L’ISOLA DEL SUGHERO: LA TRADIZIONE SARDA LEGATA ALLA LAVORAZIONE E FORNISCE I DUE TERZI DELLA PRODUZIONE NAZIONALE

Quando stappiamo una bottiglia di vino difficilmente ci soffermiamo a pensare all’importanza che quel tappo che abbiamo appena rimosso riveste nella preservazione della qualità del vino contenuto nella bottiglia. Anzi, si tende spesso a gettarlo via considerandolo poco più di un rifiuto da smaltire. Eppure, dietro a quel turacciolo, c’è spesso una lunga tradizione industriale legata alla lavorazione del sughero, di cui il nostro Paese è un importante produttore. Lo sanno bene in Sardegna, dove le sugherete crescono rigogliose e dove da oltre due secoli le preziose cortecce di questi bellissimi alberi forniscono una materia prima pregiata impiegata per svariati utilizzi, tra cui proprio la produzione di tappi e turaccioli di elevata qualità. La Sardegna, infatti, ogni anno fornisce da sola i due terzi della produzione nazionale di sughero dei quali la quota maggiore proviene dal triangolo Luras-Tempio Pausania-Calangianus, nella Gallura più selvaggia. Le piante di sughero, qui, sono talmente abbondanti e gli estrattori, chiamati “lu bucadori”, così esperti e preparati da aver reso questa zona dell’isola una vera e propria eccellenza riconosciuta in ambito planetario. Calangianus, in particolare, viene considerato a tutti gli effetti “la capitale del sughero” che annovera, difatti, circa 150 aziende artigianali del settore che hanno permesso alla località di essere inserita, sin dal 1979, nella lista dei 100 comuni della piccola grande Italia, vale a dire la classifica dei 100 paesi più industrializzati dello Stivale.

Fu un gruppo di imprenditori francesi a trasformare Calangianus nel borgo del sughero. Agli inizi del XIX secolo si stabilirono in paese e individuarono l’enorme potenziale delle vaste sugherete dell’Alta Gallura. Non ci volle molto perchè le piante che crescevano rigogliose nei dintorni del paese venissero trasformate in una importante fonte di ricchezza sostenibile che divenne una delle principali fonti di sostentamento per la popolazione. Oggi, infatti, il sughero, assieme al granito, rendono Calangianus una delle località più prospere dell’intera regione oltre che un rinomato centro di produzione e lavorazione di queste pregiate materie prime in ambito internazionale. Basti pensare che i tappi prodotti nelle aziende locali fanno il giro del mondo arrivando a chiudere bottiglie di vere e proprie eccellenze enologiche come Berlucchi, Mumm e Moet & Chandon. Ma il sughero della Gallura non viene trasformato soltanto in tappi e turaccioli, ma viene impiegato anche per la produzione di galleggianti, rivestimenti isolanti e linoleum oltre che in numerosi prodotti di oggettistica dalla forte connotazione tradizionale, particolarmente amati dai turisti che ne fanno incetta durante le proprie vacanze in Gallura.

Per scoprire i numerosi impieghi del sughero e le tecniche di lavorazione ed estrazione, vale la pena concedersi una visita del Museo del Sughero di Calangianus ospitato all’interno del settencentesco Convento dei Cappuccini. Allestita su due piani, l’esposizione propone, al piano terra, sei sale nelle quali si possono ammirare antiche macchine ed utensili per la lavorazione del sughero, e due sale al piano superiore dove viene dedicato maggiore spazio ai prodotti dell’artigianato, della lavorazione e della cultura del sughero. Sempre al piano superiore, inoltre, è stato ricavato un salone multimediale in cui, attraverso foto e video, vengono illustrate le diverse fasi della lavorazione del sughero, un processo lungo e complesso che richiede particolari accortezze e comptenze. Non a caso a Calangianus è stata istituita una scuola professionale dedicata all’industria del sughero che forma i nuovi artgiani ed esperti nell’estrazione e nella lavorazione di questa preziosa materia prima.

