CREATIVITA’ E STUDIO NELLE FIGURE DI MARIA LAI E GRAZIA DELEDDA: L’ACCOGLIENZA A MILANO PER IL PROGETTO DELLA “TESSITRICE DI SOGNI” GIUDITTA SIREUS

Giuditta Sireus al Mudec di Milano per la mostra “Andando via. Omaggio a Grazia Deledda

di SERGIO PORTAS

Con buona pace di ogni “conservatore”, che abbia in animo di riportare la donna “a casa” nel suo ruolo “naturale” di madre, tutta dedita alla crescita dei figli, è ormai acclarato a livello internazionale che perseguire una reale eguaglianza di generi rappresenti non solo una questione di giustizia, ma anche un percorso di progresso, latore di benefici per l’intera comunità. E questo sia in termini economici sia per quanto riguarda il contrasto alla violenza sulle donne. Che nutrito sia anche il campo politico che non voglia rassegnarsi e persegua imperterrito nel proporre “ al popolo” programmi antistorici (uno per tutti il polacco Kaczynski con il megafono di “radio Maria”) non deve stupire più che tanto, in questo periodo pandemico che vede negazionisti d’ogni dove vietarsi di contare i morti per covid, e vive come una insopportabile soppressione di libertà la pretesa che il governo imponga l’uso di una qualsiasi mascherina. L’assessorato alla cultura del comune di Milano dal 2014 promuove palinsesti culturali tematici diffusi in città, l’anno scorso fu Leonardo, nel corso di quest’anno è stato dedicato ai talenti delle donne. Dalle figure esemplari del passato alle molte testimoni di oggi, protagoniste nel mondo dell’arte, della cultura, dell’imprenditoria, della politica, dello sport e della scienza. E’ in questo contesto che si inscrive la mostra che Viviana Porru, di Senorbì, in qualità di direttrice scientifica e Giuditta Sireus, direttrice artistica, villacidrese doc, portano al Mudec (museo delle culture): “Andando via. Omaggio a Grazia Deledda”. All’inaugurazione, e non poteva mancare davvero, la cagliaritana Anna Maria Montaldo, direttrice del Polo Museale del capoluogo lombardo (ma anche l’assessore alla cultura Filippo Del Corno, finalmente un maschio! E solo in grazia che esiste la par condicio). Che sia stata sita nella sala Khaled Al Asaad le conferisce ulteriore prestigio, il nome in ricordo dell’archeologo direttore “custode della sposa del deserto” come era soprannominata l’antica Palmira, trucidato dai tagliagole dell’Isis per essersi rifiutato di rivelare loro il nascondiglio dei tesori del sito archeologico. Che fu poi da loro saccheggiato e semidistrutto. Viviana e Giuditta incrociano le loro strade mediate dalla figura di Maria Lai, di lei la Porru ha scritto anche un libro: Maria Lai, un filo d’arte per tutti e “tessitrice di sogni” si autodefinisce Giuditta Sireus, ideatrice del fortunato “Club Jane Austen” che nasce a Villacidro nel 2014 “con l’obiettivo di creare uno spazio intellettuale fisico e virtuale dedicato alle donne. Donne che solitamente non hanno alternative per il proprio tempo libero e in senso più ampio donne che avevano e hanno desiderio di trovarsi, ascoltarsi e incontrasi intorno a un oggetto semplice ma potentissimo: un libro”. E se esiste qualcuno che con i libri, letti e scritti, ha costruito la propria ragione d’essere è stata senza dubbio la scrittrice nuorese premio Nobel per la letteratura: Grazia Deledda. Ma continuiamo a sentire la Sireus: “Andando via” è stata un’idea nata dall’incontro tra creatività e studio, dall’unione di due nomi: Maria Lai e Grazia Deledda. Il risultato è stato venire a conoscenza dell’ultima opera pubblica dell’artista di Ulassai che si trova a Nuoro vicino alla chiesa della Solitudine. Sapere dell’esistenza di questo monumento, visitarlo, cogliere l’urgenza di restituirgli dignità e significato, poiché versa in grave degrado, mi hanno portato a immaginare il progetto omonimo. L’ultimo saluto di Maria Lai e il suo omaggio alla Deledda, attraverso la celebrazione delle sue protagoniste femminili, non potevano restare inascoltati o rimanere sconosciuti. Così ho pensato, in collaborazione con l’Archivio Maria Lai, di farne una replica ma in versione tessile, passando dal cemento armato ai fili intrecciati, dal ferro battuto alla lana naturale, dando vita a un monumento trasportabile, leggero, mobile. Per fare questo non potevo che mettere insieme, sotto la guida di Lai e Deledda, venticinque tessitrici di Sardegna: la prima opera nella storia tessuta coralmente dalle artigiane di Sardegna.” E ancora: ” È il risultato visibile di tanti valori: l’identità, il sapere innato femminile, la conoscenza antica della tessitura, ma anche la condivisione, il senso di comunità. Andando via infatti raduna anche ventitré amministrazioni comunali ed è divenuto il primo progetto di filiera del tessile riconosciuto dalla Regione Sardegna, attraverso l’assessorato della programmazione e il bilancio” (da