“OMICIDIO A SANTA GILLA”: IN UN SIMBOLO DI UNA CAGLIARI BORGHESE, IL NUOVO GIALLO DI PAOLO DEMONTIS

di CARMEN SALIS

Paolo Demontis in “Omicidio a Santa Gilla” (Amicolibro Edizioni) dimostra grandi capacità narrative, proponendo un romanzo narrato in prima persona che alterna fasi di azione trascinante alle ironiche riflessioni.

Paolo, Giovanni Maria Cerri è un investigatore privato vecchio stile. Che significa vecchio stile? Giovanni Maria Cerri è un investigatore in linea con i tempi, possiede una macchina fotografica digitale, adopera il computer, lo smart-phone, si muove su una Smart, conosce perfettamente marche e modelli delle armi in  circolazione. Il fatto che la sua età non sia più verdissima non lo posiziona nella categoria dei vecchi bacucchi che rimpiangono la giovinezza perduta e respingono ogni accenno di modernità, sicuramente ha una sua indole particolare, come mi sembra giusto che sia se si vuole creare un personaggio che si discosti dalla massa della gente comune, altrimenti che personaggio sarebbe? E poi vorrei capire cosa si intende per vecchio stile, forse qualcuno come Philip Marlowe di Chandler, certamente il più classico di tutti gli investigatori privati che per i suoi tempi era però modernissimo? Quale definizione si può dare per descrivere un investigatore privato? Il nostro eroe è cinico quanto basta, certamente confusionario, di animo anarchico, sempre tartassato da problemi finanziari ma anche deciso, intelligente e amante del buon cibo oltreché esperto conoscitore di vini pregiati. Il suo passato non è cristallino né esente dall’aver commesso azioni riprovevoli, ma non fa parte anche questo del fascino di un personaggio che si deve inevitabilmente differenziare se si vuole attirare l’attenzione del lettore?

La sua vita monotona viene turbata dall’incarico di un noto avvocato cittadino. Giovanni Maria Cerri non ha mai avuto una vita monotona, in passato ha conosciuto personaggi che hanno fatto la storia del Novecento e ha partecipato ad azioni che hanno determinato eventi importanti, ha collaborato con la CIA ed è stato un intermediario dell’azione dell’Occidente durante la guerra che si determinò dopo il dissolvimento della Jugoslavia di Tito. Capitato per caso a Cagliari si è innamorato all’istante della città decidendo di stabilirvisi per buttarsi alle spalle un passato fosco e pericoloso e intraprendendo l’improbabile carriera dell’investigatore privato che comunque, come è notoriamente risaputo attraverso libri e film, non può essere mai né noiosa né monotona, altrimenti non sarebbe diverso da uno dei nostri conoscenti con un impiego qualsiasi che conduce l’esistenza tranquilla e lineare delle  persone comuni. Affermare che la vita di un investigatore privato è monotona non è forse un’evidente contraddizione? In questa storia Cerri riceve l’incarico di ritrovare la moglie di un noto avvocato cittadino che, come lui stesso ammette nell’incipit del romanzo, sembrava una delle solite vicende di tradimenti coniugali che costituiscono il pane quotidiano della sua attività. Già dalle prime indagini Cerri scopre che la signora è una famosa mannequin poco più che trentenne molto bella ed elegante la quale ha abbandonato il tetto coniugale e si è eclissata in compagnia di un giovane e affascinante straniero che ricorda uno di quei modelli delle pubblicità di Dolce e Gabbana. I due si fanno vedere in giro a bordo di una costosa decapottabile senza alcun ritegno e non sembrano affatto in imbarazzo a rendere pubblica la loro relazione, come se la ragazza intendesse anzi mettere in ridicolo il proprio marito cosciente del fatto che il suo comportamento diverrà presto l’argomento preferito dei pettegolezzi del ristretto ambiente cagliaritano. La storia subirà una svolta drammatica nel momento in cui Cerri si troverà davanti al cadavere dell’accompagnatore della signora assassinato con un colpo di pistola alla testa in un elegante appartamento di una delle quattro torri che formano il moderno complesso abitativo di Santa Gilla, sede peraltro del maggiore quotidiano dell’isola, l’Unione Sarda. Il ritrovamento metterà in luce una serie di attività criminose, nelle quali l’avvocato si trova implicato, che via via porteranno Cerri a fare i conti con il proprio passato di agente dei servizi segreti deviati dal quale sembra non potersi mai liberare in via definitiva e che ancora una volta, come se il tempo non fosse mai trascorso per davvero, si presteranno ad agire nell’ombra per rivelare una clamorosa verità fino al finale drammatico ed insieme liberatore.

Un investigatore, il protagonista, che vanta un passato oscuro nei servizi segreti. Come ho già accennato il passato di Giovanni Maria Cerri è caratterizzato da momenti e azioni anche spregevoli, dettate da quella logica della quale abbiamo vagamente conoscenza dalle notizie che leggiamo sui giornali o sentiamo alla televisione, una logica che si regge sul cinismo e sull’indifferenza necessari per raggiungere scopi che senza queste trame oscure non sarebbero ipotizzabili. Chi fa parte di certi settori della “Intelligence”di ogni paese del mondo deve essere sempre pronto a eseguire le direttive che riceve senza porsi domande e senza indugiare neppure davanti al sacrificio di vite umane. Ne abbiamo un esempio in quello che succede quotidianamente a tutte le latitudini, guerre, uccisioni, attentati, quasi sempre organizzati e attuati da quei famosi agenti segreti le cui imprese hanno fornito inesauribile materiale per creare i libri e i film che molti di noi hanno letto o visto, immaginati da autori i cui nomi sono noti agli appassionati di questo genere letterario. Giovanni Maria Cerri non è altro che uno dei tanti personaggi sui quali ruotano le storie di questa branca della letteratura considerata per molto tempo secondaria ed è chiaro che, come nella migliore tradizione dei libri definiti genericamente gialli o thriller o ancora polizieschi, le caratteristiche salienti dell’interprete della storia narrata devono esulare da un contesto che contenga i canoni della realtà quotidiana conosciuta, coinvolga il lettore in avventure e situazioni nelle quali egli in prima persona possa difficilmente interpretare la figura del protagonista in modo da stimolarne la fantasia e la partecipazione mentale. Il nostro investigatore privato ha scelto una tranquilla cittadina come Cagliari per sfuggire a quel passato torbido che ancora lo perseguita, mimetizzarsi senza però riuscirci appieno fra le pieghe di una società innocua e piccolo borghese che avrebbe dovuto garantirgli il lasciapassare verso il totale oblio, salvo poi ritrovarsi ad agire insieme ai loschi personaggi che da quell’ambiguo mondo al quale egli stesso ha appartenuto non si sono mai staccati e che gli offriranno la chiave per risolvere il caso della morte del modello assassinato da un killer spietato.

Una città, Cagliari, solo apparentemente tranquilla? Ho ambientato a Cagliari il mio libro intitolato per il semplice motivo che per noi sardi è certamente difficile riuscire a gestire in maniera credibile altri contesti, nel senso che non abbiamo elementi sufficienti per scrivere di una storia noir in maniera completa ed incisiva in luoghi lontani dalla nostra isola, ma d’altronde non vale lo stesso anche per tutte le altre persone di ogni nazionalità che si accingono a tentare un esperimento simile? Certamente gli americani hanno più gioco facile di noi nello scrivere di questi argomenti, ma il successo ottenuto dagli scrittori scandinavi in questo settore editoriale ha dimostrato che non esistono confini o nazionalità particolari per cimentarsi in un tale azzardo. Personalmente mi piaceva soprattutto l’idea di adoperare la nostra città come teatro delle vicende che vedono come protagonista un personaggio fuori dal comune come Giovanni Maria Cerri, un torinese (pensare a un investigatore privato di San Michele o del Castello mi sembrava un tantino grottesco) capitato a Cagliari per caso e qui fermatosi per godere della vita tranquilla e dell’andamento lento che la nostra città offre. Gli stranieri che la visitano dicono nella maggior parte dei casi che qui la gente è cordiale, il cibo ottimo, il mare meraviglioso e che si respira l’atmosfera rilassata del vivere e lascia vivere. Nonostante questo Cagliari si presta, come qualsiasi altro posto al mondo, a fare da cornice a storie di qualsiasi genere senza per questo scantonare nel ridicolo, comprese quelle di genere “giallo”. Solo per fare un esempio, il famoso commissario Wallander, dello scrittore svedese Henning Mankell, di cui sono state vendute milioni di copie e prodotte numerose serie televisive e cinematografiche, opera in una pacifica cittadina, Ystad, di circa 50 mila abitanti dove tuttavia si verificano degli efferati delitti che nessuno potrebbe mai immaginare potessero avvenire in posto simile, eppure tutte le storie risultano plausibili e avvincenti, grazie anche alla capacità dell’autore di descriverle, perché non Cagliari quindi? Dio mi scampi dal volermi paragonare a un simile gigante della letteratura mondiale, ma c’è da chiedersi per quale ragione, nel nostro piccolo, non possono essere il Castello, il Poetto e il Borgo di Sant’Elia lo sfondo ugualmente ideale a contenere un racconto di questo genere letterario che sia allo stesso tempo divertente e appassionante? Per concludere, penso che Cagliari non sia diversa da altre città più blasonate adatta a proporre una storia come quella raccontata in “Omicidio a Santa Gilla” e l’unico modo per scoprirlo è leggere il libro scritto da me medesimo, Paolo Demontis, ed edito dalla casa editrice “Amico Libro” della quale vado fiero di essere stato collaboratore.

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