UN SOGNO A GONFIE VELE: IL LIBRO DI MARIA GIOVANNA ORTU PODDA, UN ATTO D’AMORE PER IL MARITO GIOVANNI

di LUCIA BECCHERE

«Finalmente la barca fu registrata con matricola OL1101. Si chiama Maria Giovanna come me» scrive con orgoglio Maria Giovanna Ortu Podda (Siniscola 1955) nel suo libro Mare e Libertà, edizioni Vertigo- Roma, dove racconta la storia di una grande passione per il mare condivisa per un’intera vita con il marito Giovanni Podda, «uomo straordinario per la sua intelligenza e la sua genialità». Poliomielitico fin dall’infanzia, il mare sprigionava in lui una tale forza creativa da rimuovere qualsiasi ostacolo per la realizzazione dei suoi sogni.

A Nuoro dove era nato faceva il calzolaio, ma viveva spesso a Siniscolapresso uno zio prete e soggiornava per lunghi periodi a Santa Lucia. Il fascino della vela lo avvolse in maniera totalizzante tanto da maturare l’idea di costruire una barca tutta sua. Approfondì le sue conoscenze tecniche sulle imbarcazioni consultando libri e riviste internazionali e intrattenendo un fitto rapporto epistolare con architetti e costruttori. Fu così che trasformò in cutter (barca a vela a un albero) una semplice scialuppa acquistata da una contessa di Ozieri e a cui aveva dato il nome di Zaia dal nuorese jaja (nonna) come atto di stima verso la nonna che lo aveva allevato. Armò la barca con materiali riciclati, salpò da Olbia per approdare a Santa Lucia dove lo attendeva l’amico Franceschino Ogno, esperto di mare. Ma presto decise di venderla e affidò l’incarico ad un cantiere di Porto Torres per realizzarne un’altra. Il varo della nuova barca a cui diede il nome di Stella Maris, avvenne presso Castelsardo, ma il sogno fu di breve durata perché una forte burrasca lo costrinse a trovare riparo in una insenatura. Nonostante questo insuccesso, Giovanni Podda intraprese altri viaggi spingendosi fino alle Baleari e fu proprio durante questi viaggi che si avvide che quell’imbarcazione non rispondeva alle sue esigenze per cui pensò di costruire quella che sarebbe stata la barca dei suoi sogni, confidando nell’aiuto di amici e parenti. Fu il giovane Antonio Murru, oggi presidente dell’Ute di Siniscola e autore della presentazione al testo, che per primo offrì la sua collaborazione, con lui Antonio Ortu, artigiano del legno e fratello della giovane donna che a breve sarebbe diventata sua moglie e il muratore Mario Pau. Decisivo fu anche il contributo di Salvatore Mele, maniscalco, falegname e fabbro che si prodigò a concretizzare il suo progetto. Impresa non facile anche per la grande difficoltà nel reperire il legname adatto per l’ossatura dello scafo.

All’architetto navale Maurice Amiet, Giovanni affidò lo studio progettuale di quella barca che avrebbe dovuto rispondere alle esigenze del suo handicap, si documentava con scrupolo e rigore prima dell’impiego del materiale, fotografava ogni posa in opera per inviarla all’architetto francese che ne avrebbe valutato il procedere dei lavori. Consultava di continuo libri di carpenteria, era un vero perfezionista con una inesauribile sete di conoscenza. Nel proseguo dei lavori il cantiere si era rivelato insufficiente a contenerla per cui fu necessario spostarla per ben tre volte prima che fosse completata. In questo progetto aveva ormai investito tutti i suoi guadagni, sostenuto anche del contributo morale e materiale di tanti che con lui condividevano quel sogno. Antonio Murru smise di collaborare per proseguire gli studi universitari, mentre Antonio Ortu e Mario Pau continuarono a sostenerlo nell’impresa. Finalmente, dopo tante difficoltà arrivò il tanto sospirato collaudo del R.i.n.a. e la barca fu registrata con il nome di Maria Giovanna in onore alla moglie che aveva condiviso con lui il sogno di libertà e di avventura.

Il libro è un atto d’amore, di stima e di dedizione dell’autrice all’uomo della sua vita mentre con rimpianto ma anche con orgoglio, si lascia trasportare verso quei mari lontani e sconosciuti che avrebbe voluto solcare insieme a lui. Il grande sogno di Giovanni Podda si è infranto nel dicembre del 2009 a causa di un male incurabile che lo ha aggredito senza scampo, mentre la barca, per espresso suo volere, resta a disposizione dei bambini disabili affinché nel mare ritrovino la loro completa libertà. Messaggio forte per chi come lui ogni giorno deve superare ostacoli e combattere pregiudizi.

per gentile concessione de https://www.ortobene.net/

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