PENSIERI, PAROLE, OPERE E OMISSIONI: CON SIMONA MUZZEDDU, ALTRI 23 ARTISTI A FORTE MARGHERA (MESTRE – VE) DAL 12 al 21 LUGLIO 2019

Roberta Capello|Simona Muzzeddu|Riccardo Bandiera|Diego Dominici|Diego Baldoin|Adriana Olivari|Isabella Sommati|Alice Serafino|Pierfranco Fornasieri|Daniela Capaccioli|Ylenia Viola|Leonardo Kurtz&Dario Laudati|Ignazio Fresu|Anna Vinzi|Juan Eugenio Ochoa|Saro Puma|Andrea Milia|Asako Hishiki|Andrea Pescio|Ivana Galli|Thomas Pitì|Irena Irena Iris Willard

PENSIERI, PAROLE, OPERE E OMISSIONI
Il peccato originale al tempo del web

Omissioni. Soprattutto quelle.
Re-citare il Mea Culpa nel terzo millennio suona anacronistico, in realtà la società contemporanea ha cambiato il significato e il valore del senso di colpa rispetto a quello originale. Etimologicamente, la parola peccato (dal latino peccatum) significa trasgredire una norma di origine divina, perché il concetto così umano di infrazione e violazione di un precetto, rimanda sempre alla sfera del sacro. Nel pensiero più intimo e profondo di ognuno di noi, la nozione di colpa, norma e ordine, segue le leggi di coerenza e coscienza alle quali nessuno, nemmeno l’ateo più convinto, riesce a sottrarsi. Il sacramento del Battesimo col quale purifichiamo un ingenito corpo corrotto, punto cardine della catechesi cristiana, è sempre più privato del valore sacrale, tanto da confondersi con qualunque evento frivolo pubblicato sui diversi canali sociali.
Da un recente sondaggio promosso da una famosa casa di cosmetic surgery, si evince che i sette vizi capitali, sono stati stravolti da una sorta di anomalia che ha geneticamente modificato la nostra percezione di bene e di male. Il vizio della gola ha preso derive che vanno dall’anoressia alla bulimia fino alla paventata obesità, vissuta non come malattia, ma come imperdonabile inestetismo.
Così, nel sondaggio risulta che ci sentiamo in colpa se esageriamo col cibo, se trascuriamo il nostro aspetto esteriore, e se passiamo troppo tempo sui social network. A questi, seguono gli eccessi e le dipendenze nelle diverse accezioni, dal gioco, al sesso, alla droga, tutto facilmente curabile e assolvibile attraverso un flebile senso di colpa e una aleatoria panacea quotidiana, rigorosamente bio, che depura!
La chirurgia plastica è il nostro breviario per alleggerirci da ogni “pesantezza” e da ogni tipo di abuso nel quale ci rifugiamo. Ci auto-perdoniamo qualunque cosa pur di apparire meglio di quello che siamo, soprattutto, non abbiamo più bisogno di qualcuno che ci ascolti da dietro una grata, caso mai ci sdraiamo sul lettino e ingoiamo qualche pillola in più.
Il tema dei sette vizi capitali è sempre stato celebrato nell’arte attraverso immagini allegoriche che hanno seguito l’idea gregoriana che dalla superbia, si fossero generati tutti gli altri peccati.
Simboli e bestiari medievali, metafore mediche per rappresentare le malattie dell’anima, Paradiso, Inferno e ancora Giudizio Universale, l’arte ha celebrato la perversione umana, sociale e sessuale facendosi portavoce delle minaccie dirette ad atterrire chi si allontanava dal sacramento della confessione.
Ripensare alla tavola dei Sette peccati di Hieronymus Bosch, sviluppata in una complessa allegoria circolare, ci fa sorridere se la leggiamo come monito e punizione. Ma oggi, cosa ci fa ancora paura? Quali sono le punizioni inflitte, spesso da noi stessi, che ci rendono vulnerabili e suscettibili al concetto di peccato? Ognuno di noi, nonostante i pregiudizi, conserva una propria visione etica e morale del male, il livello di civilizzazione ha solo cambiato l’immagine ma non l’immaginario, perché per quanti sforzi l’uomo faccia, il timore di essere giudicati da Dio, dagli uomini o dai media, resta comunque un problema da risolvere.

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