“A PIEDI NUDI SULL’ERBA”, UNA SILLOGE POETICA DI GIUSEPPINA CARTA

Giuseppina Carta

di GIAN PIERO PINNA

Nella silloge di Giuseppina Carta, non ci sono solo messaggio d’amore, ma c’è anche ribellione, speranza e una consapevolezza che apre al dialogo per cercare di ritrovare il bello dentro se stessi, come in “Ho addosso il tuo livore ma io scelgo l’amore”.

Nell’introduzione della silloge, Katia Deborah Melis, sottolinea che la dimensione personale e reale dell’Io, dal personale vissuto al più universale piano umano, è la soluzione adottata dall’autrice per scandagliare le difficoltà dei rapporti interpersonali, ma viene affrontato anche il problema dei giovani, in particolare nella poesia d’apertura “Il bullo” che tratta una realtà che tanto affligge gli adolescenti, come la solitudine, il dolore delle differenze di sé e degli altri e l’emarginazione, che fa perdere il contatto con l’ambiente e con la società. Giuseppina Carta, con le sue poesie invita tutti a ritrovare se stessi, per non rischiare di trovarsi fuori da una società che li condanna impunemente.

All’autrice chiediamo di parlarci del suo libro A piedi nudi sull’erba”, edito dalla Kubera Edizioni: Il titolo è nato per il bisogno di connessione che si ha con la terra. Il contatto corpo terra, per sentirci in sintonia con la natura e col mondo, per ricevere un flusso costante di energia. Toccando la terra a piedi nudi si allevia lo stress a cui siamo sottoposti. Per comunicare a volte non abbiamo bisogno che di noi stessi, perché ascoltiamo le percezioni che ci vengono dalla terra stando a piedi nudi. Con questo terzo libro di poesie cerco di trovare il bello nelle cose semplici, non dimenticando di dare uno sguardo ai dolori, alle speranze al bullismo”.

L’ autrice racchiude all’interno della sua poetica non solo le rugosità della vita all’interno di un mondo vuoto, ci descrive anche la profondità dei sentimenti, la consapevolezza della libertà: ” Ci sono prigioni e nel pensiero un volo libero”, l’importanza dell’amore che può salvare il mondo dal naufragio e ne diviene testimone.

Il lavoro, la terra e la fatica, con Giuseppina Carta diventano poesia, come con “Scacciapensieri” scritta nel ricordo del padre: “Le sue mani ruvide e rugose, raccontavano fatiche – spiega la Carta – disegnavano emozioni, tracciavano confini, reggevano steli di margherite e pesanti vanghe”.

La voce poetica dell’autrice rivolgendosi a sé, rivolge a tutte le donne l’invito a scegliere l’amore: “L’amore per me stessa – spiega ancora – per dare un senso ai giorni miei. Amore che passa per infinite gradazioni di pensieri di immagini, sensazioni, in cui ne sono coinvolti e travolti tutti i sensi, sguardi e desideri, come viene sottolineato nel verso: “Nell’incanto segreto/ di un attimo d’amore”.

Che progetti hai per il futuro, chiediamo a Giuseppina Carta: “Di progetti futuri preferisco non parlarne, qualcosa c’è ma niente di concreto. Per ora di certo c’è che un mio racconto per bambini sarà inserito in una antologia di favole dal titolo “C’era una volta nel paese di fantasia”, A&A Marzia Carocci Edizioni, che andrà in stampa a fine Luglio e poi ancora tanta poesia”.

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