I SHARDANA ERANO TRA I NURAGICI? L’INDAGINE PER ORA SENZA PROVE DELL’ARCHEOLOGO PUGLIESE GIACOMO CAVILLIER

ph: Giacomo Cavillier

di FRANCESCA MULAS

“Se domani trovassi finalmente le prove che gli Shardana erano i nuragici della Sardegna ne sarei felicissimo. Purtroppo, per ora, nulla ce lo conferma”. Giacomo Cavillier, archeologo pugliese, da tempo segue le tracce che i guerrieri Shardana, mercenari al soldo dei faraoni egiziani, hanno lasciato nel Mediterraneo intorno al XIII secolo avanti Cristo: pochi giorni fa lo studioso è approdato nell’Isola con il ‘Progetto Shardana‘, alla ricerca di ogni indizio che permetta di dare un volto ai guerrieri di cui ci parlano i documenti dell’antico Egitto. Di loro sappiamo solo che viaggiavano nel Mediterraneo al seguito di altre genti chiamate ‘Popoli del Mare’, e che erano abilissimi nell’uso della spada. La loro identificazione è tutt’altro che certa: in tanti credono che gli Shardana siano i sardi dell’età nuragica. Il  nome che ricorda quello della Sardegna, intanto, e poi quei ritratti che li raffigurano con l’elmo, lo scudo e il gonnellino così simili a quelli dei bronzetti nuragici.

Basta questo per affermare che i nostri antenati vissuti nell’Isola nell’età del Bronzo fossero gli Shardana arruolati con gli Egizi? “No, non basta – ci ha detto Cavillier (nella foto a sinistra) a margine di una conferenza sul tema ospitata lunedì all’Università di Cagliari a cui hanno partecipato anche gli archeologi sardi Rubens D’Oriano e Alfonso Stiglitz. – E infatti cerchiamo altre prove: la civiltà nuragica è senza dubbio straordinaria e aveva un ruolo importantissimo nel Mediterraneo. Ma dobbiamo trovare documenti, dati, informazioni concrete per avere risposte”.

Un tema, quello degli Shardana, tra i più discussi degli ultimi anni, capace di spaccare il mondo scientifico e di creare forti attriti tra gli studiosi di Università e Soprintendenze, da un lato, e gli studiosi ‘indipendenti’ che non accettano la posizione di cautela degli archeologi. Unica voce fuori dal coro quella di Giovanni Ugas, ricercatore e docente dell’Università di Cagliari che un anno fa ha dato alle stampe “Shardana e la Sardegna. I Popoli del Mare, gli alleati del Nord Africa e la fine dei grandi regni” sostenendo l’identificazione di Sardi e Shardana. Tutti gli altri vanno cauti: la suggestione, la somiglianza non sono sufficienti. Occorre indagare ancora.

Su queste premesse 10 anni fa è nato il progetto di ricerca di Giacomo Cavillier: esperto in egittologia, ha lavorato in diverse missioni in Italia e in Egitto e collaborato con varie realtà culturali tra cui il Museo Egizio di Torino e il Museo Archeologico di Firenze; attualmente è direttore della Missione Archeologica Italiana a Luxor. Negli ultimi anni si è dedicato soprattutto a cercare i Popoli del Mare, quella coalizione di genti mediterranee che, come dicono le fonti egizie, sfidò in più occasioni gli eserciti dei faraoni.

Il ‘Progetto Shardana’ non tocca solo la Sardegna ma riguarda tutto il Mediterraneo. Da una settimana si sta concentrando nell’Isola: è partito dalla  parte nord ovest tra Alghero, Perfugas, Castelsardo, e nei prossimi mesi si sposterà nel resto della regione. “Indagheremo sulle zone costiere che possano attestare contatti con popoli come Ciprioti e Micenei che intorno all’età del Bronzo commerciavano con gli Egizi e altre genti nel Mediterraneo. Secondo le fonti,  queste popolazioni erano scortate nei loro viaggi dai guerrieri Shardana, arruolati nell’esercito dei Faraoni, che proteggevano i carichi delle navi dalla pirateria: dove andavano i commercianti in contatto con gli Egizi probabilmente andavano anche loro. Ci sono lungo le coste sarde luoghi abitati continuativamente per tantissimo tempo che potrebbero darci qualche risultato. Cosa cerchiamo, in concreto? Qualsiasi elemento che ci possa suggerire la presenza di questi guerrieri sul sito. Oggetti, testimonianze, anomalie: tutto può essere utile per gettare una nuova luce sul tema”.

