IL PIÙ RECENTE LIBRINO DI PAOLO PULINA NELLA “PICCOLA COLLANA DI MEMORIE” DELLA SOTER EDITRICE DI VILLANOVA MONTELEONE PROPONE I SUOI “VERSI D’OCCASIONE E TESTI PER CANZONI” SCRITTI NEL PERIODO 1993-2020

al centro Paolo Pulina

di SALVATORE TOLA

La “Piccola collana di memorie” della Soter editrice (Villanova Monteleone, in provincia di Sassari) si è recentemente arricchita di un nuovo librino di Paolo Pulina “Versi d’occasione e testi per canzoni, 1993-2020” (pagine 116), che ha fatto seguito al saggio “La poesia di Franco Fortini, 1937-1945 e oltre” (pagine 80, settembre 2020).

In realtà scritti di Pulina erano già comparsi in due librini della collana usciti negli anni precedenti.

Nel novembre 2014, sono stati pubblicati gli Atti del convegno su Emilio Lussu organizzato il 18 maggio 2014 dal Circolo dei Sardi “Quattro Mori” di Rivoli (Torino) che contiene contributi di Franco Dessì (più volte sindaco della città), di Renzo Caddeo (il compianto “storico” presidente del Circolo sardo, nato a Musei e venuto a mancare a 75 anni a Rivoli il 28 febbraio 2021), di Pulina, dello studioso Paolo Soddu e di Salvatore Tola.

Nel novembre 2019 Pulina ha firmato la prefazione alla seconda edizione del libretto del Professor Manlio Brigaglia (Tempio Pausania 1929-Sassari 2018) intitolato “Tempo d’esami”, uscito in prima edizione nel giugno 1967 e contenente «qualche consiglio per andare a fare la maturità e l’abilitazione».

Qui di seguito pubblichiamo la prefazione che Salvatore Tola, ideatore della collana, ha scritto per i “Versi d’occasione e testi per canzoni” di Pulina e che è intitolata “Paolo sa fare l’ottava”

Una delle più note commedie in sardo-campidanese racconta Sa coja de Pitanu, “Il matrimonio di Pitanu”; e c’è un personaggio che, preoccupato di tessere le lodi di questo giovane che sta per avvicinarsi all’altare, dopo aver enumerato le doti di un uomo di campagna non privo di istruzioone precisa: «E ne si solit cunfundiri / cumponendi una canzoni», ossia: “E non trova difficoltà neppure a comporre una poesia”. E d’altra parte nella regione a nord dell’isola, il Logudoro, per definire il ritratto dell’uomo senza qualità si arriva a dire: «No ’ischit mancu faghere s’ottava», “Non sa neppure dare forma all’ottava”.  

            La poesia rientra dunque tra le virtù di primaria importanza per i sardi ma Paolo Pulina non ha avuto la fortuna di possederla da piccolo, forse nella sua famiglia non si coltivava, per quanto il paese, Ploaghe, possa vantare in quel campo una tradizione molto ricca. La sua è stata quindi una conquista lenta e meditata, che ha viaggiato su due binari: il primo è stato l’interesse per quel fiume di versi che scorreva alla luce del sole in ogni villaggio, fino a qualche decennio fa, e ha avuto poi l’incoraggiamento dei premi letterari; il secondo lo studio dei grandi autori italiani, greci e latini che comportava la sua scelta degli studi umanistici.

            Poi, finalmente si è manifestata l’esigenza di farsi a sua volta autore di versi. La prima occasione è stata lo scambio degli auguri per le festività, ma al di sotto c’era un’esigenza più profonda: quella di acquisire un ennesimo mezzo di comunicazione. A quel momento Paolo sapeva usare il linguaggio dei giornali e quello delle riviste, era in grado di tenere una conferenza come agli allievi delle terze età; e il nuovo canale della poesia poteva ben aggiungersi, e trovare un suo ruolo tra le attivirà di un intellettuale che ha fatto della comunicazione, e dell’animazione culturale le ragioni della vita.

            I versi, appena composti, venivano inviati a parenti e ad amici, che gradivano, e la cerchia dei destinatari si veniva man mano ampliando. E così, acquistata sicurezza, il nuovo poeta è passato a trattare altri argomenti che gli venivano offerti dalle sue stesse attività e dalle cronache quotidiane: le iniziative dei circoli degli emigrati e la presentazione di un libro, le traversie della Sardegna e i risultati delle elezioni. Poi si è aggiunta la possibilità, grazie alla collaborazione con un amico musicista e cantante – anche lui sardo –, di lavorare alla stesura di testi per canzoni.

