NELLA TREXENTA SI VIAGGIA NEL NEOLITICO: UN TERRITORIO DAL FASCINO ARCHEOLOGICO CON I NUMEROSI SITI D’INTERESSE STORICO

di MAURIZIO AMORE

Per ricchezza e varietà di monumenti la Sardegna conserva un patrimonio archeologico unico nel bacino mediterraneo poiché risalgono al Paleolitico le prime tracce dell’uomo sull’isola. Tra le regioni storiche della Sardegna merita un occhio di riguardo la Trexenta. Con il suo nome di derivazione latina la Trexenta è situata nella parte settentrionale della provincia di Cagliari e comprende i comuni di Gesico, Guamaggiore, Guasila, Ortacesus, Pimentel, Selegas, Senorbi, Siurgus Donigala e Suelli. Caratterizzata da una forte identità, l’antica regione rivela un contesto nel quale il rapporto uomo-natura ha generato profonde dinamiche di trasformazione.

La vocazione agricola della Trexenta e le forme di popolamento che l’hanno caratterizzata nel tempo, emergono prepotentemente sin dal Neolitico. Quest’antica regione vanta, infatti, un elevato numero di siti archelogici che coprono un arco temporale che va dall’età del rame fino al periodo punico romano, passando per il nuragico. Un luogo di turismo archeologico, insomma, in grado di attirare visitatori e appassionati con un percorso che prende avvio dalle verdi colline per attraversare villaggi preistorici, necropoli e torri nuragiche.

Numerose tracce di antichi insediamenti confermano la frequentazione del territorio di Guasila fin dalla preistoria. È il caso delle le cosiddette “Domus de Janas”, ovvero ipogei per deposizioni funerarie tipiche dell’età prenuragica. Si tratta di piccole grotte artificiali scavate nei banchi affioranti di arenaria di alcuni rilievi e ubicati nella fascia meridionale del territorio nelle località Riu sa Mela e is Concas. Articolate secondo uno sviluppo planimetrico che comprende vari ambienti, all’interno delle domus trovano spazio non solo elementi architettonici, come nicchie pilastri ma anche elementi decorativi come la protome animale colpita in rilievo su uno dei pilastri che sorreggono la volta di Riu Sa Mela.

Nel territorio di Pimentel sono, invece, situati due siti archeologici del Neolitico fra i più interessanti dell’isola. Il primo in località S’Acqua Salida è un complesso di domus de janas, costituito da otto tombe, suddivise in due gruppi e distanti circa 150 metri l’uno dall’altro, rispettivamente al lato sinistro e destro della strada vicinale denominata Pirastu. Il secondo sito archeologico si trova in località Corongiu ed è costituito da un pozzetto d’accesso, un’anticella e una cella. La tomba si distingue per le ricche decorazioni incise e sottolineate in rosso realizzate nella parete d’accesso alla cella, sopra e ai lati del portello. La fascia superiore è decorata al centro da un elemento verticale che si apre superiormente in due spirali: il naso e gli occhi della dea madre, secondo l’interpretazione degli studiosi.

Menzionato dal geografo Claudio Tolomeo vissuto nel II secolo d.C. il paese di Suelli e il suo territorio è stato intensamente abitato nella preistoria come attesta la necropoli megalitica di Pranu Siara. Costituita da un corridoio lungo poco meno di 6 metri, con pareti leggermente aggettanti, ai lati del quale si affacciano 12 celle disposte in due ordini sovrapposti, di pianta quadrangolare la necropoli presenta caratteri di unicità. Il complesso è, infatti, definito dagli studiosi ipogeico-megalitico. La necropoli di Pranu Siara può essere chiamata ipogeica perché realizzata all’interno di  una trincea scavata nel banco di marna naturale, con le quote delle lastre di copertura al livello del piano di campagna. È allo stesso tempo megalitica perché costruita con grossi blocchi tendenzialmente lastriformi, e coperture piattabandate realizzate con lastre di notevoli dimensioni.

Ricordiamo che sempre nel territorio di Suelli è possibile visitare il monumento maggiormente rappresentativo della civiltà nuragica della Trexenta. Si tratta del maestoso Nuraghe Piscu caratterizzato da una struttura quadrilobata formata da una torre troncoconica primitiva e quattro torri agli angoli unite tra loro da spesse mura. Il mastio che risale alla seconda fase dell’Età del Bronzo (1500-1200 a.C.) ospita una grande camera a thòlos priva di nicchie, preceduta da un alto corridoio a sezione angolare nel quale si aprono due nicchie contrapposte. Una caratteristica questa poco diffusa nelle altre strutture nuragiche sino ad oggi conosciute. Grazie alla sua posizione è probabile che in un antico passato il nuraghe assumesse una posizione strategica e di controllo sulle fertili vallate circostanti. 

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