CONOSCERE ONIFERI, TERRA DI NECROPOLI PREISTORICHE, DI CANTO A TENORE E DI UN ANTICO RITO DI GUARIGIONE

di COSTANZA LODDO

Incastonato nel cuore profondo della Sardegna, Oniferi è un piccolo centro agro-pastorale che si incontra nella Barbagia di Ollolai. Questo caratteristico borgo di origine medievale sorge a circa 500 metri di altitudine e domina la splendida vallata di “Sa Costa”, in un territorio prevalentemente collinare, in cui scorre su “RivuMannu”, un affluente del fiume Tirso. Qui la natura è serafica e rigenerante e sorprende con splendidi paesaggi: la vista si perde tra le ruvide cime del Gennargentu e si apre a vaste distese di pascoli, per poi incantarsi sul verde immenso dei boschi, trama ricorrente del panorama che abbraccia il paese. “Su Nodu”, “Monte Ormina”, Santu Juvanne” “Su Cantaru”, “Su Pizu de s’Ortu”, “Untana” e “Sant’Antoni” sono i rioni che compongono l’antico abitato, nato nel Medioevo, dove tra le strette e scoscese stradine in lastricato si respira l’essenza della Barbagia. Oniferi è celebre per il suo immenso patrimonio archeologico, eredità del suo ricco passato pre-nuragico e nuragico. Simbolo storico del borgo è, infatti, la necropoli di “Sas Concas”, un affascinante monumento sepolcrale, il più arcaico della Barbagia, risalente al 2700 a. C., dove le antiche genti di Sardegna diedero sfogo alla loro arte, attraverso misteriosi petroglifi, particolari incisioni raffiguranti degli uomini stilizzati a testa in giù. A contribuire alla notorietà del borgo, vi è poi la magnifica tradizione del Canto a Tenore, patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, che qui si tramanda di generazione in generazione e di cui sono presenti alcuni gruppi di fama internazionale: un canto che è un rito, in cui la gioia della comunità, o la malinconia di un giovane innamorato, sono emozioni che divengono musica, intonate dalla voce della Sardegna. Oniferi, però, è un vero e proprio pozzo di tradizioni e antiche usanze. Qui, ogni anno, il primo sabato di settembre significa “Su Palu de SosVichinaos”, il caratteristico palio degli asinelli, nel quale ciascun fantino si veste dei colori del proprio rione e gareggia per conquistare “Sa Pandela”, l’agognato stendardo della vittoria. A Oniferi, inoltre, si scoprono mistici rituali, memoria dell’antico mondo agro-pastorale, come “Su Ballu de sa Vargia” (o “Ballu de S’Argia”), noto anche come “Ballo delle vedove”: un rito apotropaico, con cui si cercava di guarire chi aveva avuto la sfortuna di conoscere il morso dell’Argia, il velenoso aracnide chiamato anche “Vedova nera del Mediterraneo”, e, con esso, la possessione perpetrata da entità malvagie. Le donne del paese, solitamente le vedove,danzavano e cantavano intorno alla sciagurata vittima, in preda a contorsioni e convulsioni, per liberarla dagli spiriti maligni, e solo quando questa riprendeva a sorridere, poteva considerarsi salva. L’essenza barbaricina di Oniferi si esprime anche attraverso i tradizionali festeggiamenti del Carnevale, quando, il 16 gennaio, sono “SosMaimones” a sfilare per le vie del borgo, inscenando varie situazioni della vita reale: difficoltà, sofferenza e morte sono ridicolizzate come segno di scongiura. Vestiti di nero e con il volto coperto di fuliggine, “SosMaimones” sono particolari personaggi legati al culto di Dioniso: sarebbero i seguaci della divinità, che girano per il paese portando in groppa ad un asino un fantoccio antropomorfo, simbolo dell’uomo che fatica nei campi, e sostando di casa in casa per godere dell’ospitalità degli abitanti. Il carnevale, infine, si conclude con la tradizionale pentolaccia a cavallo, un evento sorprendente.

Natura, storia, il canto della Sardegna, mistici balli guaritori e tradizioni carnevalesche: sono tutti dei buoni motivi per conoscere questo paese, il cui nome – in sardo Onièri – ha un etimo sconosciuto. Stando agli studiosi, le origini potrebbero essere preromane e sarebbero legate alla voce fenicia “Hon”, che indicava “ricchezza” o “abbondanza”.

