IL TRENTINO COME LA SARDEGNA: COMPARAZIONI SU PAESAGGI, ALBERI, ABITANTI, PIANTE, MONTAGNE E … FATE

le immagini dell’articolo sono di Claudia Zedda

di CLAUDIA ZEDDA

Io non ricordo più se l’ho letto da qualche parte o qualcuno me lo ha raccontato, è un fatto indiscutibile, secondo la mia fonte ignota, che il nostro cervello ragioni per comparazioni. Quindi io sono cicciotta perché in giro per il mondo ci sono donne magrissime, ho le mani piccole perché qualcuno è nato con le mani più lunghe delle mie, mi piacciono i culurgiones fatti in casa perché quelli acquistati al supermercato non sono un granchè e via discorrendo. Ora, che tu sia d’accordo o meno, c’è da dire che mio cervello ha usato proprio questa tecnica vivendo il Trentino (eh sì ci sono stata nel mese di luglio) e ne è venuto fuori che è bello esattamente come la mia Sardegna, perché se anche sono diversi, si somigliano. Le temperature su alla Marmolada non mi hanno ghiacciato il cervello: leggi qui e ti spiego.

Comparazione n.1 – Paesaggi Trentini vs Paesaggi Sardi

Tutte le volte che mi sono inoltrata nella selvaggia e verdeggiante Ogliastra, nei dintorni di Villagrande Strisaili, i paesaggi mi hanno ricordato il Trentino. Quello del mio immaginario chiaramente, perché prima di due mesi fa non lo conoscevo personalmente. Ebbene, qualche mese fa, attraversando la Val di Fassa quei meravigliosi paesaggi mi hanno ricordato casa. D’accordo gli alberi, le montagne, i laghi sono parecchie volte più grandi e un pelino più freschi, ma il mio cervello ha trovato una somiglianza di profumi, di colori, di intenti e la cosa mi ha fatto sorridere. Ero lontana da casa, ma in fondo la sentivo lì, casa intendo, a pochi palmi di mano. Credo d’essermi infatuata del Trentino proprio in quel momento, perché proprio in quel momento l’ho sentito anche mio.

Comparazione n.2 Il cirmolo vs il ginepro

A Moena ho conosciuto almeno due cose che non dimenticherò mai: il profumo di cirmolo e una stanza detta stube. Il cirmolo o pino cembro è un albero incredibilmente aromatico che su quei fantastici monti rosa la gente ha pensato di usare per costruire stanze straordinariamente calde, morbidamente accoglienti e decisamente profumate. Uno dei primi ambienti che ho visitato arrivata nel favoloso Hotel Patrizia di Moena è stato appunto quello detto stube. Non solo la stanza era interamente tappezzata di legno e già per questo l’ho amata, non solo al suo interno ho bevuto tisane e grappe deliziose, letto (perché chiaramente c’erano libri tutti da sfogliare) e trascorso fine serata pacifici: chiusa in quelle quattro mura ho respirato il bosco. All’inizio, povera ragazzetta di mare, non sapevo fosse profumo di bosco, ma poi tutto mi è stato chiaro. Ora ti racconto. Identico profumo l’ho annusato all’interno di una delle stanze della Spa del Patrizia: la stanza del sale (quello rosa, Himalayano non ti dico la meraviglia). Al che mi sono informata. Questo è quello che mi è stato detto: quel profumo non è la provvidenza a infonderlo in ogni cosa trentina, ma è un pino, il cirmolo appunto, o cembro. Il suo profumo dura per secoli e il suo influsso è tanto benefico che alcuni si sono decisi non solo a foderarci intere stanze, ma anche a costruire cuscini pieni di trucioli aromatici. Ovviamente ho comprato uno di questi cuscini, ovviamente mi sono informata sui benefici del cirmolo sulla salute (abbassamento della frequenza cardiaca, aumento della qualità del sonno, recupero delle energie, effetto antibatterico, ideale soprattutto per chi soffre di allergie. In aggiunta, può far risparmiare il totale di battiti cardiaci dalla tarda sera fino al mattino (3.500 pulsazioni/notte), ovvero circa un’ora intera di battiti cardiaci. Il profumo, sprigionato dalla sua perfetta combinazione tra vitamina C, oli essenziali, resina, trementina e pinoli, è persistente e regala un piacevole senso di calma alla psiche umana. Viene particolarmente usato in camera da letto. Non viene usato come legna da ardere poiché l’odore emanato è molto forte. Leggi tutto qui), ovviamente di rientro a casa ne ho comprato online una scatola piena che ora mi profuma la casa e la camera da letto portando il bosco a pochi passi dal mare. Ho fatto anche un’altra cosa: di rientro a casa mi sono attaccata all’arredamento domestico realizzato con il ginepro e forse per la prima volta ne ho sentito realmente il profumo: è intenso e benefico, diverso dal profumo di cirmolo ma pur sempre odore di bosco, del mio bosco. C’è da dirlo, il cirmolo mi ha insegnato a sentire il profumo del legno: ora mentre passeggio nel cuore delle piccole ma deliziose foreste sarde annuso i tronchi. Io mi sento davvero bene, un po’ meno le persone che scelgono di fare una passeggiata con la sottoscritta che devo dirlo, sembra si sentano un pelino a disagio. Piccola curiosità che mi è stata raccontata: stube si traduce con stufa. Un tempo la stube era la cucina, uno degli ambienti più caldi della casa e per questo è diventato sinonimo anche di stufa.

