IL FATICOSO RITORNO DEI GIOVANI ALLA TERRA. AGRICOLTURA: BUROCRAZIA E POLITICA PASTICCIONA NE FRENANO LO SVILUPPO


In Sardegna aumenta la percentuale di giovani che cerca un futuro nell’agricoltura. In anni in cui la disoccupazione è galoppante e il posto da dipendente è sempre meno garantito sono tanti i ragazzi che cercano un futuro nella propria terra. Letteralmente. L’Isola, secondo gli ultimi dati presentati da Union camere riferiti al primo semestre 2017, è al quarto posto tra le Regioni italiane per numero di aziende agricole under 35 con 4.238 (al primo posto la Sicilia seguita da Campania e Puglia). Aziende che rappresentano l’11,6% rispetto al totale delle imprese agricole, il dato più alto in Italia, cosi come l’Isola detiene il primato di crescita rispetto al 2016 con un + 43,1%. “Eppure questa vivacità, accompagnata da progetti innovativi che stanno rivoluzionando l’agricoltura è frustrata dalla burocrazia e da una politica pasticciona”. La denuncia arriva dall’associazione di categoria Coldiretti che in una nota sottolinea: “Lo spaccato di questo muro con cui devono confrontarsi i giovani volenterosi che vogliono investire nella terra arriva dai bandi del Psr riservati ai giovani: il primo insediamento, nella versione semplice e in quella legata agli investimenti (pacchetto giovani). Bandi sui quali si era posta tanta enfasi in fase di presentazione del Psr – prosegue la nota – e dove si poneva l’accento soprattutto sull’iter semplificato e veloce, quale sarebbe dovuta essere la presentazione delle domande a sportello, il finanziamento di tutte le domande e la brevissima tempistica: entro 90 giorni dalla domande si sarebbe saputo l’esito. Sono rimaste promesse, parole, niente di più”. “Solo il percorso per la pubblicazione del bando si è trasformato in una via crucis – inizia così la ricostruzione della Coldiretti – a luglio 2016 si approva il bando e si annuncia che da metà settembre fino a metà gennaio si potranno presentare le domande. Comincia la corsa degli aspiranti giovani agricoltori. Che si rivolgono agli agronomi per predisporre le domande e adempiere a tutte le attività propedeutiche in cui devi presentare un progetto cantierabile. Il 13 settembre però il bando viene sospeso e il 21 novembre revocato. Il 5 dicembre viene approvato il nuovo bando che prevedeva la presentazione delle domande a gennaio. Ma dai primi di gennaio la data di presentazione è spostata a fine gennaio ed il 25 dello stesso mese viene ancora sospeso. Per essere riaperto definitivamente con decreto del 27 febbraio per inizio presentazione delle domande da metà marzo fino a metà aprile. In questi sei mesi (da settembre 2016 a marzo 2017) ci sono casi di diversi giovani che hanno nel frattempo compiuto 41 anni perdendo il prerequisito per poter usufruire del premio. Altri lo stanno perdendo in attesa che venga riaperto il bando: uno dei punti di forza del bando a sportello era che si sarebbe riaperto periodicamente. La prossima settimana, dopo oltre sei mesi di silenzio e attesa per i giovani, cominceranno le istruttorie delle domande. Sono dunque ancora lunghi i tempi per arrivare alla conclusione dell’iter”. “Perché – si chiede il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu – si sono aperti i bandi chiedendo anche la cantierabilità quando non avevano gli applicativi? In questo modo non facciamo altro che allontanare i giovani dall’agricoltura. La fase di start up è la più difficile se poi la politica anziché aiutarli gli mette anche il bastone tra le ruote siamo al paradosso. Aldilà di questi numeri dietro ci sono le storie di giovani in carne e ossa, che hanno speso soldi per avviare l’azienda alla quale si erano promessi aiuti disattesi. Partecipando al bando devono rispettare anche dei tempi e direttive. Hanno i progetti bloccati”. “Mentre dal ministero grazie a Coldiretti Giovani siamo riusciti ad ottenere lo sgravio contributivo per gli under 40 per i primi 5 anni (totale per 3 anni, del 66% e 50% per il quarto e quinto anno) la Regione Sardegna li frena. Purtroppo avevamo ragione noi quanto sollevavamo dei dubbi sul bando a sportello, e sull’utilizzo del Sian, il sistema informatico nazionale, che ci legava ad Agea. Adesso si torna al passato, ma abbiamo perso tempo, oltre che disilluso diversi giovani, diversi dei quali hanno dovuto cercare nuove strade lontane dall’agricoltura”. “La nostra – precisano presidente e direttore – non è una polemica ma una semplice lettura di un errore politico di 3 anni fa i cui risultati oggi pesano sulle giovani imprese della Sardegna”.

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