Oniferi vanta una storia ricchissima che comincia nel remoto passato preistorico. Il suo territorio, infatti, fu frequentato sin dal Neolitico e numerose sono le impronte lasciate dalle antiche genti di Sardegna. La più affascinante è senza dubbio quella della necropoli di “Sas Concas”, dove i Sardi primitivi incisero sulla roccia un messaggio composto da graffiti e petroglifi, simbolo della loro concezione di vita e di morte. Altre impronte si rilevano, poi, nelle tombe dei giganti, nei menhir, nei dolmen, e negli oltre quaranta nuraghi sparsi sul territorio, tra cui Ola, Murtas, Badu Pedrosu e il suggestivo nuraghe Brodu, nei cui pressi si trova un’altra affascinante necropoli: tracce di una vita remota che giungono a noi dal periodo compreso tra l’età del Bronzo e quella del Ferro. Nonostante la ricca presenza dei Sardi primitivi, è nel Medioevo che nacque il borgo di Oniferi. All’epoca la “villa di Onièri” era legata al Giudicato di Torres e apparteneva alla curatoria di Sarule, ma nel XIII secolo passò al controllo del Giudicato di Arborea e, successivamente, fu dominio degli Aragonesi che lo inserirono tra i territori del marchesato di Orani. Da allora, seguirono secoli di dominio esterno e il villaggio passò sotto il controllo di varie signorie feudali, tra cui i De Silva, sino alla definitiva abolizione del regime feudale nella prima metà dell’Ottocento.

Pur non essendo annoverato tra le mete turistiche più battute della Barbagia, sono vari gli spunti da cui partire per conoscere il borgo di Oniferi, a cominciare dalla sua storia. Per ammirare il fascino preistorico del paese, la prima meta è certamente la suggestiva necropoli di “Sas Concas”, il complesso ipogeico più esteso della Barbagia e tra i più importanti della Sardegna. L’area custodisce ben venti domus de janas scavate nella roccia e si contraddistingue non solo per l’ampio e articolato impianto, ma anche per i misteriosi elementi architettonici e simbolici: uomini stilizzati a testa in giù sono incisi sulle pareti di alcune tombe, tra cui la magnifica tomba dell’Emiciclo, che ha una struttura complessa formata da un’anticella che introduce, attraverso un portello, ad un’ampia camera semicircolare dal tetto spiovente, da cui si accede ad altre cinque celle secondarie. Oltre a dolmen, tombe dei giganti e vari nuraghi, altre mete preistoriche sono le necropoli di “SosSettiles”, contornate da menhir, e quelle che sorgono al riparo del nuraghe Brodu, scavate alle pendici di una collina trachitica: l’impianto presenta fasi della Cultura di Ozieri (3200 -2800 a. C.), del Vaso Campaniforme (2100 – 1800 a .C.) e di Bonnanaro (1800 – 1600 a. C.), ed è composto da quattro tombe ipogeiche, nelle cui pareti si trovano altri elementi simbolici con tracce di colore rosso. A Oniferi, il fascino dei siti archeologici lascia spazio poi a quello dell’architettura sacra. Nel centro storico svetta la chiesa parrocchiale di Sant’Anna: l’edificio risale al 1400, ma l’impianto originario è stato più volte rimaneggiato. Altro interessante luogo di culto è la chiesa romanica di San Gavino, costruita nel XV secolo: l’architettura è di grande pregio e, sebbene abbia subito alcune variazioni nel corso dei secoli, il suo impianto originario non è stato stravolto. L’arte sacra ritorna anche nelle campagne circostanti, in cui sorge il Santuario della Madonna della Pace, racchiuso all’interno dell’omonimo parco.

Altro motivo per conoscere Oniferi è quello di godere dell’atmosfera serafica e rigenerante che anima la sua natura, meta di lunghe passeggiate all’insegna della pace e della tranquillità, attraverso i sentieri che si snodano tra i fitti e numerosi boschi, il ricco patrimonio naturalistico del borgo. Sugherete, querce, lecci e olivastri dominano la splendida vallata di “Sa Costa”, rifugio naturale di varie specie faunistiche, quali volpi e cinghiali, così come le zone di “Su Berre”, “Ogorthi”, “SosSettiles” e di “Sa Serra”, dove si incontrano i resti di alcune tombe dei giganti. Al notevole patrimonio boscoso di Oniferi, si alternano, poi, lussureggianti distese erbose, destinate al pascolo, e località avvolte da una fitta macchia mediterranea, quali i siti di “Sa Chessa” e “Sa Mata”.

Oniferi si scopre anche attraverso i sapori della sua tavola, autentici e genuini frutti del mondo agro-pastorale, realizzati nel pieno rispetto della tradizione barbaricina. Pregiati sono i prodotti della panificazione, come “su pane ’e fresa” e il “pane degli sposi”, ottimo è il formaggio pecorino e squisiti sono i tantissimi dolci, tra cui “S’Aranzada”, “Casadinas”,Su Pistiddu”, “Pabassinos” e i biscotti ricamati. Da provare assolutamente è il piatto tipico a base di carne di maiale e verdure, “S’Intreghinu”. In merito all’artigianato locale, invece, spiccano la lavorazione del ferro e l’intaglio del legno.

https://www.vistanet.it/

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Un commento

  1. Grazie per questa descrizione

Rispondi a Amedeo CASULA Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *