IL CANTO E IL PIANTO DELLA TERRA: UNA RIFLESSIONE SUL CREATO, CHE GEME E SOFFRE, NEL NUOVO VOLUME DI UGO COLLU

di LUCIA BECCHERE

Una denuncia che vuole essere un’invocazione agli uomini prima che sia troppo tardi da parte di uno che ama la Terra, sa trattare con umiltà e leggerezza del pensiero anche i più difficili argomenti scientifici e affronta il problema dell’inquinamento mettendo in campo la propria esperienza di vita. Questo è il libro di Ugo Collu La terra in quarantena. Tesori e allarmi, Gangemi editore.

L’autore offre gli elementi fondamentali per capire i concetti più difficili quali il problema religioso di Heidegger: «Noi siamo casualmente sulla terra, ma questo ha un senso o non ha un senso?». Ma il testo si intreccia anche con l’attualità del momento, quella in cui il virus ci ha colpito per dire che non è più tempo di egoismi, che l’umanità è tutta connessa, che esiste un solo pianeta che ci sostiene e che la malattia è pandemica. Se la natura ha un foro, l’acqua entra ovunque perciò dobbiamo preservare la terra che generosa continua a tendere la mano all’uomo che, invece, dominato dal suo egoismo va avanti a distruggere se stesso.

Collu, filosofo, uomo di scienza, studioso e critico letterario, ammanta tutto di poesia nel cogliere con stupore questa mirabile tavolozza di colori che è la terra: le verdi foglie sui muri delle case, l’orticello, i boccioli dei fiori, i rossi stimmi dello zafferano, il pero, il ciliegio, il melograno con i loro frutti dal sapore antico. È l’uomo di cultura che leva alto il suo sofferto lamento. La terra, non una proprietà a titolo gratuito, ma un dono da custodire. Ci ha regalato sue ricchezze, ma noi l’abbiamo sfruttata, perforata, mutilata e spremuta con cinismo e barbarie. La terra si è ribellata a queste aggressioni con tornado, alluvioni, siccità, pandemie, tsunami, ma la sua voce è rimasta inascoltata e seppur ferita come una madre generosa ha continuato a elargire i suoi doni ai figli ingrati. Ma se l’uomo finirà per autodistruggersi, la terra riprenderà a vivere e altre forme di vita, forse migliori della nostra, la popoleranno.

Il nostro pianeta – afferma Collu – è un organismo che vive grazie ai tre archetipi: l’acqua, sangue della terra; l’aria, respiro del pianeta e il fuoco strumento di opposte valenze in quanto fiamma che illumina le menti e mezzo di distruzione.

Con la scoperta del sale, l’oro bianco che garantendo la conservazione dei cibi spalancò la strada del commercio, del carbone, del ferro e delle pietre ebbe inizio la corsa insensata al profitto e il ventre della terra diventato un cantiere aperto per predatori famelici emise i suoi lamenti.

La spartizione della terra ha dato inizio a lotte fratricide dove il più forte aveva il sopravento sul più debole.

Le multinazionali mordi e fuggi mentono nel voler giustificare quella che è una «implacabile guerra contro la terra» , raccontando favole sul libero mercato che produce equità.

Anche la famiglia allargata degli animali (il maiale, il cane, il gatto, la gallina e l’agnellino), ha cessato i rapporti di rispettiva armonia.

Varie forme di vita si sono estinte, ma ogni piccola creatura vivente è indispensabile per mantenere l’equilibrio e quando le viene sottratto il proprio spazio naturale aggredisce l’uomo.

Oggi è il Covid che tiene sotto scacco il pianeta, ancora una volta l’unica speranza arriva dalla terra che chiede rispetto.

La terra ha un suo linguaggio fatto di simboli e silenzi, del sibilo del vento, dell’infrangersi delle maree, del fragore delle valanghe e del fremito dei tuoni che attraversano il cielo. Una musica dolce e dolente si impossessa dell’anima, un canto di spaesamento che è anche lamento per la caducità delle cose.

E Collu, ancora una volta regala al lettore l’infinito e l’invisibile della poesia: «la fiammella ha un corpo e un’anima, domina ed è fragile: una scintilla la accende, un soffio la estingue. Appena nasce, è già pronta a morire, simbolo di un contrasto assoluto. Resta la speranza che un Dio ci possa salvare. Per tutti la condizione di portare con sé il destino della propria fine».

per gentile concessione de https://www.ortobene.net/

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Un commento

  1. Complimenti al prof Ugo Collu e bravissima Lucia Becchere
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