LETTRICE ONNIVORA E AUTRICE PER PASSIONE: IL RESPIRO DI SARDEGNA DI FEDERICA CABRAS E QUELLA MISSIONE/RIFUGIO NELLA SCRITTURA

Federica Cabras

di CRISTIAN MANNU

Sono passati cinque anni, ormai, dalla prima edizione di Maria e ancora mi sorprendo quando qualcuno mi scrive per dirmi che l’ha letta. Una delle ultime volte, qualche settimana fa, proprio su questa pagina. Federica Cabras scrive una lunga recensione e poi mi chiede se può farmi un’intervista. Federica che scopro, poco dopo, essere anche autrice di romanzi. Io accetto con riserva. Prendo tempo. Prima voglio leggere un suo libro. Scopro così che Federica è ogliastrina, come sarei stato io se mia madre non mi avesse portato a Cagliari per nascere. Leggo il suo libro (“Ànimas) e trovo cose che conosco: parole, modi di dire, di sentire. Le scrivo ciò che penso e rovescio la richiesta. Vorrei farle io qualche domanda. Perché se c’è una cosa che continuo sempre a fare è interrogarmi, soprattutto sullo scrivere e sulla mia terra. E sapere cosa ne pensi, nel 2021, una ragazza sarda di trent’anni che vive a Villagrande Strisaili è forse oggi una delle cose che mi incuriosiscono di più.

Le chiedo allora “perché scrivi, Federica? Cosa ti spinge a farlo?”

Lei mi risponde con la sua sintassi torrenziale. Mi dice che “è un bisogno, una necessità pura e semplice”, e che solo quando tamburella con le dita sulla tastiera si sente viva, si sente vera e dimentica “i problemi, i disastri della vita, le paranoie.” Aggiunge tantissime altre cose: la sua testa tra le nuvole, i pianti per i personaggi nei quali si immedesima, lo scrivere come una missione. Mi dice che ha iniziato quando era molto piccola, su una grossa agenda regalatale dal padre: “annotavo non solo le incombenze quotidiane di una ragazzina fin troppo timida e chiusa, ma anche racconti, brevi e lunghi… Ero solo una bambina, ma già scrivevo di morte, di amori, di tradimenti, di suicidi e di sangue.”

La prima vera storia Federica la scrive nel 2016, a 25 anni: un thriller psicologico. Poi spazia tra generi diversissimi tra loro: chick lit, horror.

Tendo a vivere di eccessi. Quando sono molto triste scrivo storie divertenti, mentre quando sono gioiosa mi butto sul macabro.” 

Immagino una lettrice onnivora. E non mi sbaglio. Federica ha letto e legge un po’ di tutto.

C’è un libro, però, che più di altri l’ha segnata: “Mucchio di ossa” di Stephen King, “il mio libro preferito, quello che penso abbia inciso sul mio percorso, sia a livello esistenziale che di scrittura.

Il romanzo che avrebbe voluto scrivere però è un altro. Anzi, sono tre.

Tutti i libri di Vanessa Roggeri. Lei parla di Sardegna e delle tradizioni dell’Isola con una maestria che ho sempre ritenuto magica, ci trasporta nella storia ricordandoci che la nostra condizione di isolani è un marchio sul cuore. C’è un filo che unisce i sardi alla propria terra. È un filo fine ma impossibile da recidere. Il mio libro preferito è “Il cuore selvatico del ginepro.” 

Prima di concludere non posso non chiederle cos’è per lei la Sardegna.

La sua risposta è lunghissima ed è piena di amore per una terra che strega chi ci nasce ma anche chi la vede e poi non vuole andarsene. “La Sardegna è casa”, mi dice. “Amo il mio piccolo paese, quello dove puoi affacciarti alla finestra per chiedere il prezzemolo che ti è finito.”

Nelle sue parole rivedo il mio paese, Perdasdefogu, ma anche tutti i piccoli paesi nella nostra isola e sono sempre più convinto che da lì bisognerebbe ripartire.

Alla fine chiedo a Federica di esprimere un desiderio, anzi due: uno per sé e uno per la Sardegna.

Lei ne esprime solo uno, ma io credo che li contenga entrambi: “Che la nostra terra non venga abbandonata. Che possa crescere, visto che ha tanto da offrire. Che chi la governa non si dimentichi mai il suo valore e si batta – con le unghie e con i denti – per farla brillare e per tutelare i suoi abitanti. Ah, spero anche che questo legame tra chi ci nasce e questa terra meravigliosa non si perda. Che un sardo si senta tale anche a Tokyo e a Londra. E che ricordi sempre che la Sardegna è una madre e noi siamo i suoi figli.”

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2 commenti

  1. “Maria d’Isili” è piaciuto tanto anche a me. Complimenti, Federica

  2. Dolcissima Federica Cabras , grazie 😘💐💞 e Cristian è un caro amico 💗

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