ATZARA, CULLA DI ARTISTI E DALLA TRADIZIONE TESSILE SECOLARE: IL FASCINO DI UN BORGO MEDIEVALE, TRA I PIU’ BELLI D’ITALIA

di COSTANZA LODDO

Incastonato al confine tra la provincia di Nuoro e quella di Oristano, Atzara è un paese gioiello che si incontra nella storica regione del Mandrolisai. Antichissimo borgo di origine medievale, questo centro barbaricino mostra fiero la sua anima agro-pastorale e si scopre tra le pendici occidentali del Gennargentu, rannicchiato a 553 metri di altitudine, in una conca nell’alta valle del fiume Araxisi, dominata dal monteSa Costa”. Qui, il territorio è un’opera d’arte, dove cime e crinali di scisto si mischiano al manto dei boschi e al profumo dei vigneti circostanti, diventando cornice di una natura che pare un dipinto su tela: il verde brillante dei pascoli, il rosso violaceo dell’uva e l’arcobaleno dei frutteti attorno all’abitato, sono luci e colori che giocano per rapire la vista e, al contempo, raccontano lo spirito del paese. Sorprendente è l’abitato, scrigno pregiato di un antico tessuto urbano aragonese, che pian piano si apre nel centro storico, svelando splendide architetture: nel labirinto di vicoli stretti si scoprono piccole perle del passato, case d’epoca medievale in granito e trachite, impreziosite da graziose finestre e porte, con cornici decorate secondo la tradizione sardo-spagnola. Il pregio della natura circostante e il fascino medievale dell’abitato qui si sono fusi in modo armonico, regalando ad Atzara una bellezza impareggiabile, tanto da essere noto come uno dei borghi più belli d’Italia e occupare un posto d’onore nel prestigioso club nazionale.

La natura atzarese, però, è non solo uno spettacolo per gli occhi, ma anche una gioia per il palato. Questa terra, infatti, è madre generosa che nutre e coccola rinomati vigneti: qui, Bovale sardo, Monica e Cannonau crescono rigogliosi, baciati dal sole, per poi essere trasformati in un vino corposo e robusto, dalle sapienti mani dei contadini atzaresi. Già dall’Ottocento, Atzara era conosciuta per quel nettare rosso D. O. C. dal gusto forte e intenso – il Mandrolisai – oggi, tra i più apprezzati dell’Isola e simbolo del paese. Questo borgo barbaricino, però, è famoso anche per la particolare aurea che lo avvolge, un intreccio di pittura, arte tessile e tradizione vitivinicola che lo trasformarono in un’importante culla di artisti. Le meraviglie di Atzara, infatti, furono richiamo e ispirazione per numerosi pittori “costumbristi” spagnoli, quali Eduardo Chicharro Agüera, Antonio Ortiz Echagüe e De Quirós, che qui giunsero al principio del Novecento, per imprimere su tela le suggestive tradizioni popolari e le peculiarità degli abiti locali, specie di quello femminile, dal caratteristico copricapo chiamato “sa tiagiola”. Atzara, così, divenne fucina di un linguaggio pittorico autoctono d’ispirazione iberica – una vera e propria accademia spontanea conosciuta come “scuola di Atzara” – nonché meta di soggiorno per famosi artisti sardi e non, che qui affinarono il proprio talento: Antonio Ballero, Giuseppe Biasi, Francesco Ciusa, Mario Delitala, Stanis Dessì, Filippo Figari e il celebre Galep, disegnatore di Tex, sono solo alcuni dei protagonisti di quel cenacolo che sorse e crebbe sulle colline atzaresi.

Natura pittoresca, architettura medievale, una suggestiva aura artistica e un’antica tradizione vitivinicola: ecco perché lasciarsi ammaliare da questo borgo, il cui nome ha ancora un’origine incerta. Secondo alcuni studiosi l’etimo potrebbe derivare da una pianta rampicante che cresceva in questi luoghi, chiamata appunto “Atzara”, in italiano “clematide” o “vitalba”. Per altri, invece, l’origine sarebbe da collegare alla radice fenicia “Atzar”, con il significato di “luogo sicuro”.

