LE TERRE LONTANE: I DIPINTI DI MARISA MEDDA NEL DIALOGO PERSONALE CON L’ARTE

Marisa Medda

di TONINO OPPES

“Disegnavo sui fogli del quaderno e fantasticavo quando, da bambina, ascoltavo mio padre mentre suonava il clarino. Quel sottofondo musicale mi ha accompagnato tutta la vita. Anche ora, quando dipingo, ascolto musica: mi trasmette serenità.”

Marisa Medda (fratello ceramista, nonno scultore) parla di pittura e del rapporto con l’arte nella sua casa di Elmas.

Entrare nella sua mansarda-studio è come attraversare un mondo fatto da tre tempi che solo apparentemente si distaccano tra loro. Basta osservare le tele e le incisioni appese alle pareti. La tecnica e il tratto si evolvono, in un oceano di colori. La vastità dello spazio e del tempo si fondono in tutti i suoi lavori, ma in particolare nel quadro intitolato “Le donne”, omaggio alla figura femminile, realizzato con tecnica mista.

Il pennello e la matita tracciano una scia di emozioni. La delicatezza delle mani accarezza la nudità di due corpi e segna con un velo avvolgente la loro intimità. La donna è protagonista della scena e l’occhio non fugge dinanzi alla sua presenza.

La prima mostra personale di Marisa Medda, che ha un lungo e vario percorso pittorico, risale al 1987, alla galleria la Bacheca di Cagliari, con una serie di lavori realizzati con la matita sanguigna. Allora la città era ricca di spazi dedicati all’arte e non mancavano i galleristi disposti a offrire opportunità di farsi conoscere a giovani emergenti che venivano segnalati agli appassionati con cadenza mensile.

“La mia passione resta l’incisione e la foto-incisione studiata a Urbino, ma non ho mai trascurato le altre espressioni artistiche. Con il tempo, dal figurativo sono passata all’informale e poi all’astrattismo cui dedico ormai quasi tutti i miei lavori, in cui prevalgono i colori del mare con tutte le sue sfumature e il verde della campagna. I colori, almeno per me- spiega Marisa Medda – sono poesie dell’anima che cambiano con le emozioni.”

Che, dunque, mutano di volta in volta a seconda degli eventi e delle situazioni, e così ogni tela custodisce un suo segreto: esprime serenità, gioia, allegria, e purtroppo, anche tristezza. Come il bel lavoro “Terre lontane” un acrilico di grandi dimensioni, composto di sei pannelli, eppure ogni pezzo mantiene la sua unicità, proprio come il sogno e la realtà: è un omaggio alla sorella che non c’è più.

“Quelle terre, mi dice, noi non le conosciamo, ma esistono e altri le hanno già attraversate. E sono fatte di tanti colori caldi e freddi che vanno dall’ocra al giallo, al rosso, con qualche venatura di nero. Ecco, quella composizione appartiene ad un periodo particolare della mia vita; per il resto ho quasi sempre adoperato i colori della primavera.”

Marisa Medda da tempo ha rinunciato ad esporre, ma continua a dipingere. Nel suo studio il torchio lavora costantemente, come nel periodo di massima produzione, forse nel ricordo delle frequentazioni presso la stamperia l’Aquilone diventata un fervido punto di incontro per artisti cagliaritani durante gli anni Ottanta e Novanta.

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