A TINDARI (ME) PRIMA ASSOLUTA DEL SEQUEL DI CAVALLERIA RUSTICANA

da sinistra, Antonella-Trifirò-Lola, Angelo Villari-Turiddu e Giovanna Casolla-Santuzza (Foto Maurizio Vittorino)

di GIANRAIMONDO FARINA

Nello splendido scenario del teatro greco di Tindari, dove lo sguardo spazia fino a toccare “Capo Milae” ed a contemplare la bellezza delle “sette sorelle” Eolie, e’ stata rappresentata il 7 agosto l’opera lirica “Cavalleria Rusticana” di P. Mascagni. L’opera del grande compositore livornese sarà rappresentata prossimamente anche al teatro greco di Taormina. Essa e’ tratta dall’omonima novella di G. Verga. Andò in scena per la prima a teatro Costanzi di Roma e fu un successone. Il dramma di chiaro stampo veristico e’ ambientato in un piccolo centro della Sicilia alla fine del XIX secolo. Narra una travagliata storia d’amore che si conclude tragicamente, un dramma della gelosia bagnato di sangue. Turiddu, innamorato di Lola, parte per il servizio militare.

Al ritorno la trova sposata con un benestante carrettiere. Offeso dal comportamento della ex fiamma, roso dalla gelosia, vola la sua attenzione su Santa che mette incinta. Il suo cuore, però, è sempre e solo per Santuzza che, disperata e sconvolta dalla gelosia, rileva ad Alfio i suoi sospetti. E’ il giorno di Pasqua. Finita la Messa tra canti, auguri e giubili finali dei paesani, Alfio sfida in duello Turiddu, che malvolentieri lo accetta. Lo stesso, prima di sfidare in duello il rivale, raccomanda Santa alla madre se non ne fosse dovuto tornare vivo. Poco dopo, sulla scena, risuona un grido straziante: “Hanno ammazzato compare Turiddu!”. Il titolo fa riferimento a comportamenti tipici del mondo cavalleresco, ambientati in un contesto rustico. In questo caso la Sicilia interna, ma puo’ benissimo essere anche un luogo del nostro entroterra sardo: un luogo dove vivono le regole non scritte della cavalleria e della necessita’ di lavare con il sangue l’offesa del tradimento duellando. Il capolavoro di Mascagni, in questa notte agostana, e’ ben rappresentato e seguito. Il titolo e’ quantomai significativo: “Dodici anni dopo Cavalleria’s sequel” di M. Menicagli ed a Tindari e’ andata in onda in prima assoluta. Gli interpreti sono stati bravi, magistralmente guidati dal maestro concertatore e direttore d’orchestra. Il tutto sapientemente racchiuso all’interno di una bella regia. Tra i personaggi interpretati, tutti bravi, si stagliano e distinguono, naturalmente, quelli di Santuzza e Turiddu.  La coralita’, una delle caratteristiche dell’opera verghiana, e’ qui ben espressa. Una per tutte si segnala il coro pasquale. Tra i brani piu’belli si segnalano le “arie” “Voi lo sapete o mamma?”, l’addio alla madre di Turi e l'”aria” di Alfio carrettiere di ritorno da Francofonte. Assistere ogni volta a quest’immenso capolavoro, magistralmente reso dalle musiche di Mascagni, fa capire come, effettivamente, il teatro “abbandoni”, di fatto, i salotti borghesi, per immergersi, invece, nella realta’ popolana e contadina del verismo. E’ questa, in effetti, ” Cavalleria Rusticana”. La “Cavalleria”, di solito, e’ seguita dal dramma musicale di R. Leoncavallo ” I Pagliacci”, essendo breve, in un unico atto.  Qui, invece, ci si affida ad un’altra aggiunta al capolavoro di Mascagni. Essa ci proietta dodici anni dopo lo svolgimento dei fatti della “Cavalleria”.Il “figlio della colpa” di Turiddu e Santuzza viene amorevolmente allevato e cresciuto dalla madre. Il ragazzo e’ interpretato mente gioca felice nella piazza di Vizzini, “culla” di Verga alle pendici dei Monti Iblei. Santuzza si e’ risposata e compare Alfio, uscito di prigione, si riconcilia con la comunita’. Aggiunta senza dubbio originale, apprezzabile ma che, forse, sarebbe da rivedere ulteriormente.

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