Atzara vanta una storia antichissima e già dal II – I millennio a. C. le sue colline furono frequentate dall’antico popolo Sardo: al Neolitico, risalgono, infatti, le domus de janas site in località “CorongiuSenes”, così come altri reperti rinvenuti in località “Launisa”. Le impronte della civiltà nuragica si leggono, invece, nei vari nuraghi disseminati sul territorio, tra cui quello di “Abbagadda” (acqua calda). La nascita del borgo risale, però, all’anno 1000, quando in quell’area circondata da nuraghi sorsero due chiesette campestri, “Santa Maria de susu” e “Santa Maria de josso”, equidistanti dal punto esatto in cui nacque l’antico paese di Atzara. Il nome del villaggio comparve per la prima volta in alcune documentazioni scritte (XII secolo), quando Atzara apparteneva al Giudicato di Arborea ed era inserito nella curatoria del Mandrolisai. In questo periodo, il villaggio si ingrandì con l’arrivo degli abitanti della vicina Leonissa, una cittadina di origine romana scomparsa nel XV secolo, e di quelli del villaggio di Spasulè, che qui giunsero per scampare ad una terribile epidemia di peste. Dopo la conquista catalano-aragonese, la comunità atzarese più volte cercò di ribellarsi agli invasori che, per sedare le sommosse popolari, decisero di rispettare le antiche libertà di cui godevano gli abitanti: fu proprio in questi anni di relativa stabilità che presero avvio la produzione vitivinicola e la coltivazione delle ciliegie, elementi che resero famoso il paese. Tali libertà, tuttavia, ebbero vita breve: nel XVII secolo con l’arrivo dei Savoia, prima, e degli Asburgo, poi, il borgo conobbe il duro giogo feudale, dal quale si liberò solamente nel 1838, con il riscatto del feudo. Al principio del XX secolo Atzara conobbe un’importante fase di lustro, quando famosi pittori “costumbristi” spagnoli arrivarono in paese, attratti dalla sue meraviglie: pioniere fu Eduardo ChacharroAgüera che, dopo aver incontrato a Roma un gruppo atzarese in occasione del Giubileo, rimase folgorato dalla particolarità dei loro abiti, tanto da voler soggiornare ad Atzara per riportare su tela le bellezze e le tradizioni popolari del luogo. Dopo di lui seguirono Antonio Ortiz Echagüe e altri pittori spagnoli e non, che avrebbero poi dato vita a una spontanea accademia artistica detta “scuola di Atzara”.

Storia, arte pittorica, tradizione vitivinicola e le meraviglie naturali e architettoniche del paese sono gli elementi che hanno permesso ad Atzara di qualificarsi tra i borghi più belli d’Italia. Per lasciarsi ammaliare dal passato remoto del centro, un interessante sito è il già citato nuraghe di “Abbagadda”, che conserva una torre principale, alta sei metri, e i resti del villaggio circostante: nelle vicinanze, si trova una tomba dei giganti, di cui è ancora visibile la camera funeraria. L’incanto di Atzara, però, è concentrato nel suo borgo, dove il fascino medievale dell’antica architettura catalano- aragonese è arricchito da decorazioni a scalpello di porte e finestre, opera degli artigiani locali: le vecchie “domos de pedra” sono protette da alte mura che si aprono ad ampi cortili, a loggiati e ad antiche cantine, i “magasinos”, autentici tesori del borgo. Magnifico è il palazzo aragonese dei conti di San Martino, residenza dei feudatari nel XVII secolo, noto come “palazzo de su conte”: all’interno, la corte conserva un pozzo con cupola originale, ricoperta di maioliche. La bellezza del borgo si forgia anche di meravigliose architetture sacre che si incontrano, a sorpresa, tra il labirinto di strette viuzze e graziose piazzette. Straordinaria è la parrocchiale di Sant’Antioco Martire, costruita tra il XVI e il XVII secolo in forme tardogotiche: la facciata è impreziosita da un grande rosone sopra il portale e da una cornice su cui poggiano i merli e la croce in trachite. Oltre all’antica chiesa di San Giorgio, risalente al XIII secolo, come non menzionare le due chiesette campestri di “Santa Maria de susu” e di “Santa Maria de josso”, edificate intorno all’anno mille: la prima, nota anche come chiesa di Santa Maria bambina, conserva ancora il suo aspetto originale, mentre la seconda, dopo un crollo, fu interamente ricostruita negli anni ’70 del secolo scorso. Nella visita ad Atzara, infine, tappa obbligata è il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea Antonio Ortiz Echagüe, dedicato al famoso pittore spagnolo: la collezione museale offre un’ampia varietà di opere pittoriche del XX secolo, tra cui il famoso dipinto di Antonio Ortiz, “Donne di Sardegna”.

