DISTRIBUTRICE DI BELLEZZA: CON “LABIRINTO DI STELLE”, L’OMAGGIO ALLA POESIA DI DANIELA PUDDU

Daniela Puddu

di MASSIMILIANO PERLATO

A pochi giorni dalla Giornata Mondiale della Poesia, proclamata per il 21 marzo, dopo la decisione presa a riguardo dall’Unesco nel 1999, ho ricevuto il libro di Daniela Puddu, che alla prosa dal del ‘tu’ da sempre.

Daniela è la poesia. Il suo animo, la sua essenza è candore esistenziale. Da cui attingere. Ma è il compito per riuscirci non è così scontato. E’ necessario trovare la corretta sinergia con l’autrice. E’ una prerogativa fondamentale per immergersi nel suo mondo peculiare. E’ la premessa basilare per carpirne i versi e il valore delle opere enunciate. Un universo empatico dove lo scrigno prezioso della parola decantata assume forma e luce. Come le stelle.

Un itinerario intimistico che fa affiorare il suo amore per la letteratura e la prosa. Daniela, cuore vellutato, emana segnali positivi da un angolo in fondo alla Sardegna, terra paradisiaca dalle mille suggestioni, dove vede il mare. Ama la luna piena. E il numero cinque come sottolinea nel suo libro. E con una pagina instagram @cinquerighedistorie che parla esclusivamente di libri e di poesia e che lei stessa definisce come “distributrice di bellezza” dove condivide letture con le sue emozioni e analisi.

Nata e vissuta a Quartu Sant’Elena nell’hinterland cagliaritano, con le poesie pubblicate in “Labirinto di stelle” (NOR Edizioni) corteggia l’amore empirico e le sofferenze attinenti a questo sentimento planetario. E lo fa enunciando le stelle. E nello scorrere delle pagine, in rapida successione, si accede in un microcosmo dove i pensieri supportano l’apnea delle sensazioni che prendono vita e giocoforza si trattiene il respiro, sospesi in attesa di riscontri nuovi e oggettivi, fra ardimento e friabilità.

Le sembianze della poesia di Daniela sono affascinanti e penetranti allo stesso tempo, perché inducono il lettore nella prosecuzione dell’itinerario scritto in facciate dal sapore dolciastro, sino all’inevitabile epilogo.

Chi legge, segue una mappa senza rotta, ritrovandosi catapultato in una realtà che prende forma proprio attraverso i vocaboli che fluiscono con la loro autonomia.  

Una similitudine con la fantasia? Immergersi nella lettura del “Labirinto” di Daniela è come mettere le mani a conca e poi intingerle nell’acqua. Magari nel mare di Sardegna, fonte di ispirazione e benessere dell’autrice, che tributa all’atto quel senso di romanticismo. L’acqua non si riesce a trattenere. Perlomeno non all’infinito.

E’ la metafora della vita. Il senso del percorso esistenziale narrato, è segno tangibile della vita che scorre, come le pagine del suo libro. Ogni foglio necessità di vita propria: un prospetto bianco da scarabocchiare, dei versi assoluti da memorizzare. E l’acqua scivola via inevitabilmente dalle mani a conca. Ma non la magia di quei poemi universali.

Poesia è lasciarsi avvolgere dallo spirito creativo che la mente umana è capace di elaborare. E a Daniela, questo sentimento riesce benissimo. “Una frase che mi accompagna sempre è ‘non smettere mai di meravigliarti’. Forse nasce da qui la mia passione per i libri, le storie, la sete di conoscere e la voglia di comunicare”.  Questo ha dichiarato recentemente Daniela Puddu in una intervista realizzata da Mariachiara Farina. “Sono sempre stata una lettrice, innamorata delle parole e alla ricerca, tra le righe ma anche tra gli spazi bianchi, di quella meraviglia che aiuta a stare bene.”

L’unicità della sua poesia riflette indelebile, l’esperienza umana del proprio vissuto, l’aspirazione alla creatività che attraversa tutti i confini del tempo. Un accostamento graduale, spontaneo e naturale alla modalità di lettura del reale che più si sente affine. Nelle pagine si alternano visioni d’incanto, di gioia e serenità a spazi grigi, disperati, solitari. Su tutto brilla l’Amore in un impulso che travalica le soglie incerte dell’esistenza. E si trasforma in sentire cosmico, in canto soave. Un amore quello celebrato, non solo verso le persone, ma anche verso la vita. Oltre che verso sè stessi.

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