DA SASSARI ALLA CONQUISTA DEL MONDO DEL FUMETTO: GIANLUCA PIREDDA E IL LAVORO PER LE GRANDI SERIE AMERICANE

ph: Gianluca Piredda

di MARCO SCARAMELLA

Grazie ad una grande passione per la scrittura che coltiva fin da piccolo, è riuscito a lavorare per grandi serie americane come Winds of Winter, Warrior Nun, Free Fall, Airboy, Freeman, Dracula in the West e Dago. Inizia a pubblicare da giovanissimo, a 15 anni, sulle pagine di Comix (edizioni Panini) inserendosi tra i primi esponenti del fumetto indipendente italiano negli anni Novanta fino a che, nel 2000, esordisce in America. Ha lavorato a diversi libri tra cui Sardegna in Cucina (un successo tra gli shop online e i media), dove racconta la cucina sarda e ne offre le ricette tradizionali. Ha anche diretto molte riviste nazionali come Telefilm Magazine, l’edizione italiana di Sci-fi Now e l’edizione italiana di Weird Tales. Lui è Gianluca Piredda, che ha dedicato volentieri un po’ del suo tempo per raccontarci qualcosa su di lui, e le novità sul suo lavoro.

Gianluca ci racconta di essersi avvicinato alla scrittura da bambino. Come tutti, da piccolo, giocava creando delle storie, dei personaggi, degli intrecci. A un certo punto ha sentito la necessità di fermare su carta le storie che amava raccontare. Il merito è stato anche quello di aver vissuto in una casa frequentata da libri, riviste, fumetti e di sua mamma che gli ha trasmesso la passione per la narrativa inglese, per i classici, per l’epica greca. È stata lei a regalargli la prima macchina da scrivere.

Come sei arrivato a pubblicare in America? Questo in che modo ha influito sulla tua carriera? Nel modo più semplice: proponendomi. Era la fine degli anni Novanta e, dopo una lunga gavetta, ho iniziato ad avere un po’ di visibilità nel nostro mercato. Mi arrivavano proposte interessanti, i giornali e le tv parlavano di me e così presi a contattare gli editori Americani. Era il 1999. Quell’anno conobbi Ben Dunn, ai tempi editore dell’Antarctic Press. Gli piacque una mia storia breve e mi chiese di svilupparla per farla diventare una graphic novel. Era Winds of Winter, una specie di fiaba dark che ebbe un notevole successo, al punto che uscì in una doppia edizione: regolare e con un CD che conteneva la colonna sonora. Da lì è partito tutto. Nel 2001 l’Antarctic press mi affidò Warrior Nun, il suo personaggio di punta, perché voleva che gli dessi un po’ delle tinte dark di Winds of Winter. Poi arrivarono altre serie, da Free Fall a Spektral, poi ancora Airboy insieme a Chuck Dixon e Ben Dunn, dei lavori per la Image Comics, la direzione di molte riviste, la radio, la tv, i libri… oggi la mia casa è l’Editoriale Aurea.

A proposito di Warrior Nun, a breve arriverà anche su Netflix. Cosa puoi dire? Warrior Nun non è un personaggio creato da me, quindi non sono coinvolto attivamente nel progetto. Conosco uno dei produttori, qualche attrice ma non so molto sul progetto, a parte quello che mi ha raccontato Ben Dunn, il creatore della serie, al ritorno dal set. Pare che sarà molto fedele al fumetto e avrà una decina di episodi, nello stile di Netflix.

A dicembre sei stato presente contemporaneamente sui settimanali Lanciostory e Skorpio con Dracula in the West e Freeman. Due western ma completamente diversi. Ce ne parli? Freeman è la storia di uno schiavo che, per via di una serie di eventi, scappa dalla piantagione. In ogni episodio racconto l’America di quegli anni e Theo, da protagonista, diventa quasi più un testimone oculare dei suoi tempi. I disegni sono di Vincenzo Arces, che coniuga perfettamente il suo stile italiano a una “gabbia” alla francese.

Dracula in the West. Dracula in the West è una nuova rilettura del vampiro di Bram Stoker. Nella nostra serie, Dracula riesce a fuggire dalla Transilvania e, dopo un lungo viaggio in Europa, si imbarca per gli Stati Uniti. I disegni sono di Luca Lamberti, giovane promessa del fumetto nostrano. Se Freeman fornisce il pretesto per raccontare la storia dell’America del 1861, con Dracula in the West racconto le superstizioni, i miti e le leggende degli indiani e delle popolazioni native.

Sei anche alle prese con Dago, parlaci un po’ di lui.  È una grossa responsabilità ed è un grande onore che l’Editoriale Aurea mi ha concesso. Dago è un personaggio nato nei primi anni Ottanta dalla penna di Robin Wood e ha conquistato sin da subito i lettori di Lanciostory, diventando un cult per i fan che lo seguono da quattro decenni. Oggi è presente in edicola con i suoi monografici, i cartonati della linea AureaComix, con gli inserti su Skorpio e le nuove avventure su Lanciostory. Io faccio parte dello staff che realizza le storie “a trazione italiana”. Quelle che sto scrivendo sono ispirate a fatti realmente accaduti, ambientati ogni volta in una regione italiana diversa.

Cosa bolle in pentola per il futuro? Tante idee, ogni giorno in redazione ne nasce una nuova. Una cosa è certa: il futuro sarà targato Aurea.

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