L’OMAGGIO ALLA FIGURA FEMMINILE NELLA SCULTURA E NELLA PITTURA DI ROBERTO PUZZU

ph: Roberto Puzzu

di TONINO OPPES

La creatività artistica di Roberto Puzzu si manifesta, praticamente da sempre, con opere che vanno dalla scultura alla pittura, all’incisione. Sassarese, a lungo docente dell’Istituto d’Arte e poi direttore del Liceo artistico della sua città, Roberto Puzzu – protagonista ancora oggi di tante battaglie culturali – è stato tra i fondatori, a Tempio, del primo Liceo artistico musicale dell’Isola.  “L’arte e la musica – mi dice – devono andare sempre di pari passo.” E come dargli torto

Le sculture sono materia rigenerata: i corpi di donne, talora senza volto, sono racchiusi in cornici lignee argentate, ornano, e sono esse stesse ornate da tanta ricchezza materiale che scivola sui seni, come lunghi capelli con boccoli lucenti dorati o come materia che dona vita.

Il senso di libertà e di unione è esaltato dalla complicità che custodiscono altre due figure di donne protette dall’abbraccio simbolico e dal leggero manto di un cielo sopra le loro spalle.

Dunque ancora la donna: “Perché?”, domando.

Roberto Puzzu si illumina, prima di rispondere. “C’è sicuramente l’omaggio alla figura femminile, ma la donna che rappresento – racconta con gioia – è mia nonna! Come posso dimenticarla? Donna straordinaria e libera, in periodi in cui non era facile esserlo, testarda fino a laurearsi in Chimica nel 1924. Sì, lei è stata sempre la mia Musa. Ecco perché è sempre presente in molte mie opere.”

“E il doppio?” chiedo ancora, e anche qui la risposta è di una semplicità disarmante: “Sono figlio di un parto gemellare!” Continuiamo il viaggio alla scoperta dei suoi lavori.

Un intreccio di fili neri celebra e porta in primo piano il mondo che si sta trasformando per mano dell’uomo. Una denuncia? Un richiamo?

Si intravede una torre al centro di una sfera, e come un tramonto, il rosso violaceo esalta la vastità che invade la tela. Figure geometriche azzurre si incontrano, una dentro l’altra; l’una è parte dell’altra, senza prevaricazioni, le figure si accarezzano e giocano un interessante effetto prospettico, e tu, osservatore, ti ritrovi dentro la tela e quell’apertura diventa quasi una via di fuga o di salvezza.

Dio è morto! Il corpo denudato e scheletrico del Dio che si è fatto uomo urla con forza: non c’è bisogno di vedere il suo viso sofferente, trafitto da spine e irrigato di sangue. Basta osservare le sue mani inerti mentre le mostra: chissà se l’uomo capirà.  

E poi ci sono ancora loro, le Ma-donne. Speculari, si accarezzano guancia a guancia. Sono avvolte da un manto bianco che accarezza le sinuosità e pare un fiore che genera vita. C’è ancora speranza, dopo tanta crudeltà. L’arte di Roberto Puzzu ci regala un segno di vita e di rinascita.

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