BARUMINI, SU NURAXI E “I CAMMINATORI”: ROMA E IL GREMIO DEI SARDI RICORDANO LA FIGURA DELL’ARCHEOLOGO GIOVANNI LILLIU

di FRANCESCO CANEPA

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All’inizio era una collina di terra e di pietre…” sono le parole che aprono il discorso di ringraziamento di Giovanni Lilliu per essere stato chiamato nel 1990 all’Accademia dei Lincei in riconoscimento dei suoi meriti di archeologo.

Dopo questa breve introduzione alla serata, il Presidente del “Gremio dei Sardi in Roma”, ci ha fatto ripercorrere il cammino effettuato da un gruppo di Associati nel giugno scorso e ben documentato dalle belle foto lungo le pareti della “Sala Italia” – gremita come al solito – e ci ha descritto quello appena concluso (Cagliari\Nora\Barumini) in collaborazione con gli amici della Nuova Micologia e a cura di Ivan Meloni.

Stiamo parlando dei “5 cammini”, ideati, promossi e curati dalla Regione per la valorizzazione delle risorse culturali della Sardegna. Ulteriori notizie sui cammini le potrete trovare nel sito “ilgremiodeisardi.org”.

A Barumini i “camminatori” incontrano la Figliola del professor Lilliu, anch’essa apprezzata archeologa, ed apprendono ulteriori elementi sulla multiforme attività del suo longevo genitore arrivato ai 98 anni nel 2012!   

Prima di passare il microfono al professor Salvatore Cubeddu, un’ultima battuta del presidente Masia per ricordare che il professor Lilliu – definito “Sardus pater: babbumannu” – grande studioso delle lingue sarde, faceva una questione di “radici e non di indipendenza”, quando sulle pagine de “Il Cagliaritano”, scriveva gramscianamente di “lingua e orgoglio”

Salvatore Cubeddu – editorialista e saggista storico-politico – dichiarato in lingua sarda il suo orgoglio per essere stato allievo del grande archeologo, esordisce richiamando le parole di Manlio Brigaglia : “…è come se Lilliu ci sia sempre stato …” perché la sua presenza si sente ancora.

Basta compulsare la grande “Enciclopedia della Sardegna” di Francesco Floris, per comprendere la grandezza della vita di “ZiuGiuanni”, come amavano chiamarlo alcuni suoi ‘discepoli’, secondo l’uso tipicamente sardo.

Consigliere comunale, consigliere provinciale, consigliere regionale con una progressione che andava di pari passo con la prestigiosa carriera universitaria che lo portò fino alla “Accademia dei Lincei”!

Già negli anni ’50 avviò scavi e ricerche che consentirono la scoperta de su “nuraxi” di Barumini e l’inizio di quegli studi che, attraverso quelli che lui chiamava “cocci”, tornarono indietro riportandolo sino al neolitico!

Quando ancora Roma non esisteva, la Sardegna era già nota come “isola della felicità”, come si può leggere anche in Diodoro Siculo.

Purtroppo tutti sappiamo che la felicità non durò a lungo e già negli anni ’60 cominciava quella decadenza economica che poi sfociò negli scontri sociali che negli anni successivi conobbero le attività di “Barbagia rossa”, i sequestri di persona, l’emigrazione massiccia e l’inizio della diffusione della droga.

Il settore petrolchimico cominciò ad avere i suoi problemi, mentre il settore minerario e metallurgico iniziava la sua agonia.

Lo stesso Lilliu aveva attivamente collaborato nel sostenere il lancio dell’iniziativa per una assemblea costituente e nella promozione del referendum per l’inserimento della lingua sarda alla pari dell’italiano nelle istituzioni della società sarda.

Lo scontro e il confronto sulla “costante resistenziale”, diventato a tratti incandescente, si diffonde anche fra i partiti nazionali e andrà poi componendosi con la precisazione di una “costante autonomistica”, sollecitata pure da Umberto Cardia, noto intellettuale comunista sardo.

L’appassionato intervento volge al termine per chiudersi con il richiamo ad una nota immagine letteraria del professor Lilliu che evoca l’allattamento dei sardi ai “capezzoli di pietra” sparsi in tutta l’Isola: a voler significare che la conoscenza della nostra storia deve costituire il nostro nutrimento e da esso dobbiamo trarre la nostra capacità di amarci.

Introdotti dal Presidente Masia, Caterina Lilliu e Salvatore Bellisai, accompagnano il filmato che illustra la realtà della “Fondazione Barumini”, con sede in “Casa Zapata” ed avente lo scopo di tutelare, valorizzare e promuovere il territorio dove operò con tanta passione e sapienza Giovanni Lilliu.

L’UNESCO che nel 1997 dichiara quel territorio “world heritage, patrimonio dell’umanità” e 150.000 visitatori nell’ultimo anno, che ne fanno il sito più visitato della Sardegna, sono la prova migliore del valore dell’attività portata avanti dalla Fondazione.

Attività di studio e di ricerca che riguarda un periodo che parte 2.500 anni prima di Cristo e non ritiene di aver ancora compiuto la sua missione.

Missione che si è arricchita grazie alla collaborazione sviluppata con le Università di Cagliari e di Sassari e da ultimo con il Comune di Alberobello, che riceve un milione di turisti in visita ai trulli, e con il Comune di Mogoro, che ospita una mostra biennale del tappeto sardo.

Riprendendo il microfono A.M. Masia sfoga il suo cruccio perché, come recita un vecchio adagio, moriremo senza conoscere la verità sui nuraghi.

Ma – incalza Masia – nella consapevolezza che i nostri nonni non erano dei cavernicoli, ma già oltre 4.000 anni fa erano proto-astronomi, proto-architetti, proto-ingegneri ed artisti. Grandi artisti, come mostra il prezioso volume del professor Lilliu “La grande statuaria della Sardegna nuragica e i giganti di Monte Prama”, proposto in edizione speciale (Gia Comunicazione di Giorgio Ariu) nel 2017 ed esaurito, ma che, a fronte di un congruo numero di prenotazioni potrebbe rivedere la luce. Va infatti tenuto presente che la ricchezza iconografica del volume comporta un notevole investimento per la sua ristampa e non si può rischiare oltre un certo limite. 

Intanto entrava in scena il Maestro Luigi Mazzullo, di origini calabresi ma sardo d’adozione, diplomato al “Pierluigi da Palestrina” di Cagliari e passato dal clarinetto alla chitarra classica, jazz e leggera, ma rimasto ad insegnare nel medesimo Conservatorio dal 1976.

I suoi concerti più recenti alla Radio Vaticana ed alla Radio Nazionale Spagnola ne hanno confermato il suo valore anche oltre confine.

Da Albeniz, a Gardel, Barrios, Tarrega, Piazzolla: note delicate come bolle di sapone piene di sogni che purtroppo si sono dissolte in un attimo.

Forse perché ha percepito che volevamo volare ancora “Su Presidenti” ci ha fatto (e si è fatto!) un regalo a sorpresa: ha invitato Manuela Manca a cantare due canzoni mito per noi sardi: “Deus ti salvet Maria” e “Non poto reposare”, e Manuela come altre volte ha incantato ed emozionato il folto pubblico con la sua bellissima voce accompagnata dal Maestro Gino Mazzullo.

A quel punto cosa potevamo volere di più?

Bhé, però, forse, un po’ di vino e qualcosina per accompagnarlo! Tanto la Presidentessa e la Sua squadra avevano già lavorato per preparare tutto!!

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