AD ARDAULI, LA NECROPOLI IPOGEICA DI ISCALA MUGHERAS

Ardauli, Iscala Mugheras – struttura muraria con fregio sull’architrave

di CINZIA LOI

Il complesso ipogeico di Iscala Mugheras si trova a circa 2 chilometri dall’abitato di Ardauli, sulla SP30 che conduce a Neoneli. Comprende attualmente sei tombe, aperte lungo le pendici di un colle trachitico. Recenti indagini hanno consentito di individuare i resti di un altro ipogeo.

La tomba I, situata poco sotto la carreggiata della SP, sul lato destro, è costituita da un piccolo atrio orientato a SE, da un’anticella a e da una cella b. L’atrio, di forma rettangolare (m 1,18 x 0,46 x 0,94 di altezza presso il portello), risulta assai rovinato e mostra sulla parete sinistra una coppella. Attraverso un portello quadrangolare (m 0,52 x 0,54 x 0,18 di profondità) munito di rincasso a “cornice” alquanto deteriorato, si accede all’anticella a che presenta pianta rettangolare (m 3,48 x 2,80), soffitto spiovente verso l’esterno (l’altezza passa da m 0,88 all’ingresso a m 1,54 al fondo) e pareti ben rifinite. Il pavimento, sfaldato, presenta al centro una fossetta votiva. Sulla parete di fondo si apre il portello d’accesso alla cella b; è di forma quadrangolare (m 0,52 x 0,54 x 0,19 di spessore), con la soglia incisa da una scanalatura. Un primo rincasso lo incornicia lungo i quattro lati, mentre un secondo si ripete sugli stipiti. Al di sopra del portello spicca rispetto alla parete, una riproduzione a “falso architrave” scheggiato sul lato sinistro. La cella b, disposta in asse con l’anticella, è anch’essa rettangolare (m 3,38 x 1,80 x 1,10 di altezza). Il pavimento presenta sulla destra un setto divisorio in rilievo disposto in senso longitudinale, che delimita una zona di sepoltura. Le pareti e il soffitto, attraversati da profonde fenditure, risultano molto deteriorate. Sulla parete di fondo, a livello del pavimento, si apre una nicchia parietale.

La tomba II si apre a circa 50 metri dell’ipogeo precedente, sul lato sinistro della SP. Il monumento, rialzato rispetto al piano di campagna di m 1,20, consta di tre vani, disposti lungo l’asse longitudinale. La zona d’ingresso è stata stravolta per renderla funzionale al ricovero del bestiame. Attualmente vi si accede tramite due tacche scavate di recente nella roccia, che conducono direttamente all’anticella. Questa, priva di gran parte della parete anteriore e di quella sinistra, presenta forma rettangolare (m 2,50 lungo la parete di fondo x m 1,67 lungo la parete destra), pareti residue dal profilo rettilineo, angoli arrotondati. Il soffitto, piano, spiovente verso l’esterno, passa da m 1,49 sul fondo a m 1,00 presso l’ingresso. Lungo la parete laterale destra, sotto la linea del soffitto, si osservano tracce di pittura rossa. Al centro del pavimento è presente una fossetta votiva in ottimo stato di conservazione (m 0,40 x 0,05 di profondità massima). Attraverso un’apertura irregolare (m 0,71 x 0,72 x 0,15 di spessore), determinata dall’abbattimento del portello e circondata da un rincasso scavato di recente per inserirvi una porticina, si accede alla cella b, sopraelevata di m 0,18 rispetto al vano precedente; è di forma rettangolare (m 3,90 x 1,90 x 1,68 di altezza massima) con soffitto piano e pareti ben rifinite. Ai lati del pavimento si osservano due lettucci funerari (uno per parte), ottimamente conservati. Il lettuccio di destra, sopraelevato di m 0,10 dal pavimento (m 1,66 x 1,32 x 0,92 di altezza), conserva in tutto il suo sviluppo lo stesso livello. Il lettuccio di sinistra (m 1,69 x 1,70 x 0,93 di altezza), sbrecciato nel tratto presso l’ingresso e leggermente inclinato verso l’interno, si abbassa sul fondo creando una sorta di gradino. Sulla parete di fondo, sopraelevato dal pavimento, si apre il portello d’accesso alla cella c (m 0,58 x 0,57 x 0,21 di spessore), munito di scanalatura trasversale sulla soglia. La cella c, anch’essa rettangolare (m 4,00 x 1,35 x 0,87 di altezza), risulta scompartita in tre zone da due setti divisori longitudinali di spessore variabile. Il primo ambiente a destra risulta il più ampio (m.1,90 x 1,42 x 0,86 di altezza). La sommaria lavorazione di pareti e soffitto distingue nettamente questo vano dal resto della tomba.