Mancano le prove, dunque, ed è per questo che si continua a cercare: soprattutto per il tramite dei popoli  che frequentavano l’Isola e avevano contatti con i sovrani dell’Egitto. “Non escludiamo a priori che gli Shardana venissero dalla Sardegna – precisa ancora Cavillier – ma quelli di cui parlano i documenti antichi hanno una fisionomia precisa: erano abilissimi nella guerra, tanto da essere arruolati come guardia del corpo dei sovrani, e specializzati nell’uso della spada. Quanto sappiamo dei nuragici finora non ci dà lo stesso identikit. Ecco perché dobbiamo cercare indizi che vadano oltre alle similitudini; anche la Corsica e la Danimarca, ad esempio, ci hanno restituito statue e corredi funerari che somigliano alle descrizioni egizie. La nostra ricerca passa anche dalla Sardegna ma non ci fermeremo qui: toccheremo Sicilia, Baleari, Cipro, Creta, Corsica. Alla fine ci incontreremo insieme davanti a un tavolo per mettere insieme tutti i dati”.

Quanto finora noto, cioè epigrafi, documenti, incisioni trovate in Egitto e Siria (le tavolette di Tel El Amarna ad esempio, il documento di Medinet Habu, l’iscrizione sulla battaglia di Kanesh) sugli Shardana, non è secondo Caviller sufficiente per avere la certezza che si tratti di Nuragici: le conoscenze che abbiamo dell’antica civiltà sarda, al contrario, ci inducono a pensare il contrario. “Io sono un archeologo e baso le mie tesi su quello che trovo: ciò che sappiamo fino ad ora non ha riscontro nell’archeologia. Gli Shardana di cui parlano le fonti egizie erano un popolo che intorno al XIII secolo godeva di uno status privilegiato nel regno egizio, un paese dalla struttura complessa, dotato di una cancelleria, di un’amministrazione straordinaria fortemente centralistica e di una diplomazia articolata: risulta difficile credere che i militari al servizio dei Faraoni venissero da una terra come la Sardegna gestita in maniera federale. Come potremmo pensare che la dinastia egizia dialogasse con piccoli villaggi nuragici? Abbiamo le lettere che i Faraoni inviavano ai sovrani dei paesi amici: testimoniano rapporti diplomatici complessi retti da regole precise, che avevano alle spalle una gestione amministrativa dotata di scrivani e interpreti. E allo stato attuale delle conoscenze questo tipo di amministrazione non esisteva nella Sardegna nuragica. Ad ogni modo la ricerca continua: se in Sardegna dovessimo trovare le prove che cerchiamo, allora potremmo finalmente dare un volto e un nome agli Shardana”.

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2 commenti

  1. Le certezze ci sono eccome basta vedere le armi dei guerrieri nuragici trovate,e i bronzetti i giganti di Monte Prama, che gli ritraggono e i dubbi si riducono al minimo ,ma come si può pensare che un popolo che ha lasciato così tante meraviglie non fosse importante nel Mediterraneo?il problema sarebbe come smentire tutto quello scritto ed errato fin’ora sui Sardi e shardana?ammetterlo ? soprattutto dagli archeologi nostrani eccetto Ugas ,remano contro? oppure si ha così paura di ammettere la provenienza degli shardana?volere i nuragici un popolo di soli pastori non si può.saluti.

  2. addirittura per negare la individuazione sardi-shardana certi ” studiosi ” sardi.come tal massimo rassu,arrivano a sostenere che i sardi non sapessero navigare,avendo anzi paura del mare.questa o è ignoranza o malafede.

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