L’ARCHIVISTA SIMONA SERCI FA LUCE SULLA STORIA ARAGONESE. IL 28 NOVEMBRE A CAGLIARI, LO STUDIO CHE RICOSTRUISCE I COMPLESSI DOCUMENTI CONSERVATI

ph: Simona Serci
di GIOVANNA SANTORU

Presentazione in programma il 28 novembre alle 16.30 presso la Cittadella dei Musei di Cagliari in un evento promosso dall’Università di Cagliari e dalla Biblioteca di Sardegna. Oltre tre anni di studio e ricerca tra gli archivi di Italia e Spagna e un sogno: ricostruire la storia aragonese nel Mediterraneo, dalla Penisola iberica a quella italica, lungo un viaggio della memoria tra i Regni di Sicilia, Sardegna e Napoli.

Protagonista ne è l’archivista Simona Serci, originaria di Iglesias, dottore di ricerca in Scienze librarie e documentarie presso La Sapienza di Roma e attualmente in servizio presso l’Archivio generale dell’Ordine carmelitano di Roma, che ha firmato per la prima volta uno studio completo sui complessi documentari conservati negli Archivi di Stato di Cagliari, Palermo, Napoli e Barcellona, ma anche presso diversi archivi storici comunali.

Esito ne è una ricerca enciclopedica di oltre 700 pagine vincitrice del Premio nazionale Bibliographica e confluita in un volume dal titolo “Corona d’Aragona e Mediterraneo” pubblicato dall’Editoriale Documenta, che l’autrice presenterà giovedì 28 novembre alle ore 16.30 presso l’Aula Roberto Coroneo della Cittadella dei Musei di Cagliari, in un incontro promosso dal Dottorato di ricerca in Storia dell’Università di Cagliari in collaborazione con la Biblioteca di Sardegna.

A parlarne con l’autrice sarò un ricco parterre di relatori composto da Mariangela Rapetti, Cecilia Tasca e Olivetta Schena dell’Università di Cagliari e da Gemma T. Colesanti dell’Isem-Cnr di Roma.

«Il lavoro — spiega la storica Olivetta Schena — colma un vuoto nella storia degli archivi sorti per iniziativa dei sovrani della Corona d’Aragona nei Regni di Sardegna, Sicilia e Napoli, con un obiettivo ambizioso ma pienamente centrato che è stato quello di ricostruire i complessi documentari così come si sono sedimentati e sono stati tramandati nel tempo, senza trascurare gli eventi che ne hanno alterato l’ordine originario, in seguito ad incuria, calamità o successivi interventi di riordino della documentazione».

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