LA NOSTALGIA NEI PAESAGGI: GIANNI CASULE IL PITTORE DI POZZOMAGGIORE, TRA FIGURATIVO E ASTRATTISMO

ph: Gianni Casule

di TONINO OPPES

I gessetti accarezzano con tocchi lievi il foglio bianco, ed ecco una distesa di papaveri in piena esplosione davanti a un campo di grano, e sullo sfondo il mare.  Accanto un bosco annerito dal fumo dopo un violento incendio di una tormentata estate: in terra bagliori di fuoco mentre la luna in cielo sembra indicare la strada per un futuro migliore.

Si muove spesso tra figurativo e astrattismo la pittura di Gianni Casule che trae ispirazione da ciò che vede, dunque dal mondo sotto casa, tra incanto e denuncia. L’incanto nasce dall’ammirazione per i regali straordinari della Natura sempre generosa e capace di sorprendere; la denuncia dalla indifferenza e malvagità dell’uomo che non smette mai di distruggere l’ambiente.

La nostalgia ha ispirato i primi dipinti di Gianni Casule che per anni ha rappresentato paesaggi e scorci del suo paese, Pozzomaggiore. Il suo sguardo si è concentrato principalmente sulla campagna e su alcuni angoli del centro storico con i colori che seguono l’andamento delle stagioni: a volte accesi, a volte cupi, caldi o malinconici.  Cattura ancora la sua pittura dolce e semplice. “Dipingo soltanto quando sento il bisogno di esternare il mio stato d’animo. Allora mi preparo, prendo pennello e colori, e cerco di fissare su tela quello che vedo.”

Mi accoglie nella sua bottega, in via Convento, tra quadri e stecche di legno. “Qui preparavo e preparo ancora cornici, il resto è cominciato come in un gioco che ancora continua” mi dice mostrandomi una parte dei suoi lavori. “C’è meno paesaggio classico nella tua pittura più recente. Perché?” gli chiedo, mentre osservo.

“E’ vero – mi risponde – ma non l’ho assolutamente abbandonato e neppure rinnegato: è un genere con numerosi estimatori che prediligono una tela vicina alla realtà rispetto ad una interpretazione artistica. Ancora oggi, c’è chi mi chiede di dipingere qualcosa che gli ricordi quello che ha conosciuto e osservato a lungo; oppure cerca un luogo vero, anche se non suo, purché non sia inventato. Questo non mi ha impedito di volgere il mio sguardo verso altre forme di pittura” aggiunge.

Ed ecco l’informale e l’astrattismo con un linguaggio pittorico molto diverso, che esula dalla realtà. Il cambiamento è evidente, ma la negazione del figurativo non è totale. Ha solo una rappresentazione parziale e più dinamica.  “Ci sono alcuni periodi nella vita che ti portano a compiere alcune scelte, magari perché tutto si complica e i colori che hai sempre usato, quelli della serenità, si esauriscono improvvisamente e ti restano solo quelli cupi.”

Gianni Casule dipinge da tempo, ha partecipato a numerose collettive, a concorsi di pittura estemporanea – ottenendo buoni riscontri – e da alcuni anni molti suoi lavori hanno varcato i confini dell’Isola, soprattutto verso le regioni del Nord Italia e in particolare a Torino, dove ha continuato a dipingere, sia pure nel giardino di un ospedale, quasi “per la necessità di recuperare me stesso e tenere lontana la malattia e i ricordi più tristi.”

#lacanas

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