Non ci si può, infatti, improvvisare coltivatori di sughero. Questa attività necessità di un’accurata preparazione oltre che di grande pazienza. Per ottenere una produzione abbondante e di buona qualità nel rispetto della loro salute, infatti, le piante devono aver raggiunto almeno i 10 anni di età. Se la scorticazione viene effettuata prima del tempo, l’albero deperisce e la sua produttività viene irrimediabilmente compromessa. E’ importante, dunque, che le piante abbiano raggiunto il giusto grado di sviluppo, e solo allora si può procedere alla cosiddetta demaschiatura, vale a dire l’asportazione del sughero maschio, o sugherone, di qualità scadente, facendo particolare attenzione ad incidere la sola parte tuberosa del fusto senza causare lesioni alla pianta. Dopo questa operazione l’albero comincia a produrre il sughero migliore (femmina o gentile) che diviene sempre più spesso ed è pronto per l’estrazione soltanto dopo, almeno, altri nove anni. Una volta effettuata l’asportazione, occorrono altrettanti anni perchè la pianta sia pronta per una nuova estrazione. Si continua, quindi, con gli stessi ritmi per l’intero ciclo vitale del bosco che può essere anche di 100 anni. L’attività di estrazione viene sempre effettuata durante la stagione estiva e coinvolge, di volta in volta, una superficie sempre più ampia del tronco sino a raggiungere i rami.

La materia prima così ottenuta è, dunque, pronta per la lavorazione e la trasformazione in oggetti e rivestimenti di ogni genere che spaziano dai famosi tappi, sino anche alle borse e agli orologi che si possono acquistare in quantità nei numerosi negozi disseminati per le diverse località dell’isola. Chi visita il museo, ad esempio, potrà disporre di un vasto assortimento di prodotti in sughero presso lo shop annesso all’esposizione situato all’esterno dell’edificio. A Calangianus, inoltre, si trovano alcune delle realtà produttive più prestigiose della zona tra cui il Sugherificio Columbano & c snc, operativo sin dal 1937 e specializzato nella produzione di numerosi oggetti e prodotti per la casa come versatori per olio e aceto oltre, naturalmente, ad un vasto assortimento di tappi, e il sugherificio Mario Cossu&Figli, i cui tappi e turaccioli sigillano preziose bottiglie di spumante e champagne.

Ma chi si trova a passeggiare per le vie del borgo del sughero e del granito si accorgerà di quanto questa antica località ha da offrire ai propri visitatori. Adagiato a 500 metri di altitudine protetto da una conca di rilievi granitici e boscosi appartenenti al massiccio del Limbara, questo grazioso borgo vanta una storia lunghissima che comincia niente meno che nel XII secolo. Il sughero e il granito sono uno dei tratti distintivi del suo paesaggio. Il centro storico, infatti, nel quale si snodano strade lastricate di granito costeggiate da case in pietra, si sviluppa attorno alla parrocchiale di santa Giusta, anch’essa caratterizzata da una splendida facciata in granito di epoca trecentesca. Da non perdere una visita al museo diocesano d’Arte sacra, ricavato nell’oratorio di Nostra Signora del Rosario, adiacente alla parrocchiale. Il granito si mostra in tutto il suo splendore anche nella chiesetta di sant’Anna, di epoca seicentesca, che al suo interno custodisce un prezioso dipinto del XIX secolo raffigurante la santa.

Nelle campagne circostanti, dove si possono ammirare le rigogliose sugherete, meritano, inoltre, una visita le chiese di santa Caterina e di san Leonardo, e il settecentesco santuario di san Sebastiano martire, immerso tra le piante di sughero del parco omonimo. Tra splendidi alberi di sughero si celano anche preziose testimonianze della civiltà nuragica come le tombe di Giganti di Pascareddha, in località Badu Mela, la fonte sacra di Li Paladini e il nuraghe Agnu, affiancato da un dolmen. Sono otto i nuraghi che punteggiano il territorio di Calangianus e tre di essi sono in buone condizioni. Anche gli amanti della natura troveranno pane per i propri denti. Il paese sorge, infatti, sul versante orientale del monte Limbara, in un ambiente fatto di foreste di leccio, conifere e macchia mediterranea. La rigogliosa vallata del rio santu Paulu, compresa nel territorio del parco del Limbara, è il luogo ideale per concedersi suggestivi itinerari a piedi o in bici, così come il parco di Stazzana, dove si passeggia tra i lecci secolari.

turismo.it

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