“CAPO E CROCE” DI MARCO ANTONIO PANI E PAOLO CARBONI, “FINO IN FONDO” DI TOMASO MANNONI ALL’ARSENALE DI PISA CON L’ASSOCIAZIONE SARDA “GRAZIA DELEDDA”

di Samantha Giusti

C’è un libro che per essere letto e compreso non necessita di conoscenze linguistiche o tecniche, le cui pagine si estendono in una dimensione sensoriale dove lo spazio e il tempo passando attraverso i sensi plasmano una realtà intangibile e indelebile, pagine di passi e cieli sconfinati, senza punto e a capo dove la natura generosa accoglie lo spirito laborioso di chi la vive e la terra rivela verità intraviste di una sorgente unica nel corso della vita di ognuno che la abita dove si è esattamente ciò che si dice di essere.

Una corrente invisibile che irriga le terre più aride di speranza e coraggio di fronte all’accartocciarsi di relazioni tra istituzioni e cittadini allo screpolarsi di diritti manifestati pubblicamente, perché le strade e le piazze sono altre pagine di quel libro che si può leggere e capire solo attraverso la lente del proprio vissuto, senza essere alla ricerca del complimento e dell’omaggio senza lasciar credere al potere di turno che  complimenta che non ci si cura di lui, anziché dubitare  di sé stessi, assistere al farsi della vita, lotta quotidiana e consapevole  che  polverizza dignitosamente  il risentimento e la compiacenza.

Il 23  novembre  l’Associazione Sarda di Pisa “G. Deledda” che da anni promuove sul territorio non solo attività ma anche azioni  rivolte alla sensibilizzazione della cittadinanza verso problematiche sociali e umanitarie presenti in Italia e all’estero , questa volta propone la visione di  Fino in Fondo di Tomaso Mannoni e il 30 novembre di Capo e Croce di Marco Antonio Pani e Paolo Carboni.

Due documentari  per raccontare e condividere pagine preziose di questo libro che è la storia di cui tutti siamo protagonisti e autori, due resoconti fedeli e avvincenti per l’immediatezza del linguaggio e l’espressività di chi racconta, i testimoni con il loro vissuto  e i registi con le immagini, le inquadrature e le scelte artistiche e tecniche un confluire armonioso di tutte quelle impressioni fugaci che costituiscono le sfumature che caratterizzano le due realtà, quella agropastorale nel caso di Capo e Croce e industriale per quanto riguarda Fino in Fondo in cui i registi si sono immersi per un lungo periodo  quotidianamente al fine di sviluppare una sensibilità massima nei confronti di tutte quelle istanze e specificità che per essere narrate devono prima di tutto essere state vissute e elaborate. Un processo profondo di cui i due documentari sono testimonianza e la cui condivisione con la cittadinanza pisana  è stata possibile  grazie all’Associazione Sarda ” Grazia Deledda” di Pisa, in collaborazione  con il Cinema Arsenale.

Identità locale , cultura  rispetto per l’ambiente, Capo e Croce e Fino in Fondo ci portano dentro il rapporto esistente e continuamente in evoluzione  tra due realtà lavorative legate in modo diverso al territorio , quella agropastorale e quella industriale con una struttura statale e conseguentemente regionale  che con le sue inadempienze nell’introduzione di normative efficaci e tempestive  ne limita lo sviluppo .

Due storie raccontate dai protagonisti e dai registi da angolazioni diverse , due storie di dialoghi tra chi lavorando il lavoro lo ha perduto e chi con difficoltà lo mantiene all’interno di una prospettiva economica  dove gli interventi necessari a una ripresa reale sono sempre più frammentati e la scarsa coesione tra gli enti locali evidenzia l’ inadeguatezza della progettualità rispetto alle dimensioni e all’eterogeneità del territorio. Storie di verità e menzogne le seconde folgoranti crepuscoli che mettono in risalto tutto ciò che non brilla di luce propria, le prime , per chi le vive pastori e operai con le loro famiglie, rivolte , pervase dal sottile senso di avere  avuto ragione.

La presenza al dibattito non solo dei registi ma anche di un pastore per Capo e Croce e di un ex lavoratore Alcoa  per Fino in Fondo ha permesso un confronto intenso e immediato con tutto ciò che dopo la visione dei documentari nei presenti si era tradotto in curiosa perplessità e inesauribile bisogno di confrontarsi per comprendere e crescere.

La consapevolezza che prima dell’alba c’è la notte non impedisce a nessuno di godere della luce del nuovo giorno.

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