LA NOMINA DI MONSIGNOR BECCIU, ORIGINARIO DI PATTADA, A CARDINALE: E’ IL NUMERO TRE (VICE SEGRETARIO DI STATO) DELLA GERARCHIA VATICANA

Monsignor Angelo Becciu

di MARIO GIRAU

Tra i quattordici nuovi cardinali annunciati dal Papa al “Regina Coeli” c’è anche monsignor Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato e Delegato speciale del Pontefice presso il Sovrano Militare Ordine di Malta. L’alto prelato, nato a Pattada (diocesi di Ozieri) il 2 giugno 1948, riceverà la berretta cardinalizia il 29 giugno. Una nomina attesa, ma non prevista così presto, rimasta segreta come per tutti gli altri futuri porporati scelti dal Papa nelle chiese d’Africa, Europa, Asia e delle due Americhe per esprimere «l’universalità della Chiesa che continua ad annunciare – ha detto Bergoglio – l’amore misericordioso di Dio a tutti gli uomini della terra. L’inserimento di nuovi cardinali nella diocesi di Roma, inoltre, manifesta l’inscindibile legame tra la sede di Pietro e le Chiese particolari diffuse nel mondo».

«Per me è una sorpresa», ha detto l’arcivescovo sardo a Vatican news. «La vocazione dei cardinali è di essere fedeli totalmente al Papa ed essere disponibili a effondere il proprio sangue, ma proprio nella fedeltà, nell’amore alla Chiesa. E quindi dovremmo essere testimoni di comunione e di unità… e poi, direi anche ricchi di fantasia nel sapere trovare le vie giuste per l’evangelizzazione. La scristianizzazione avanza – ha detto il presule sardo – soprattutto nel mondo occidentale, e quindi il nostro umile contributo perché si trovino forme nuove e adeguate ai tempi per l’evangelizzazione. Sempre in comunione con il Santo Padre: con lui dobbiamo costruire le novità per la Chiesa».

La nomina di Becciu – è il quarto nome nell’elenco dei nuovi cardinali annunciati dal Sommo Pontefice – tra i molti significati politici, organizzativi e pastorali che la spiegano, segna una nuova ulteriore attenzione di papa Francesco verso la Chiesa sarda, meta del suo secondo viaggio al di là delle mura vaticane e di incontri e telefonate dirette con sacerdoti, vescovi e laici in situazione di particolari difficoltà.

Come il Papa anche il Sostituto della Segreteria di Stato segue sempre con molta attenzione, qualche volta con angoscia, le dinamiche socio economiche dell’isola, soprattutto in riferimento alla disoccupazione: «Mi piange il cuore non poter fare nulla per i giovani».

Becciu ha cominciato a proporre l’isola al papa venuto dall’Argentina già pochi mesi dopo l’elezione al soglio pontificio, suggerendo il pellegrinaggio ai piedi della Madonna di Bonaria venerata anche a Buenos Aires. «Pur dovendomi occupare della Chiesa universale, non posso dimenticare – ha detto Becciu – che sono nato e sono stato generato nella fede proprio nella Chiesa sarda, per la quale nutro particolare affetto». Appena ha un momento libero il Sostituto della Segreteria di Stato lascia la terza loggia vaticana e si fionda in Sardegna. Ogni occasione è buona per tornare a Pattada dove vivono i fratelli, per presiedere feste patronali e gioiose rimpatriate con i compagni di seminario di Cuglieri e Cagliari: l’ultima a fine dello scorso mese di aprile. Oppure per dare praticamente il “nihil obstat” – in attesa del via libera ufficiale della Santa Sede e dei vescovi sardi – alla celebrazione della Messa in lingua sarda. Il 28 aprile scorso ha presieduto la liturgia in limba in occasione di “Sa die de sa Sardigna”.

«Quando sono stato ordinato sacerdote – ha detto qualche settimana fa il Sostituto – non pensavo minimamente a entrare nel servizio diplomatico della Santa Sede, che consideravo qualcosa di alieno e di remoto per noi sacerdoti diocesani della Sardegna. Un giorno il mio vescovo, monsignor Giovanni Pisanu, mi chiamò e mi disse che mi volevano a Roma nella Pontificia Accademia Ecclesiastica». La segnalazione era partita dalla Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna. «Non mi fu facile dire di sì, i miei familiari non erano affatto contenti che mi allontanassi da loro e da buon sardo soffrivo ad abbandonare l’isola. Accettai fedele al proposito di spendere la mia vita laddove il Signore mi avesse voluto». Nunzio apostolico in Angola, Sao Tomè e Principe, quindi a Cuba per due anni, dal 2011 è chiamato da Benedetto XVI in Segreteria di Stato.

«Conservo sempre nella memoria – ha detto recentemente il presule – i primi anni di vita sacerdotale con tanta gratitudine e anche con una certa nostalgia. Ho vissuto nella mia diocesi di Ozieri per sette anni come vice-rettore del seminario minore, ma appena libero prendevo gusto ad andare nelle parrocchie a fare pastorale a stretto contatto con la gente. Quel lavoro apostolico, che ho vissuto nei primi anni sacerdotali,

ora mi sforzo di sostenerlo con il mio servizio, visto che ogni ruolo, nella Chiesa, ha senso solo alla luce della missione e della realizzazione della comunione con Dio e con i fratelli». Un servizio per la Chiesa universale mirato, sulle orme di Papa Francesco, all’evangelizzazione.

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Un commento

  1. Vivissimi auguri per la sua grande missione

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