Vistanet.it, Le donne che ci piacciono). In un impeccabile vestito nero impreziosito da due bottoncini di oro filigranato Viviana mi dice del suo orgoglio per essere riuscita in tanta impresa, e non posso che darle ragione nell’immergermi in questo bosco candido di lane lavorate, una diversa dall’altra, che parlano ognuna con la voce della tessitrice che l’ha ideata, creata. Barbara Cardia da Armungia, un arazzo senza immagini con lana naturale bianca e nera, usando la tecnica:a Priali. Stefania Melis da Siliqua ci manda “una scrittura indecifrabile” tessendo “a pibionis”. “A Fressada” tessono invece Bastiana Pagliai e Rosaria Poddie, tonaresi. Luigina Barracca da Oliena, la tecnica: a spiga. Speranza Ladu si ispira al racconto della Deledda: “La via del male” per un lavoro “a stuoia”, lei è di Sarule. E anche le “caprette” di Giovanna Chessa e Lia Pala, di Nule, nascono con tecnica “stuoia-sarvittu”.  “Su Trobasciu” di Mogoro si è ispirato a Olì, protagonista di “Cenere”, usando la tecnica “Bagas a posta”. Da Isili Dolores Ghiani tesse la sua scrittura indecifrabile con la tecnica: ” unu dente a tintura”. Un coro di voci distinte che meravigliosamnete si intonano perchè sorrette da un’unica visione del mondo, da ideali comuni, dall’amore per la terra che le ha generate, trama e ordito suggerite da due artiste che analogamente hanno dato voce a questa terra in modo mirabile. In un video che continua a passare Maria Lai è a Aggius, minuscola figura che fa da centro attrattore del tutto, usa le case del paese a tavolozza della sua creatività, le strade per giocare “al mondo” coi bimbi del luogo. Dona i suoi disegni alle tessitrici, che li facciano vivere con la tela dei sogni, i loro sogni. Su di una parete le  foto grandi delle tessitrici che hanno fatto possibile questa mostra. E quante giovani anche, Marcella Flore da Samugheo che tutto deve all’insegnamento di mamma Giuseppina. Caterina Mele, da Dogali annoda tappeti rispecchiandosi nell’anima della madre Maddalena. Anna Deriu di Bolotona canta al suo telaio. Elisa Flore di Atzara. Tra le meno giovani spicca la crocchia candida di Speranza Ladu: ottantaquattro anni e tesse ancora. La sua è una dichiarazione di guerra al desiderio di resa, è un voto alla forza della donna, espressione del potere della dea madre. E’ un’energia ancestrale. (tutte su: tessitrici-andando via.omaggio a Grazia Deledda, sul web). In un suo periodo romano Maria Lai viveva in una casa dirimpettaia ad un’altra in cui abitava Giuseppe Dessì, che la osservava lavorare con l’alacrità e la solerzia delle api. Nel suo “La leggenda del Sardus Pater” Dessì racconta come un antico dio- definito “distratto” nella riealaborazione del racconto fatto da Maria Lai-dopo aver vagato per il mondo con la “noia di essere onnipotente”, ritornasse alla sua desertica Sardegna…Qui dopo aver imparato ad allevare uno sciame d’api nel frattempo giunto al di là del mare, nel tentativo di cacciarne una, egli fece inavertitamente sprizzare dalla punta del suo dito indice. Tale scintilla divina trasformò l’ape in una jana…le janas, piccolissimi esseri fatati attesero per secoli l’arrivo degli umani costruirono fusi, conocchie, telai con i quali crearono tele preziose, tappeti, coperte, ricami. Tutte queste opere e le minute figurine che li ornavano- galletti, cervi, fiori e animali che l’isola non rammentava di aver conosciuto- altro non erano che messaggi d’amore che esse scrivevano alle donne che dovevano un giorno vivere in quell’isola deserta. E queste arti insegnarono poi alle donne finalmente giunte sull’Isola, e soltanto alle donne. Scrive Piero Mura nel suo “Il silenzio delle api. L’universo femminile di Giuseppe Dessì”: “…alle sue protagoniste Dessì conferisce, nella scrittura, il ruolo di Parche, le chiama a filare-come insegnato dalle janas- i destini del libro e dunque del mondo, a conservare la memoria e proiettarla verso il futuro, a raccontare la storia con il loro alfabeto minuto e segreto di simboli, a condurre alla vita e accompagnare alla morte”. Tutto questo c’è, in filigrana, nella mostra ora a Milano, che rimarca quanto le donne sarde siano indispensabili, onnipresenti, nei momenti topici della vita, la nascita e la morte. Nelle opere pittoriche di Costantino Nivola, l’artista di Orani dotava di ombra esclusivamente i personaggi femminili, giacchè solo alle donne riconosceva la capacità di proiettare un segno nel futuro.

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8 commenti

  1. Grata e felice.
    Un prezioso Grazie per la costante attenzione nei miei confronti alla rivista Tottus in PARI
    A Vanessa Roggeri che mi ha attribuito la definizione speciale di “Tessitrice di sogni”

  2. Bellissima e bravissima Giuditta

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