Ardauli, Iscala Mugheras – Tomba I

 La tomba III, situata a breve distanza dalla II, si apre a m 0,70 dal piano di campagna. Consta di due ambienti – anticella a e cella b – disposti in senso longitudinale, preceduti da un atrio individuabile a fatica sul lato sinistro dell’ingresso. L’anticella a, priva della parete anteriore, ha pianta ellittica (m 0,95 x 0,59 x 0,82 di altezza massima), volta a forno e pareti dal profilo curvilineo scarsamente rifinite. Il pavimento, ribassato rispetto all’ingresso, presenta in prossimità del suddetto ingresso, una scanalatura trasversale. Sul pavimento si osservano tracce d’ocra. Il portello d’accesso alla cella b (m 0,39 x 0.67 x 0,20 di spessore), risulta danneggiato lungo lo stipite sinistro. La cella b, di pianta irregolare (m 1,60 x 1,24 x 0,0,79 di altezza), presenta sul lato sinistro una zona in rilievo. La parete di fondo – in corrispondenza del portello – si interrompe, mostrando una rientranza, principio, forse, di un nuovo portello mai portato a compimento. Oltre questa rientranza, dove la parete riprende la sua linea curva, si osservano profondi solchi verticali lasciati dal picco da scavo.

La tomba IV, obliterata esternamente da un muretto a secco, è stata trasformata dal proprietario in ricovero per il bestiame. Questo riutilizzo ha causato la distruzione degli ambienti che lo componevano. Oggi si mostra come un unico ambiente di forma irregolare (m 2,05 x 1,47 x 1,90 di altezza massima) e ogni tentativo di lettura del monumento può risultare azzardato.

A pochi passi dalla tomba IV, un altro ipogeo si apriva verso il pendio sottostante. Purtroppo anche in questo caso, il riutilizzo del monumento ha causato la distruzione della parete esterna e dei muri perimetrali interni, rendendo impossibile una ricostruzione planimetrica dell’ipogeo. Attualmente misura m 1,60 x 1,20 x 1,00 di altezza.

La tomba VI risulta notevolmente danneggiata dagli agenti atmosferici che hanno eroso completamente la parete anteriore, rendendo impossibile l’individuazione dell’originario ingresso. Comprende attualmente quattro vani che si sviluppano, due per parte, ai lati dell’anticella a. Questa, di pianta rettangolare (m 1,30 x 2,15 x 1,10 di altezza), ha pareti dal profilo rettilineo e soffitto piano. L’erosione ha deteriorato sensibilmente anche l’interno del vano. Sul lato sinistro, un’apertura di m 0,60 x 0,50 di altezza, introduce in un piccolo vano b, anch’esso rettangolare (m 1,79 x 0,87 x 0,80 di altezza), con soffitto e pareti ben rifiniti. La parete ovest presenta, a fior di suolo, una nicchia semicircolare (m 0,50 x 0,30 x 0,20 di profondità). Il portello d’accesso alla cella c, coassiale alla precedente apertura, è di forma quadrangolare (m 0,47 x 0,53 x 0,25 di spessore) e si apre a m 0,16 dal pavimento. Il vano c, in ottimo stato, presenta pianta sub-circolare (m 1,50 x 1,60 x 0,80 di altezza), soffitto concavo e pareti dal profilo curvilineo. Tornando all’anticella a, dal lato destro, anch’esso in parte crollato, si accede direttamente al vano d, privo di gran parte della parete esterna. Questo vano, di pianta sub-rettangolare (m 1,55 x 2,80 x 0,98 di altezza), appare egualmente interessato dal deterioramento delle pareti. Il soffitto è piano. Sulla parete nord si apre un portello di luce trapezoidale (m 0,63/0,82 x 0,66 x 0,18 di spessore), deteriorato lungo lo stipite sinistro e originariamente ornato da un rincasso a “cornice” visibile sul lato destro. La cella e, di forma irregolare (m 1,25 x 0,1,30 x 0,96 di altezza), sorge allo stesso livello della soglia del portello.

