LA LUNGA NOTTE PRIMA DELL’ALBA: CARLO EMANUELE GESSA E LA NOSTALGIA DELL’INFANZIA NEL LIBRO DEDICATO A TONARA

di MANOLA BACCHIS

E’ Tonara il luogo magico attorno al quale l’autore del romanzo La lunga notte prima dell’alba intesse un dialogo profondo. Si percepisce il legame e l’amore per il paese dove Carlo Emanuele Gessa è nato e cresciuto, e la lontananza gli fa rivivere, con toni nostalgici, gli anni della sua infanzia.

Un componimento intriso di lirica poetica che accarezza il lettore, mentre, pacatamente, si appresta ad ammirare le rupi calcaree e ad immergersi nelle storie di vite quotidiane del piccolo paese barbaricino.

Gessa, professore ordinario di Chimica all’Università di Bologna, con alchimia, ripercorre un periodo difficile per la Sardegna: siamo tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta del Novecento. Le due Guerre hanno lasciato profonde ferite tra la gente, c’è chi non è più tornato dal fronte, e chi è sopravvissuto ne vive gli effetti assurdi: povertà, miseria e lotte intestine di natura politica.

I protagonisti sono gente comune; la storia di Edoardo, e della sua famiglia, si affaccia nelle nostre case. Sarà il fischio del trenino a scandire il tempo che scorre lento e accompagna il fluire delle vicende nei rioni di Tonara.

E’ il treno il simbolo principale del viaggio: non sempre alla partenza segue un ritorno, e le urla di donne, madri e mogli, che riecheggiano nel paese, scorrono inesorabili tra i vicoli e le piazze. Poco importa se il figlio ucciso è un eroe. Lo strazio lacera a vita, e il lutto, nero più del buio della notte, segnerà per sempre tutta la famiglia e la comunità.

La lucidità di Gessa nel rievocare il passato risveglia ricordi di un periodo in cui sembrava non ci fosse speranza. I soldi scarseggiavano, e i valori dei pochi averi rimasti educavano i cuori dei più piccini con parole forti e delicate degli anziani del paese: “Come mai con un tempo così freddo non porti le scarpe? Hai sempre detto che è pericoloso camminare scalzi nella brutta stagione e adesso che indossi il costume della festa hai dimenticato di metterle?”. “Figlia del mio cuore non meravigliarti, qui il tempo è sempre bello. Il vestito rispetta le circostanze. Le scarpe sono superflue, la nostra gioia si conserva con l’umiltà. L’umiltà nella preghiera fa fiorire i deserti e dà pace anche agli uomini inquieti.”

Dopo tanto buio, la speranza riaffiora, e le vicende di uomini e donne di tutte le caste si colorano di nuova luce. Un libro ricco di vita, che mette a nudo la fragilità dell’uomo e ne esalta le doti proprio per la sua indole fragile: così gli eventi di gente comune ci fanno assaporare il valore delle piccole cose, mentre il fischio del trenino saluta, all’alba, i monti di Tonara.

Carlo Emanuele Gessa, La lunga notte prima dell’alba, Domus de Janas, pp. 432, 20 euro

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