LA STORIA DI CARLO, UN BAMBINO DI POZZOMAGGIORE, E’ DIVENTATO UN LIBRO: “PRIMA CHE SIA NOTTE” DI SILVIA VECCHINI

di TONINO OPPES

Carlo è un bambino affetto da una malattia rara. Non sente, vede solo da un occhio e, adesso, quell’occhio è in pericolo. Carlo è un bambino di Pozzomaggiore e la sua storia è diventata un libro. Lo ha scritto Silvia Vecchini.

Chi naviga tra la Letteratura per l’infanzia conosce il suo nome.

La brava scrittrice di Perugia accompagna i bambini con racconti, favole, poesie e tanto altro possa far sognare fino a toccare il mondo con delicatezza. La stessa delicatezza troviamo anche in Prima che sia notte, questo è il titolo del libro che ci porta dentro una storia forte, eppure così piena di amore.

Partiamo dalla copertina. Dentro un cerchio troviamo: un cane, un bambino, un cappello, una macchina per scrivere con un foglio bianco, un sole.

Il bambino e il cane sono sdraiati al centro della scena.

Entrambi – il cucciolo d’uomo e l’animale- sembrano fantasticare.

I protagonisti della storia sono: Carlo, Emma e Lulù.

Noi, di Pozzomaggiore, li conosciamo bene!

Conosciamo soprattutto la storia di Carlo, i suoi viaggi infiniti negli ospedali, il ruolo della sorella Emma e il compito del cane Lulù.  Ma conosciamo soprattutto Sonia e Pietro, straordinari genitori di Emma e Carlo, che nel libro appaiono defilati, tanto che la loro presenza si intravvede appena in lontananza. Ed è una scelta di grande coraggio e discrezione quella compiuta da Silvia Vecchini che ha saputo costruire, da un incontro avvenuto alcuni anni fa, una storia universale.

C’è una voce narrante che accompagna il lettore dentro il viaggio in Prima che sia notte, è quella di Emma; un’altra la affianca, ed è quella dell’autrice. Tutte e due ti prendono per mano e, senza accorgetene, tu lettore, sei parte della storia. Una storia speciale, anche se, a volte, andare incontro alla specialità è come camminare sulle sabbie mobili: non è facile stare in superficie. Il rischio di scivolare nel banale è grande.

No, non è facile trovare il linguaggio adatto per comunicare emozioni, delusioni, difficoltà quotidiane e speranze, relazioni tra sé e il resto del mondo: proprio quello che è fuori dal cerchio della copertina del libro e ignora battaglie per i diritti, solitudini, sacrifici, vive nell’indifferenza e non subisce il peso asfissiante e spesso ottuso della burocrazia.

Prosa e poesia si alternano, ma l’armonia tra una pagina e l’altra è totale. Ecco, allora, l’invito alla lettura e alla riflessione.

Carlo, Emma e Lulù sono i protagonisti, ma al centro del libro c’è l’intimità profonda di una famiglia, con l’amore senza confini di una mamma e di un padre.

Anche per questo Prima che sia notte (edito da Bompiani, con disegni di Sualzo, illustratore tra i più apprezzati e autore profondo, egli stesso) è un libro che dà luce, forza e speranza.

A chi è dedicato?

Certamente a tutti i protagonisti; e poi ai bambini capaci di leggere con il cuore; a chi, nonostante il buio, riesce a vedere la luce; agli adulti che vogliono apprendere l’arte dell’ascolto e che poco sanno della sofferenza, non urlata, di genitori che si interrogano, fanno domande e attendono risposte.

Ma, in particolare, Prima che sia notte è un libro per chi osa. Come ha fatto Silvia Vecchini che ha saputo costruire una grande storia da un incontro speciale, con persone speciali. Che conoscono la sofferenza e, insieme, la grande forza di un sorriso da regalare in abbondanza, a tutti.

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