Ardauli, Muruddu – Tomba VIII

Il pavimento presenta in posizione grossomodo centrale una fossetta votiva. Sul lato sinistro si individua una nicchia sopraelevata rispetto al pavimento (m 1,00 x 0,75 x 0,70 di altezza), con il piano inclinato verso l’interno. Questo vano mostra inoltre pareti poco rifinite e volta a forno.

Anche la Tomba VII, esposta a SE, risulta celata esternamente da un muretto a secco finemente lavorato e perfettamente integrato alla roccia affiorante. L’architrave del portello d’ingresso presenta – in posizione centrale – un’incisione poco profonda  a forma di V rovesciata.

Dell’ipogeo, utilizzato in passato come ricovero per il bestiame, residua oggi un unico ambiente di forma sub-circolare (m 2,20 x 1,60 x 1,70 di altezza. All’interno la roccia, dall’andamento irregolare nelle pareti e sul soffitto, appare disgregata da processi erosivi.

Un fatto curioso è dato dal fatto che il fregio inciso sull’architrave, compaia anche in corrispondenza dei portelli di ingresso di alcune delle domus de janas presenti nel territorio di Ardauli. Le pareti delle domus II e VIII di Muruddu, e II di Lacos, presentano infatti un solco inciso sopra e ai lati del portello. Anche la parete d’ingresso del riparo sotto roccia di Crabiosu, posto assai vicino all’omonima necropoli ipogeica e all’ipogeo isolato di Istudulè, presenta incise – orizzontalmente e per tutto il suo sviluppo – due canalette. La prima di queste, situata in posizione più elevata, si configura ad angolo ottuso molto irregolare, mentre la seconda corre lungo tutta la parete senza soluzione di continuità.

Tale fregio è stato interpretato come elemento funzionale allo scolo dell’acqua, oppure come rappresentazione schematica delle falde di un tetto a doppio spiovente.

Nel nostro caso è più probabile che il picadores che ha realizzato la struttura muraria, si sia ispirato al motivo “a fiamma” gotico-catalano scolpito in numerosi architravi del centro storico di Ardauli.

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4 commenti

  1. Quelle in alto sono naturali?

  2. Il presente lavoro, risultato di indagini bibliografiche e di ricognizioni sul territorio, rappresenta un approfondimento di quello svolto per la stesura della Tesi di Laurea dal titolo “Emergenze archeologiche nei territori dei comuni di Ardauli, Boroneddu, Neoneli, Tadasuni e Ula Tirso”, Università degli Studi di Sassari, a.a. 2002/2003, discussa con il Prof. A. Moravetti e il Dott. P. Melis.
    Alcune indicazioni biblioegrafiche:

    ANGIUS 1833-1856: V. Angius in G. Casalis, Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli stati di Sua Maestà il Re Sardegna, voll. I-XXVIII, TORINO 1833-1856.

    COCCO 1860: S. Cocco, Vari usi degli antichi nel seppellire i cadaveri, B.A.S., VI, 1860, pp. 77-80.

    E.E.M. 1922: Elenco degli edifici monumentali, LXVIII, Provincia di Cagliari, Roma 1922.

    LOI 2002-2003: C. Loi, Emergenze archeologiche nei territori dei comuni di Ardauli, Boroneddu, Neoneli, Tadasuni, Ula Tirso, Università degli studi di Sassari, a.a. 2002-2003 (Tesi di laurea).

    TANDA 1985: G. Tanda, L’arte delle domus de janas nelle immagini di Ingeborg Mangold, Sassari 1985.

    ZARU 1992: M. Zaru, Le domus de janas di Ardauli, AA. VV., I musuleos e le chiese di Ardauli, Cagliari, pp. 125-157.

    ZARU 2005: M. Zaru, Ardauli. Tra archeologia e toponomastica, 2005, Ortacesus (Cagliari).

  3. Vorrei spendere quattro parole per elogiare l’operato di Cinzia Loi. Che ogni volta si prende la briga di valorizzare le domus del nostro territorio. Facendone quasi una battaglia personale, per far conoscere le meraviglie che forse tutti, io per primo, avevamo già posto nel nostro personale e capiente dimenticatoio. Quindi prima di tutto, onore a queste persone, che testardamente, lottano per donarci un sapere, non sempre riconosciuto. E poi volevo rimarcare la competenza, con la quale Cinzia descrive ogni singola pietra, quasi in maniera maniacale. Adesso aspettiamo altri tuoi nuovi articoli, e altre persone che vogliano condividere queste nostre antiche meraviglie. Grazie.

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