Comparazione n.3 I trentini vs i sardi

I trentini sono gente simpaticissima. Fanno formaggio, bevono vino, hanno bestiame, in autunno cercano i funghi, d’estate si sdraiano sull’erba verde, passeggiano la montagna, amano gli alberi e vivere all’aria aperta. Ok, non posso fare un discorso valido per tutti i trentini, ma quelli che ho conosciuto mi sono sembrati così, persone piacevoli, di quelle con le quali a tavola ti ci siedi volentieri. Ho avuto la sensazione, inoltre, che esista con i sardi una qualche affinità elettiva che ancora non riesco a comprendere. Ovunque mi è stato chiesto se fossi sarda e ovunque qualcuno aveva un parente, una discendenza, un’origine o un legame in Sardegna. Così i camerieri, i proprietari dei ristoranti che ho frequentato, alcuni degli ospiti, le guide turistiche e i capacissimi proprietari dell’Hotel Patrizia. Se ci penso ora mi viene una nostalgia tremenda. Mi sono rimasti subito simpatici, i proprietari del Patrizia intendo: tanto per cominciare sanno fare il proprio lavoro e di questi tempi…  Sorridono, ti fanno sentire a casa, ti fanno sentire che è un piacere averti lì; è bastato parlare per poco con loro per essere riportata bonariamente sulla mia Isola. Con grossa sorpresa mia e di Daniele ci hanno raccontato che frequentano con regolarità la Sardegna, in particolare una spiaggia. “Quale?” chiedo io. “Quella di Calasinzias”, mi viene risposto. Ci risiamo, ancora una volta sono in Trentino e mi sento a casa perché il caso ha voluto che la spiaggia di Calasinzias sia quella che io frequento da che ho 4 anni di vita.

Comparazione n.4 Veratro vs Peonia e Stramonio, Achillea Millefolium vs Achillea Ligustica

Il Trentino è stata una manna dal cielo per la mia essenza d’erborista: nonostante il freddo pungente di luglio (non voglio immaginarmi quali temperature possano raggiungere in Febbraio) i prati erano invasi di fiori meravigliosi. Hai mai visto i prati nei quali corre Heidi? Ok così. Mi sentivo un’ape nel paese di pollilandia: impazzita. La protagonista della mia vacanza è stata sicuramente l’achillea. Lì cresce la bellissima millefolium, con fiori più grandi e bianchi, ma è profumata quanto la ligustica, che cresce a casa. Sono implosa di felicità intravedendo la meravigliosa campanula barbuta, protagonista di un meraviglioso film d’animazione nel quale è raccontata come fiore delle streghe. E ho incontrato anche il Veratro, che delle streghe è stato per davvero. Ero sicura si trattasse della Genziana, ma per fortuna ho dato retta a quello che raccontava la nostra super guida, Riccardo. In realtà il Veratro somiglia alla Genziana ma rispetto a questa è incredibilmente velenoso, letale ad alte dosi, curativo nelle dosi giuste. Tanto è ricco di alcaloidi che è diventato nel parlare comune una delle piante delle streghe.  La veratridina è l’alcaloide più potente contenuto in questa pianta: è in grado di bloccare la trasmissione degli impulsi nervosi, impedendo la respirazione e provocando una caduta drammatica della pressione arteriosa ed un rallentamento marcato del battito cardiaco. Più mi si raccontava del Veratro, più io pensavo alle mie piante delle streghe: lo stramonio, che cresce a due passi da casa, che pare innocuo e bello, ma può essere letale, e la Peonia, non ugualmente pericolosa ma che pure come le due precedenti è stata raccontata come pianta “delle streghe”. Le mie streghe mi hanno seguito anche lassù fra i monti rosa del Trentino. Te lo confesso, ho desiderato ardentemente di potermi fermare più a lungo per scoprire tutte quelle meravigliose piante che ora sono qui, nella mia memoria, ma senza un nome.

