LO SPETTACOLO CON GLI ATTORI DELLA LAGUNA: FENICOTTERI, GRU, FALCHI E AIRONI. VIAGGIO NELLE ZONE UMIDE DELL’ORISTANESE

Santa Giusta

La provincia di Oristano è sicuramente conosciuta per le sue spiagge da sogno e per il suo territorio incontaminato. Al di là dei mesi estivi è una destinazione ideale per praticare attività che esulano, però, dal mare e dalla spiaggia: dalle escursioni, al trekking, alle scampagnate. Sono tanti i luoghi da visitare non solo per il loro panorama, ma anche per la loro biodiversità. A poca distanza dai centri abitati di Oristano, Cabras, Terralba, Arborea e San Vero Milis, ad esempio, si possono raggiungere importanti aree umide tutelate, dove si può fare la cosiddetta attività di birdwatching.  Qui, infatti, si trovano numerose specie di uccelli, alcune anche rare e in diversi periodi dell’anno.

Gli esemplari più ammirati, e forse anche più conosciuti, sono certamente i fenicotteri rosa che popolano diverse aree umide dell’oristanese: dallo stagno di Mistras a quello di S’Ena Arrubia a quello di Corru S’Ittiri o di San Giovanni. Stazionano ormai tutto l’anno.

Noti per il loro piumaggio colorato che assume tonalità tendenti spiccatamente al rosa, in sardo i fenicotteri vengono chiamati sa genti arrubia, letteralmente “la gente rossa”, anche perché da lontano i loro richiami ricordano il parlare umano.

Non solo fenicotteri. Praticando il birdwatching, e quindi l’osservazione delle varie specie di volatili, si ha infatti la possibilità di incontrare, in base alle zone e ai percorsi scelti, anche altre specie di uccelli oltre che conoscere nuovi luoghi: dall’airone, sia cenerino che rosso, al bellissimo falco pescatore – che si può ammirare d’inverno in località come quelle dello stagno di Mistras o in altre valli di pesca –  o ancora, alle gru – visibili specialmente nel mese di gennaio nello stagno di Sale ‘e Porcus – fino a tantissime altre varietà di limicoli, il cui termine richiama l’abitudine di questi uccelli acquatici di abitare in luoghi fangosi e paludosi.

Dove fare birdwatching: i consigli. La delegazione  della provincia di Oristano della Lipu – Lega italiana protezione uccelli promuove e organizza diverse visite guidate, tra cui attività di birdwatching in alcuni dei compendi più suggestivi del golfo di Oristano e della Penisola del Sinis. “In base alle caratteristiche di una determinata zona umida, ad esempio, se si tratta di acque salmastre o d’acqua dolce, o di stagni permanenti o temporanei o zone lagunari”, spiega Gabriele Pinna, responsabile scientifico della Lipu Oristano, “si potranno ammirare diverse specie avicole”.

Partendo da nord del golfo di Oristano c’è lo stagno di Sale ‘e Porcus, il più grande stagno salato temporaneo della Sardegna. Si trova tra i comuni di Riola Sardo e San Vero Milis ed occupa una superficie di 330 ettari. Considerata una zona umida di importanza internazionale, secondo la convenzione di Ramsar, lo stagno di Sale ‘e Porcus durante l’estate può prosciugarsi completamente arrivando a lasciare sul fondale una spessa e suggestiva crosta di sale.

Marceddì (Terralba)

Qui sostano numerose specie di uccelli acquatici, dai fenicotteri, alle volpoche ad alcune colonie di gabbiani nidificanti. Durante il periodo delle migrazioni vi soggiornano numerose specie di anatre, aironi, trampolieri, sterne e gabbiani e altre specie di uccelli acquatici svernanti, ovvero che arrivano qui nei mesi invernali, a partire da novembre per poi ripartire in primavera.

Nel 1982 la Regione Autonoma della Sardegna ha istituito qui una “Riserva Naturale Orientata” che interessa l’area dello stagno ed è gestita dal comune di San Vero Milis in collaborazione con la LIPU.

Da Sale ‘e Porcus, sempre scendendo, si arriva poi allo stagno di Pauli ’e Sali, un tesoro naturalistico a pochi chilometri da Cabras, e di Mare ‘e pauli. Davvero interessanti da vedere per la nidificazione di specie di uccelli acquatici come la sterna comune, il cavaliere d’Italia e l’avocetta, mentre durante i mesi estivi sono frequentate, anche dalle gru.

Nel territorio di Cabras ci sono poi diverse zone chiamate pauli: si tratta di piccoli stagni, alcuni dei quali permanenti e caratterizzati da canneti dov’è possibile ammirare diverse specie di polli sultani, facilmente riconoscibili dal grosso becco triangolare di colore rosso sormontato da uno scudo frontale, anch’esso rosso. Sempre in queste zone umide costiere, se d’estate sono frequentate da diverse specie di aironi rossi, in inverno sono invece “trafficate” da diversi cormorani che qui trovano lo spazio ideale per i loro “dormitori” o per le zone di alimentazione.

