IL PESO DI COLPE CHE NON SI HANNO: LA RECENSIONE DELL’ULTIMO LIBRO DI PIER BRUNO COSSO “SOLO DANNI COLLATERALI”

di FEDERICA CABRAS

Enrico Campanedda è un giovane medico che abita a Sassari con la consorte Gavina e il frutto del loro amore, Rosa. In quello che ha tutta l’aria di essere un sabato normalissimo è a letto. Divaga, pensa, ripensa; è certamente in dormiveglia. E perché non dovrebbe concedersi un po’ di serenità sotto le coperte, con la sua bella moglie vicina e la figlia che dorme sogni sereni nella stanza accanto, in quello che è il preludio di un meraviglioso fine settimana? Non sa, non ancora, almeno, che quel giorno gli cambierà la vita. Il destino prenderà, infatti, quello che è il percorso di un uomo normale, onesto, tranquillo e sereno e lo stravolgerà.

“Certe mattine non ce la fai ad uscire da un sonno agitato. Certe mattine ti rendi conto, magari sognando, che il tuo viaggio non ti ha portato affatto dove credevi. Certe mattine l’inquietudine ti parla a voce bassissima. La senti meglio dormendo, e ti bisbiglia di non arrenderti se tutta la vita dovesse andare di sghembo in una sola giornata.”

Sveglia amara, per il medico: in casa sua, un mucchio di agenti. Gli estranei frugano, buttano all’aria tutto, infilano le dita in ninnoli casalinghi, in cose quotidiane. Non solo sue, eh, ma anche di Rosa – adolescente – e di Gavina. Nessuno pare messo in salvo da quell’incubo. Ma è con lui, con il povero Enrico, che ce l’hanno. Per cosa?, domanda lui costantemente. Nessuno gli dà una risposta. Ordini superiori, questo gli viene detto. E lui osserva alcuni completi sconosciuti mettere a soqquadro quello che è – o era? – il suo equilibrio.

“Ecco, mi merito le formiche nere col mitra che si mangiano le briciole della mia vita. Lo sento. È finita (…)”.

Rosa e Gavina sono esterrefatte e dopo un iniziale momento di sconforto ma vicinanza all’uomo di casa, beh, vacillano. Babbo, hai fatto qualcosa? Marito mio, che cosa giustifica questa incursione? Ecco, più o meno è qui che il fondo viene toccato. Perché importa, certo, quel che pensano di te gli estranei, soprattutto quando sono pezzi grossi; ma importa ancor più quello che di te pensano le persone conosciute, quelle che ami, che rispetti, per le quali daresti la vita.

“In questo smantellamento della dignità, mia figlia individua in me il primo colpevole” (…) Gavina contro, con una cifra di sospetto. Mi sembra di morire, con un necrologio già scritto. Ho perso pure lei. Sento dentro di me il rumore dello strappo; il crac sordo di una corsa tesa troppo a lungo che si spezza”.

Ma è solo l’inizio.

Campanedda è messo spalle al muro, accusato di reati mai commessi. Dietro tutto quel trambusto, quella brusca incursione nella sua esistenza, un magistrato assetato di sangue e con, nel cuore, la voglia di essere promosso. Di cambiare vita. Di averne una migliore. E se per farlo deve rovinare un pover’uomo pace, non importa. Tutto ha un prezzo e il successo ha spesso il sapore dolceamaro della rovina. Sì, di qualcun altro.

Enrico assaporerà tutte le peggiori sensazioni della terra. Nel suo sangue scorrerà, densa come il sangue, la rabbia, ma presto arriverà la tristezza, l’amarezza, il senso di ineluttabilità del destino. Arriverà lo sconforto. La compassione per se stesso. La stanchezza.

Pier Bruno Cosso è particolarmente bravo a descrivere quello che è lo stato d’animo del protagonista. Il vacillare. Il sentirsi perso. Defraudato della propria identità, del proprio passato. Cosso scava e porta alla luce quella che è la mestizia più profonda. C’è la voglia di sparire. C’è il desiderio di tornare indietro nel tempo. C’è la brava di giustizia, talvolta di vendetta. E c’è molto più: perché quando il fato si dimentica di te, quando perdi ogni speranza, ogni sogno, ogni soldo… beh, non rimane che aggrapparsi a quel che rimane, sebbene esiguo.

Bellissimo. Triste. Vero.

Titolo: Solo danni collaterali

Autore: Pier Bruno Cosso

Editore: Marlin editore

Pagine: 201

Anno d’uscita: 2020 (recensione in anteprima)

Pier Bruno Cosso (immagine di Fabio Ladinetti)
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3 commenti

  1. Sembra molto accattivante, anche se in questo momento storico ci vorrebbe un poco di giustizia…

  2. Un infinito grazie a Federica Cabras per la sua raffinata recensione col suo bellissimo stile. Grazie per la sua sensibilità che ha saputo scavare nel testo

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