Comparazione n.5 Monti rosa di Moena vs Monti rosa di Orgosolo

Dal nostro Hotel ogni sera vedevo stralci di Dolomiti che si coloravano di un rosa arancio. Un rosa freddo, lontano, innaturale. Quel rosa ha valso a Moena la nomea di fata delle Dolomiti e quello stesso colore mi ha stregato: ogni sera mi si parava davanti una montagna lunga e verde il cui profilo ricordava da vicino una donna stesa, addormentata, con tanto di fronte, naso, bocca, mento e fluente chioma verde. Sotto il verde c’era la roccia, e la roccia al tramonto diventava rossa e poi rosa esattamente come ho visto fare alle rocce di Orgosolo e Nuoro, che al tramonto non sono più pietra, ma una cascata fluida di colore sanguigno e silente. E tutte le sere della mia vacanza ero a Moena, ma un poco ero anche immersa nel fascino selvaggio di Orgosolo che mi manca ogni giorno che le sono lontana.

Comparazione n.6 Fade e Diale vs Janas

Te lo dico subito: non ho trovato molte fate lassù, fra i monti. Mi spiego meglio: sono sicura ci siano le fate lassù, ma in pochi me ne hanno raccontato le storie. Per cui da sola ho dovuto trovarle. Ho notato i loro cerchi e le loro grotte e casualmente (diciamo così) sono inciampata in una interessante pubblicazione: gnomi, anguane e basilischi di Dino Coltro. E’ qui che si parla di fade e diale, che, ho i brividi anche solo a pensarlo, sono incredibilmente simili alle mie Janas. Aiutano i montanari nei loro lavori, mostrano la strada a chi si è perduto, sono accompagnate dal rumore di sonagli e campanelli e la loro indole è mutevole, gentile o malevola. Sono scomparse per vari motivi, ma il principale è un furto. Alcune donne avrebbero rubato le loro preziose lenzuola stese sui monti e da allora le fade hanno ritenuto il mondo un luogo poco grazioso nel quale vivere. E tant’è, se ne sono andate. Naturalmente tessono in telai interamente d’oro e una di loro, la regina, possiede uno specchio. Sono le mie Janas, solo si chiamano in maniera diversa e vivono fra le nevi.

Chiudo questo breve report di viaggio consigliandoti di visitare Trento, piccola e a misura d’uomo, con un meraviglioso museo: un vero e proprio parco giochi scientifico per bambini ed adulti, il Muse. A pochi passi c’è pure un meraviglioso orto cittadino dove cresce davvero di tutto, anche la bellissima Peonia.

Chiudo questo breve report di viaggio consigliandoti di visitare di visitare Moena, di assaggiarla, di odorarla, di conversare con la sua gente, di perderti fra le sue incredibili montagne: non temere, le fade ti aiuteranno a ritrovare la strada e perdendoti potrai trovare deliziose fragoline di bosco, meravigliosi larici, annusare profumatissime achillee e potrai sognare d’essere una strega mentre raccogli le incantate campanule barbute. Chiudo questo breve report di viaggio raccontandoti che dal Trentino mi sono lasciata ammaliare. Ho imparato che anche lontana dalla mia terra, la mia terra non mi lascia, perché la mia terra sono io, e dove sono io è lei. Ovviamente dopo questo viaggio ho lasciato un frammento del mio cuore anche lì, nella piccola Moena. Dovrò tornare.

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Un commento

  1. Io sono cresciuta frequentando spessissimo il Trentino , lo considero la mia seconda casa. Poi mi sono innamorata di un sardo e ho conosciuto la Sardegna… e ho ritrovato le mie fate e i miei boschi… che meraviglia!

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