FLAVIO BUSONERA, IL MEDICO BUONO, UN EROE DIMENTICATO DAI SARDI

ph. Flavio Busonera

di CLAUDIO MOICA

In una società che fa fatica a conquistarsi il presente è quasi scontato che faccia a meno di conoscere il proprio passato o perlomeno preferisca dimenticare. Invece dimenticare è sinonimo di involuzione perché si ha sempre bisogno di dare uno sguardo a quello che è stato per poterci migliorare e soprattutto progredire. Anche i sardi non sono di certo migliori nel tendere a non interessarsi del proprio passato e di tutti coloro che hanno dato anche la vita per un ideale. È il caso di Flavio Busonera che ai più, probabilmente, risulta essere un emerito sconosciuto, ma non sono dello stesso avviso gli abitanti di Padova che all’illustre isolano hanno dedicato una strada, una struttura ospedaliera e una scuola elementare con tanto di busto.

Flavio Busonera, chiamato poi il medico buono, nasce a Oristano il 28 luglio del 1894 da una famiglia di artigiani, figlio di un piccolo commerciante di gazzose. Dopo le scuole medie frequenta il Ginnasio ad Oristano, Prosegue poi gli studi a Cagliari frequentando il Liceo Dettori, dove fa la conoscenza di Antonio Gramsci, che lo sensibilizza alle prime lotte socialiste dei lavoratori portuali cagliaritani e delle operaie della manifattura tabacchi. Partecipa alla prima guerra mondiale, e, anni dopo, consegue la laurea in Medicina all’università di Cagliari per poi intraprendere la carriera di medico di famiglia nel paese di Sarroch, successivamente si trasferisce nella penisola a causa delle sue idee politiche che lo porranno in contrasto con la borghesia locale. Socialista da giovanissimo, aderisce al neonato Partito Comunista nel 1921. Dopo una breve permanenza a Claut, in Valcellina, arriva nel 1926 a Cavarzere, grosso centro agricolo in provincia di Venezia, nel periodo abitato da molti braccianti agricoli, spesso costretti a dure condizioni di lavoro e abitative. Siamo nel periodo in cui il partito fascista vive il suo massimo splendore e di certo non rendeva semplice la vita degli antagonisti, talvolta rappresentati da gente con poche conoscenze culturali.

Flavio Busonera, nel periodo in cui vive a Cavarzere si sposa con Maria Borghesan,  che darà alla luce  quattro figli, nel lavoro si distingue per l’efficacia e l’umanità: i suoi pazienti spesso non erano neppure in grado di pagarlo, ma lui, pur tra gli stenti, si dedica comunque alla sua professione con dignità e serenità. Dopo l’8 Settembre del 1943 organizza le forze partigiane, è comandante della Brigata Venezia e aiuta nell’organizzazione e nel ricevimento di lanci, sostiene i giovani renitenti, soprattutto cura i partigiani alla macchia. La sua innata generosità però lo tradisce: accorso ad assistere un falso partigiano ferito, viene catturato dai repubblichini fascisti e rinchiuso nelle carceri dei Paolotti a Padova. Il 16 Agosto 1944, nel centro di Padova, per un atroce gioco del destino viene ucciso il colonnello repubblichino Bartolomeo Fronteddu, suo corregionale di Dorgali, e l’uccisione viene attribuita ai partigiani:  non fu così: Fronteddu venne eliminato da sicari per una questione passionale – ma i capi fascisti locali decisero di sfruttare l’occasione e attribuire il fatto agli appartenenti alla Resistenza. Nella giornata del 17 Agosto 1944 sette partigiani vengono fucilati nella caserma di Chiesanuova, mentre Flavio Busonera viene impiccato nel centro medievale assieme ad altri compagni. Secondo alcuni testimoni oculari, Busonera si comportò fino all’ultimo istante con dignità e coraggio e rivolgendosi al boia disse: ”Perché tremare? Io non tremo. Mettete bene il laccio”. Le sue ultime parole furono: “Viva l’Italia! Viva il Socialismo!”. (testo liberamente tratto da Flavio Busonera, martire della Resistenza veneta, a cura dell’A.N.P.I. provinciale di Padova, 1970). Dopo un mese il Tribunale Fascista risalirà ai veri autori dell’uccisione del colonnello condannandoli a morte.  A memoria di Busonera nel 1951 venne posta una  lapide sulla facciata della casa in Via Trento Trieste a Cavarzere; il 25 aprile del 1967 gli venne dedicato un busto, nell’atrio delle Scuole Elementari del Villaggio a lui intitolato mentre il 25 aprile del 1974, nello stesso villaggio, venne inaugurato un suo monumento; il suo ricordo viene rinnovato tutti gli anni proprio il giorno della festa della liberazione. In Sardegna, con anni di ritardo, è la città di Sassari che gli dedica una via nel quartiere di “Li Punti” e, solamente, il 25 aprile del 2016 la sua città Natale, Oristano, decide di intitolargli la moderna struttura del “Centro Giovani” a Sa Rodia.

La società può essere solo se si ricorda di essere stati, la memoria storica è un diario, un salvadanaio dove conservare i fatti più significativi delle vicende umane: non può esserci futuro senza  memoria. Dimenticare o cancellare la memoria equivale a distruggere la propria identità e, di conseguenza, la propria continuità nel tempo. Bisogna ricordare, e non emulare, esempi distruttivi come quelle delle SS tedesche che quando si ritiravano dai campi di occupazione, distruggevano il più possibile, proprio per uccidere la memoria, sostenendo che in questo modo nessuno avrebbe creduto.

Solo ricordando si sono ottenuti i diritti per i lavoratori, le donne hanno avuto il diritto al voto, le persone di colore hanno riscattato la parità di trattamento; avere memoria non significa tornare a rivivere minutamente ogni attimo, quanto piuttosto selezionarne i momenti più significativi, più eloquenti, più utili, più vivi per noi e trasmetterli alle generazioni future. Gli esempi estremi come quelli di Flavio Busonera devono servire da esempio per chi pensa che la democrazia e la libertà sia un valore acquisito: non è così perché le conquiste fatte devono essere confermate tutti i giorni e lo si può fare solo attraverso la memoria.

https://www.ajomagazine.it

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

4 commenti

  1. Bel ricordo. mio nonno classe 1895 nato e cresciuto ad Oristano ,raccontava di questo suo amico d’infanzia e compagno di ideali, morto per mano dei fascisti.

  2. Oggi andando a prendere mio nipotino al Nido in via Trieste a Nuoro ,sulla facciata della bella e antica struttura “LA CASA DELLA MADRE E DEL BAMBINO” c’è il nome FLAVIO BUSONERA e io ho voluto documentarmi.È bello conoscere non solo ricordare.

  3. Francesco Pintor

    Grazie……molto interessante e da ricordare.

  4. Segnalo che la foto è sbagliata. Non corrisponde alla persona di Flavio Busonera, nato a Oristano e morto a Padova.
    Penso si tratti di un caso di omonimia…

Rispondi a Gabriella Suella Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *