LE SORELLE SASSARESI LAURA E VANNINA CARTA CAPRINO, MOGLI RISPETTIVAMENTE DEL PRESIDENTE ANTONIO SEGNI E DEL PROF. CARLO VERCESI

di PAOLO PULINA

Nel mio articolo, pubblicato su questo sito e intitolato “Ricordo di Ivo Caprino, il Walt Disney della Norvegia, nato cento anni fa a Roma, di padre sassarese” (si veda al link

http://www.tottusinpari.it/2020/06/04/ricordo-di-ivo-caprino-il-walt-disney-della-norvegia-nato-cento-anni-fa-a-roma-di-padre-sassarese/ ), ho riportato il «fatto curioso» raccontato dal figlio Remo: «Ivo, che non aveva mantenuto molti contatti in Italia, durante una visita ufficiale in Norvegia dell’allora Presidente della Repubblica Antonio Segni, scoprì che le loro famiglie avevano una relazione di parentela».  Ho precisato che tale legame derivava dal fatto che Laura Carta Caprino, nata a Sassari il 18 aprile 1896 e diventata moglie di Antonio Segni nel 1921, era figlia del Comm. Giuseppe Carta e di Giuseppa Caprino. In questo sito Mario  Segni ha così commentato il “pezzo”: «Ho letto con commozione ed interesse l’articolo su Ivo Caprino e la sua famiglia. Ricordo la sua visita a Sassari nel 1961 quando venne con la bellissima moglie e i due figli piccoli a conoscere i suoi parenti e la Sardegna e si fermò una settimana a casa nostra. Quando compì settanta anni venne a Roma e cenammo con la sua compagna e Vicky. Purtroppo non sono mai andato a trovarlo a Oslo dove mi aveva invitato molte volte. Anni dopo conobbi a Roma il simpaticissimo Remo. Lo ringrazio di ricordare la nostra amicizia e gli scriverò per rivederci».

Per quanto riguarda Laura Carta Caprino, scrive lo storico Salvatore Mura nel primo capitolo del suo ponderoso volume  (500 pagine) edito nel 2017 dalle edizioni bolognesi de Il Mulino col titolo “Antonio Segni. La politica e le istituzioni”: «Appartenente ad una facoltosa famiglia di proprietari terrieri, di carattere riservato e di atteggiamento aristocratico, “Donna” Laura, che aveva una forte spiritualità e una profonda fede cattolica, rimase accanto ad Antonio tutta la vita, seguendolo in ogni trasferimento. Dal matrimonio sarebbero nati quattro figli: Celestino (1926), Giuseppe (1928), Paolo (1937) e Mariotto (1939). Il primo e l’ultimo si laurearono in Giurisprudenza. Gli altri due in medicina. Soltanto Mariotto, però, si dedicò, con continuità all’attività politica».

Ebbene, nonostante la fama di cui godette in vita (è morta il 21 luglio 1977) quella che è diventata la conosciutissima “Donna Laura Segni”, oggi vediamo che  il suo cognome di parte materna, cioè Caprino,  è storpiato in CAMPRINO in molti siti web, compresa l’Enciclopedia libera Wikipedia alla voce “consorti dei Presidenti della Repubblica italiana”.

Un appunto del “Diario” di Segni relativo agli anni 1956-1964, curato anch’esso da Salvatore Mura per le edizioni Il Mulino e pubblicato nell’aprile 2012, consente di conoscere un altro personaggio, il prof. Carlo Vercesi,  legato alla famiglia Caprino (in quanto marito di Giovanna detta Vannina, sorella di Laura)  e quindi indirettamente anche a Segni, il quale alla data del 5 maggio 1957 annota: «Viaggio splendido per Piacenza lungo la costa della Corsica occidentale. A Montù [Beccaria, nell’Oltrepò pavese. NdR] assisto allo scoprimento della lapide per Carlo Vercesi ».  

Chi è stato Carlo Vercesi? In una brillante pagina del suo volume “I grandi e i grossi” (Mondadori, 1973), Italo Pietra, nel capitolo dedicato al comandante partigiano Luchino dal Verme, racconta il rapimento nell’inverno 1944-’45 del prof. Carlo Vercesi, famoso ginecologo e già rettore dell’Università di Pavia, da parte di un partigiano pavese in bicicletta che lo trasporta  in montagna e lo consegna ai  partigiani dell’Oltrepò. L’episodio è ricordato  anche da Vittorio Emiliani in “Orfani e bastardi. Milano e l’Italia viste dal Giorno” (Donzelli, 2009, p. 81). Scrive Emiliani: «Il professor Vercesi,  quando giunge in  Oltrepò, teme di venire subito passato per le armi. Invece Pietra, “Edoardo” – che coi suoi comandanti partigiani cerca di evitare inutili e sanguinose rappresaglie – lo rassicura. Magari si dia da fare come sanitario, organizzi uno studio medico da campo, per loro, per la popolazione locale. Ed è così che il rapito in velocipede salva la pelle. Vercesi si renderà particolarmente utile allorché il CLN dell’Oltrepò, presieduto dal cattolico Luigi Gandini, deciderà (col silenzioso “non intervento” del vescovo di Tortona, l’illuminato Egisto Melchiori) di consentire l’aborto alle donne rimaste incinte dopo gli stupri di massa consumati dai mongoli del Turkestan durante il terribile rastrellamento tedesco del novembre del 1944».

Pietra in quella pagina ricordava anche che Vercesi, ormai diventato amico dei partigiani, vantava la capacità  del cognato avvocato “Tonino” di prevedere, mentre erano  in corso,  gli  sviluppi degli avvenimenti della seconda guerra mondiale (“L’aveva detto Tonino!”: questo il ritornello che era solito ripetere). Piccolo particolare: quel “Tonino” altri non era che il sassarese Antonio Segni,  destinato ad essere  conosciuto a livello nazionale come politico di primo piano della DC e poi come quarto presidente della Repubblica.

Carlo Vercesi era nato a Montù Beccaria il 16 dicembre 1887.  Dalla moglie Vannina Carta Caprino (Sassari 1901-1979) ebbe quattro figli: Mimma (sposata con l’ing. P. Bacialli, da cui è nato Luigi, noto giornalista); don Bruno (monsignore in Vaticano); Dario (dentista a Milano) e Giuseppe (avvocato a Roma). Carlo Vercesi e Vannina Carta sono sepolti nel cimitero di Montù Beccaria.

Il paese oltrepadano ricorda il prof. Vercesi in due lapidi.  Nella prima è scritto: «In questa casa nacque Carlo Vercesi, 1887-gennaio 1954, clinico insigne, rettore magnifico delle università di Sassari e Pavia, docente di ostetricia e ginecologia nelle cattedre universitarie di Sassari, Palermo, Pavia, Milano, maestro incomparabile, diede esempio sublime di dedizione al bene altrui, alla scienza, alla patria. L’Amministrazione comunale e discepoli  del suo diletto paese natale posero».

L’altra ricorda: «In questo Teatro [Dardano] il 5 maggio 1956, presente Sua Ecc. Antonio Segni, eletto poi  IV presidente della Repubblica, i professori Massazza e Ciferri commemoravano Carlo Vercesi, magnifico rettore,  clinico ostetrico ginecologico,  e Luigi Montemartini, senatore della Repubblica, botanico,  fitopatologo,  l’uno e l’altro orgoglio e vanto di Montù Beccaria».

Come si vede, nella lapide qui sopra a sinistra, la presenza di Antonio Segni a Montù viene collocata non nel 5 maggio 1957  (come riportato nel “Diario” di Segni) ma nel 5 maggio 1956. Data l’informazione diaristica di prima mano, è evidente che è sbagliato l’anno indicato nella lapide.

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2 commenti

  1. …a riprova che la Storia necessita di dedizione e studio per il conseguimento della verità autentica, che si dà nei fatti e non nelle opinioni…grazie Paolo per l’incessante lavoro di ricerca!

  2. Mariolina Marrosu

    Davvero interessante… Mia suocera aveva lavorato per il prof vercesi ed era rimasta in contatto per tutta la vita con Don Bruno Vercesi vorremmo tanto rintracciarlo per comunicargli il decesso di mia suocera per la quale egli nutriva particolare affetto Poete aiutarci?

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