E’ BOOM IN SARDEGNA NEL SETTORE DELL’AGROALIMENTARE: LE IMPRESE SONO QUASI 35MILA

Il comparto sta bene e funziona. Anzi, l’agroalimentare è sempre più dinamico in Sardegna. Lo dicono i dati raccolti da Ismea nel 2018, presentati a Salerno, che hanno quantificato le imprese agricole in 34.696 unità e le industrie dell’alimentare in 2.481 attività. I numeri sono contenuti nel Rapporto sulla Competitività dell’Agroalimentare nel Mezzogiorno, realizzato da Ismea, Fiere di Parma e Federalimentare. Lo studio evidenzia anche come i recenti mutamenti dello scenario globale abbiano sostenuto una crescita senza precedenti delle esportazioni del Made in Italy alimentare, grazie a una ritrovata coerenza del modello di specializzazione agroalimentare italiano con le tendenze della domanda mondiale, che ha spinto l’export agroalimentare del Sud del Paese a toccare la cifra di 7 miliardi di euro nel 2018. Nel Mezzogiorno, nonostante il consistente e duraturo impatto della crisi economica iniziata nel 2008, il permanere di un tessuto imprenditoriale caratterizzato da imprese medio-piccole e, più in generale, la conferma di alcuni storici limiti allo sviluppo economico, il settore agroalimentare è cresciuto, nell’ultimo triennio, in termini di valore aggiunto – che supera i 19 miliardi di euro -, di numero di imprese – 344mila imprese agricole e 34mila imprese dell’industria alimentare – e di occupati, che si attestano a circa 668 mila unità, pari al 10% del totale occupati al Sud. Anche il confronto con il Centro-Nord mette in evidenza come, nello stesso periodo, il fatturato dell’industria alimentare sia cresciuto più al Sud (+5,4%) che nel resto del Paese (+4,4%). Performance positive hanno riguardato soprattutto alcune filiere come caffè, cioccolato e confetteria (+14%), prodotti da forno (+18%), olio (+21%); in generale, un rinnovamento generazionale e la presenza di imprese più giovani hanno determinato maggiore dinamicità e capacità di rispondere alle esigenze del mercato. Tra gli elementi più critici, soprattutto pensando alla necessità di agganciare il treno dell’innovazione, preoccupano i bassi livelli di immobilizzazioni nelle imprese del Mezzogiorno e il fatto che esse siano sostanzialmente tecniche con poca attenzione a quelle immateriali.

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