In questo modo il linguaggio dei versi si è affiancato a quelli che Paolo impiegava già da tempo nel corso delle sue molteplici attività culturali, e naturalmente ha assunto nuovi toni: all’empito di affetto veicolato dagli auguri si è aggiunto il tono della polemica, quando necessario; ma ci si leggono anche, alternati all’amicizia, agli affetti familiari e all’amore per la Sardegna, la gratitudine, lo spirito di collaborazione, la convivialità, come pure la sensibilità per la storia, l’omaggio ai grandi personaggi. Un esempio inedito, in definitiva, di poesia animata da uno spirito ampiamente umano e civile.       

Nota 1.

Nella sezione “Versi d’occasione 1993-2020”, oltre i suoi versi, Pulina pubblica alcune composizioni firmate da Tore (Salvatore) Patatu, con il quale ha in corso da tempo una corrispondenza poetica.  Tore, secondo la migliore tradizione isolana, è abituato a fare gli auguri agli amici – in limba e in rima – in occasione delle feste “comandate” e nelle ricorrenze gioiose che riguardano ciascuna persona cui lo legano sentimenti di affetto. Sulla base delle sue parole augurali, sempre accompagnate da acute e argute considerazioni, sono nate alcune delle risposte in versi da parte di Pulina. Altre volte è stato Patatu a contraccambiare, sempre rigorosamente in poesia, gli auguri o le considerazioni di Pulina sulla situazione “storica” di volta in volta presente.

Nota 2.

Nella sezione “Testi per canzoni” sono pubblicati i testi di Pulina in limba (con traduzione in italiano a fronte). A essi è aggiunta la traduzione in sardo logudorese dei versi di due pezzi musicali evergreen: Imagine di John Lennon e La canzone di Marinella di Fabrizio De André. Tutti i testi in sardo (sia gli originali sia le due traduzioni, una dall’inglese e una dall’italiano) sono stati musicati e cantati dal cantautore Antonio Carta, nato a Mores (Sassari) nel 1962 e residente nell’Oltrepò pavese. Le esecuzioni sono reperibili in YouTube.

Paolo Pulina, Bio-bibliografia.

Paolo Pulina è nato a Ploaghe nel 1948. Ha frequentato il Liceo classico “Domenico Alberto Azuni” di Sassari (allievo del prof. Manlio Brigaglia). Laureato in Lettere Moderne nell’Università Statale di Milano con una tesi sulla ricezione in Francia dell’opera di Gramsci.

Dal 1974 risiede nell’Oltrepò pavese. Giornalista pubblicista dal 1982. Dal 1977 al 2011 è stato funzionario dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Pavia: si è occupato di Biblioteche e Musei, di Sistemi bibliotecari e museali, di Convegni. Per l’Ente ha curato varie pubblicazioni periodiche e monografiche.

Dal 1986 fa parte del Consiglio direttivo del Circolo culturale sardo “Logudoro” di Pavia, del quale è vicepresidente vicario dal 1996.

Nei congressi della Fasi – Federazione delle Associazioni Sarde in Italia – svoltisi dal 2002 al 2016 è stato eletto nel Comitato esecutivo con incarichi nei settori Cultura e Informazione. Dal 2016 è anche vicepresidente della Federazione.

È autore di opere riguardanti: la poesia in lingua sarda; Ploaghe (la storia del paese; il canonico Giovanni Spano; il missionario gesuita ploaghese negli Usa Nicola Congiato); Antonio Gramsci (in particolare la diffusione delle sue opere e del suo pensiero in Francia). Ha curato gli atti di numerosi convegni sulle vicende storiche della Sardegna (il pensiero autonomistico; “Sa Die de sa Sardigna”) e sui più importanti personaggi dell’Isola (Francesca Sanna Sulis, Domenico Alberto Azuni, Giorgio Asproni, Sebastiano Satta, Grazia Deledda, Giuseppe Dessì, Antonio Pigliaru, Peppino Marotto, Sergio Atzeni).

Alla provincia di Pavia ha dedicato due volumi raccogliendo copiosi materiali Per una guida letteraria della provincia di Pavia (2005 e 2016).

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2 commenti

  1. Il costante e proficuo impegno come giornalista, come autore di canzoni e di testi poetici è un dono per ogni lettore: grazie Paolo!💫

  2. Caro Paolo Pulina, la tua vita di libri, studio, testimonianze civili, radici mai rinnegate, sempre rialimentate…Non conta soltanto la qualità del singolo volume, bensì il nesso inscindibile fra la tua persona nella sua “storicità” e la coerenza culturale della pagina scritta.

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