Nelle vicinanze c’è poi lo stagno di Mistras, conosciuto anche come Laguna di Mistras e che risulta confinante a nord con lo stagno di Cabras, da cui è separato tramite un ampio cordone sabbioso, e compreso tra Capo San Marco e San Giovanni di Sinis a sud-ovest e Torre Grande a est. Lungo le sue rive si alternano salicornie, obione, statice e scirpo mentre la vegetazione alta dello stagno è composta in prevalenza da giunchi e ruppia.

Qui sono presenti tante varietà di trampolieri, una specie di limicoli. Questo stagno è conosciuto anche per la particolarità di esser frequentato dal noto falco pescatore, alla ricerca dei muggini e di facili prede da catturare.

A seguire, un’altra zona umida di particolare interesse è quella dello Stagno di S’Ena Arrubia, nel territorio del comune di Arborea. Classificato come oasi di protezione faunistica e sito di interesse comunitario, anche questa è stata dichiarata zona umida protetta dalla Convenzione di Ramsar nel 1977. Lo stagno di S’Ena Arrubia è bagnato da acque dolci ed è alimentato dall’idrovora di Sassu e da un canale Sant’Anna.

Marceddì

La sua ricca vegetazione e l’abbondanza ittica attira diverse specie di uccelli palustri, alcuni dei quali molto rari, e che sulle sue sponde del canale Sant’Anna trovano posto ideale per la nidificazione come il Tarabuso, l’airone rosso, il fistione turco, il cannareccione e il Martin Pescatore.

Nello stagno di S’Ena arrubia sono di passaggio le folaghe, i cormorani, gli aironi, i gabbiani. Ci sono anche diverse anatre e alzavole, ma anche molte pavoncelle visibili specie in questo periodo. In questo stagno dell’Oristanese è avvenuta, tra l’altro, la prima e rara nidificazione del mignattaio, una specie definita “incostante”, dal becco lungo e ricurvo, zampe e collo lungo e piumaggio uniforme scuro.

Infine, si arriva negli stagni di Corru S’Ittiri, nel territorio di Arborea, caratterizzati dalla presenza di tantissimi aironi e specie di limicoli come il chiurlo maggiore e la pettegola. Questa zona, parallela al mare si alterna a quella costituita dal sistema degli stagni di Marceddì e San Giovanni, situati invece in linea perpendicolare rispetto alla costa. A seguire, più a sud, c’è lo stagno di Santa Maria che con il suo canneto è il posto ideale per il pollo sultano.

Zone da tutelare e regole da rispettare. Questa biodiversità faunistica, come del resto anche il territorio e la flora delle zone umide dell’Oristanese, vanno tutelate. Per tutti coloro che intendono “avvicinarsi” alla fauna locale per fotografarla esistono delle “regole” implicite da rispettare per il bene dell’animale stesso e del suo habitat. Rispetto, silenzio e distanza sono infatti le tre parole chiave che sia la Lipu Oristano ma anche l’AFNI Sardegna, la sezione sarda dell’associazione fotografi naturalisti italiani, guidata da Gabriele Espis, rivolgono a tutti coloro – turisti, appassionati, fotografi e non – che si apprestano nelle vicinanze delle zone umide per immortalare o vedere dal vivo le varie specie di uccelli acquatici.

“Restare in macchina”, dichiara Espis, “è il miglior capanno: da lì si possono fotografare tranquillamente tutte le specie che si incontrano senza disturbare l’animale spaventandolo inutilmente o, peggio ancora, facendolo scappare”.

La Lipu Oristano promuove la tutela della biodiversità, la cultura ecologica e dell’educazione ambientale, anche con alcune iniziative realizzate cui collabora insieme a diversi enti locali e associazioni dell’Oristanese. C’è, ad esempio, la Giornata Mondiale delle Zone Umide, che da 21 anni ricorre il 2 febbraio, giorno in cui – nel 1971 – è stata adottata la Convenzione Internazionale per le Zone Umide nella città iraniana di Ramsar.

Nel territorio di Marceddì, invece, è stato inaugurato il “Giardino delle orchidee” che ospita al suo interno un ecosistema unico nel suo genere: il sito è infatti di notevole rilevanza per la presenza di diverse specie di orchidee spontanee – circa sette – e di alcuni rari ibridi. L’iniziativa di creare questo giardino è stata curata dalle associazioni LIPU, AFNI Sardegna e GIROS che l’hanno proposta all’amministrazione comunale di Terralba. Importante anche il ruolo dell’Agenzia Forestas nella realizzazione delle strutture.

Il giardino delle orchidee di Marceddì è diventato oltre che una vera attrazione turistica da visitare in primavera, da marzo fino a maggio, anche una realtà importante per predisporre azioni di tutela per le specie floristiche presenti e per la valorizzazione del patrimonio naturalistico. Il sito potrebbe essere infatti collegato, in futuro, ad altri in cui sono presenti specie diverse per creare un circuito intercomunale legato alle orchidee spontanee.

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

2 commenti

  1. Quello è il loro habitat sono meravigliosi

Rispondi a Maria Elvira Ciusa Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *