IL RECUPERO DELLE AREE: DALLA REGIONE SARDEGNA DUE MILIONI DI EURO PER GLI SCAVI ARCHEOLOGICI

La Regione Sardegna e il suo inestimabile patrimonio. Oltre la natura, ci sono anche loro, le aree archeologiche. Dei gioielli incastonati nei vari borghi, o nascosti dalla vegetazione che nel frattempo è cresciuta. Hanno resistito fino ad ora, ma il tempo non è più sufficiente a mantenerli intatti.

La Giunta per questo ha deciso di intervenire attraverso un finanziamento di 2 milioni di euro da destinare ad alcuni scavi archeologici presenti sul territorio. Sono piccoli passi, ma ciascuno è utile se il cammino è tracciato. Tutti questi hanno senso se lo scopo sta nel valorizzare ogni centimetro quadrato di cultura in Sardegna, dagli eventi del presente ai grandi ricordi del passato. Ed è su questo che la Regione sta investendo, con progetti che coinvolgono le principali istituzioni del territorio.

«La Regione – afferma Andrea Biancareddu, l’Assessore ai Beni Culturali – promuove e coordina interventi di restauro dei beni culturali sulla base di metodologie definite dintesa con gli organi statali competenti, con le università e gli istituti di ricerca archeologica e paleontologica nel territorio della Sardegna. Si tratta di azioni di carattere strutturale per il restauro e il recupero del patrimonio, la messa in sicurezza dei siti e lo scavo archeologico. Più in generale della creazione di spazi idonei anche allerogazione di servizi finalizzati alla fruizione del patrimonio al pubblico».

Sono interventi mirati, che prendono in considerazione il periodo storico in cui sono stati costruiti. La Sardegna è una regione dove si sono instaurate popolazioni dell’eta pre-nuragica e nuragica. E di cui ancora oggi si trovano delle testimonianze architettoniche uniche al mondo.

Si pensi alla Necropoli di Su Murrone, una struttura che si trova a Chiaramonti. Le grotte (le domus de janas) sono state scavate in profondità, rinforzate dalla roccia in trachite che ancora oggi non ha smesso di sostenerle.

Nella valle dei Nuraghi, a Giave si erge in tutta la sua bellezza il Nuraghe Oes, un complesso costituito da una torre principale di tre piani, una zona destinata al culto di una divinità (il temenos), un tempio a megaron e dei reperti di una tomba dei giganti. Del II millennio a.C c’è il pozzo sacro Milis, che conserva ancora i suoi 40 gradini che portano diretti alla camera del pozzo, al centro del tempio. Un motivo in più per visitare Golfo Aranci, una località circondata da un paesaggio naturale impressionante, che si tratti del mare o della zona di Capo Figari, nel golfo di Olbia.

C’è tanta storia anche a Illorai. Il Nuraghe di Luche ha infatti mantenuto la torre centrale, anche se non accessibile al suo interno, così come sono visibili dei resti delle antiche capanne di epoca nuragica. Il Nuraghe Burghidu è un altro grande gioiello archeologico. Difficile non notarlo a Ozieri; come se volesse mostrare la sua forza alla natura come la cima di una grande montagna.

Gli investimenti coinvolgeranno anche il Nuraghe Lu Brandali di Santa Teresa di Gallura, immersa nel verde dove si conservano i resti del nuraghe, della tomba dei giganti, e del villaggio posizionato all’esterno delle mura. A due chilometri da Tempio Pausania, il Nuraghe Majori sembra essersi adattato alla vegetazione, mostrando i suoi tratti distintivi in granito sopra le colline galluresi. Dopo una passeggiata attorno il Monte Limbara, trovarsi davanti a questa perla architettonica è ciò che serve per chiudere un cerchio che parte dalla storia e si conclude qui, nel presente.

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