Altro pregio di Atzara è la pittoresca natura circostante, dove, oltre le morbide colline, lo sguardo si ciba dei colorati vigneti che dominano il paesaggio atzarese. Ai campi coltivati e agli immensi frutteti, si alterna la fitta boscaglia di querce e rovelle che riveste il monte “Sa Costa”, in cui, tra castagni, noci e noccioli, si snodano numerosi sentieri che conducono a freschi ruscelli e sorgenti: tra queste, famosa è la fonte di Laonisa, in cui sorgeva l’antico villaggio di Leonissa, scomparso nel XV secolo. Queste immense ricchezze della natura possono essere ammirate attraverso il sentiero naturalistico “Le Vie dei Vigneti”, di recente istituzione, che regala panorami indimenticabili. Lungo il tragitto, tra i profumi e i colori inconfondibili della macchia mediterranea, non è difficile incontrare varie specie faunistiche, quali il cinghiale, la volpe, il muflone, il daino selvatico, ma anche l’astore, il falco pellegrino e l’aquila reale. Più a sud, il paesaggio muta completamente ed è plasmato dal fiume Araxisi, che crea un confine naturale con la vicina Meana Sardo, per poi proseguire il suo corso fino al Tirso: le sue sponde sono rifugio di anatre selvatiche e aironi cenerini.

Atzara, però, ammalia anche a tavola, tanto che il borgo è famoso per la sua prelibata enogastronomia. Oltre al Mandrolisai – protagonista a maggio della Sagra del vino – e alle innumerevoli varietà di pane, famosa è l’arte dolciaria atzarese che crea dei veri e propri “gioielli” dal gusto sopraffino, quali “isbuconettes”, “su gattou”, a base di mandorle, “sa tumballa ’e latte”, a base di caffè e rum, e “su pani ’e saba”. Tra le specialità tipiche spicca, inoltre, “s’ortau”, una salsiccia preparata con frattaglie e carne di maiale. Perla dell’artigianato locale è la secolare tradizione tessile che genera raffinati tappeti, arazzi e costumi tradizionali. Non mancano, inoltre, l’arte dell’intaglio del legno, con utensili e pezzi d’arredamento arricchiti con originali decorazioni, e l’antica tradizione della tintura dei tessuti, specialmente lana e seta, realizzata con alcune specie vegetali che crescono abbondanti nel territorio.

https://www.vistanet.it/

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Un commento

  1. Anche nel prossimo fine settimana andranno in scena le suggestive atmosfere che accompagnano il meraviglioso viaggio di Autunno in Barbagia. L’evento principe della stagione autunnale isolana e giunto al suo dodicesimo appuntamento e ci mostra altri tesori racchiusi dentro lo scrigno piu prezioso dell’Isola, l’entroterra barbaricino. Dopo Nuoro e Tiana, e la volta di Atzara e Olzai che accoglieranno i propri ospiti nello scenario delle “cortes”, tra folclore, tradizioni e squisita enogastronomia, dal 17 al 18 di novembre. Due giornate, come sempre, magiche e incantate che ci allieteranno con tantissime ricchezze da scoprire. Oggi, in questo viaggio nel cuore della Sardegna, vogliamo lasciarci ammaliare dallo spirito di un’ antica terra del vino, un paese gioiello della Barbagia che e stato anche un’importante culla di artisti : visitiamo Atzara, uno dei borghi piu belli d’Italia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *