SULLE NOTE DELLA LIBERTA’: “LIBERI DENTRO” DI LUCIANO PIRAS E IL VIAGGIO NELLE CARCERI SARDE CON GLI “ISTENTALES”

Luciano Piras e gli Istentales

di LUCIA BECCHERE

Di grande pathos l’ossimoro

Liberi dentro che dà il titolo al libro di Luciano Piras (Grafiche Ghiani-Monastir-Ca) dove il termine dentro, inteso non come luogo fisico ma nella sua accezione più intima ed emotiva in quanto essenza dell’anima, viene contrapposto alla libertà che trova la sua ragione di esistere nella costante ricerca del vivere i propri sogni. Nel titolo che non vuole essere solo una provocazione per scuotere le coscienze ma anche un’esortazione, un augurio e una preghiera per chi soffre in carcere, tutto un universo dell’umana sofferenza, una realtà che pochi conoscono e che l’autore coglie e documenta durante un tour musicale degli “Istentales” nei penitenziari della penisola.

Suoi compagni di viaggio dunque gli “Istentales”, gruppo musicale nuorese molto amato e rappresentativo delle realtà isolana, da sempre sensibile alle problematiche di chi soffre, che porta dentro gli istituti penitenziari la sua musica, arte sublime che rende l’uomo libero da ogni condizionamento fisico e mentale quale linguaggio universale che abbatte steccati, spalanca varchi e crea arcobaleni che uniscono e inducono a sperare. Con il libro, arricchito dalla prefazione di Roberto Vecchioni, anche un dvd che racchiude decenni di storia del gruppo.

Luciano Piras, capo servizio de La Nuova Sardegna è autore di numerosi testi impegnati nel sociale, nel suo viaggio dell’anima con i Baronetti di Baddemanna nei vari istituti di pena, racconta di un’umanità che soffre per dire che non bisogna chiudere gli occhi di fronte a una realtà che ci appartiene e fa parte di noi in quanto chiunque potrebbe sbagliare e non esserne immune.

In carcere ogni sguardo si fa storia e tutte le storie sono accomunate dalla tristezza per la privazione della libertà nel rimpianto degli affetti negati e persi. In tutti la voglia di raccontarsi, di venirne fuori per riappropriarsi della normalità del vivere e della propria esistenza. Speranze e sogni che si alimentano e viaggiano sulle ali della musica, le cui note penetrano e riscaldano i cuori di tutti, nessuno escluso.

La musica consente di evadere dalla dura realtà, regala una tregua momentanea, scioglie il freddo dell’anima e proietta l’uomo oltre le sbarre. È lo stesso freddo che invade i nostri visitatori dentro e fuori dai penitenziari e che lascia il segno come una sferzata gelida in pieno viso o un pugno allo stomaco.

Il libro è uno strumento per indurre alla riflessione sui numerosi problemi che affliggono le nostre carceri: sovraffollamento, privazione degli affetti, difficoltà a relazionarsi, ad istruirsi, a redimersi ed essere reinseriti nella società. Nelle pagine del testo anche il tema della prevenzione e della presunzione d’innocenza “Chi paga per gli errori giudiziari commessi e in che modo l’innocente potrà essere retribuito del mal tolto?” Se la certezza della pena ci deve essere per chi sbaglia, se le aspettative delle vittime sono legittime, tuttavia occorre punire senza essere crudeli con la consapevolezza del valore sacro della vita. Pagine toccanti di un viaggio con la musica che ha il potere di dissolvere conflitti e indicare nuovi percorsi che non sono mai individuali ma sociali. Viaggio dentro i luoghi di pena per dire a chi soffre che non bisogna arrendersi ma sperare e lottare perché fuori c’è un mondo che attende. Storie coinvolgenti, in cui il silenzio di chi voce non ha, graffia le coscienze. Sono silenzi surreali che si caricano di dignità, di riscatto, di voglia di sognare e di amare ancora. Meraviglia e potere della musica che sfonda porte blindate per dire che anche un istituto di pena può essere un luogo di speranza. Basta un piccolo raggio di sole per riscaldare il gelo di una prigione.

per gentile concessione de https://www.ortobene.net/

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Un commento

  1. Grazie a Tottus in PARI, a Lucia Becchere e all’Ortobene. Per me, figlio di emigrati in Germania, nato e cresciuto in Germania prima di tornare alla mia Lodè, è un onore ritrovarmi tra le pagine di un giornale riferimento di tutti i migranti sardi e non solo. Grazie

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *