura”, invece, uno dei brani più intimi e suggestivi del repertorio di Battiato,  è stata affidata ad Alberto Maria Munafò, che ha incantato la platea, decantando la “resa” al talento di Battiato al suono di ” Sul ponte sventola bandiera bianca”. Come definito nel titolo, Battiato si è confermato “artista senza confini” e, come tale, non posso non fare riferimento anche al legame profondo anche con la nostra Sardegna: riferimento che mi è sovvenuto proprio a Tindari. Un legame che l’artista catanese ha maturato fin dal lontano 1982, rinnovandolo per ben tre volte, con le memorabili “performances”, su tutte, agli anfiteatri di Cagliari e Nuoro nel 2007. Ma veniamo a quel “magico” 1982 che Tindari mi ha suscitato. Era l’anno del “Mundial” di Spagna ma, in Italia e nella nostra isola erano ancora gli anni delle BR e dei sequestri. In Sardegna, poi, terra “ribelle” per antonomasia, era il periodo del  M.A.S. (Movimento Armato Sardo) e della presunta saldatura tra brigatismo rosso ed Anonima. Ebbene, in quel clima “caldo”, Battiato accetta di cantare non nelle piazze “cittadine” più conosciute, ma a Tonara (Nu), nel pieno cuore della Barbagia, centro della vera Sardegna. E fu un successo memorabile. Un evento perfettamente consono alle scelte “controcorrente” ed “alternative” che farà in seguito. Semplicemente spiegabile per il fatto di voler “star vicino” al vero “animus” ed “idem sentire” di una terra che, anche allora, stava vivendo un difficile periodo di crisi sociale ed economica, oltre che identitario. In quel 1982 il primo concerto di Battiato era coinciso con il trionfo di un album, uno dei suoi “cavalli di battaglia”, “pietra miliare” della discografia italiana, “La voce del padrone”. A Battiato piaceva la Sardegna perchè della sua terra, la Sicilia, portava i colori, la profondità del mare, la forza del vento, certe inquietudini e, soprattutto, le voci sparse nel silenzio della natura di un’isola “metacontinente”. Tutte sensazioni che si sono potute rivivere a Tindari, in una magica serata di mezz’estate. 

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