IL TURISMO IN SARDEGNA PER CHI ARRIVA DALL’ESTERO E’ SOLO MARE, SOLE E SPIAGGE: L’ISOLA DELL’ENTROTERRA E’ ANCORA “SCONOSCIUTA” AGLI STRANIERI


La Sardegna  non riuscirebbe a superare lo stereotipo di una terra attrattiva solo per il mare e le spiagge. E non certo per la mancanza di siti culturali per i quali l’Isola non ha nulla da invidiare nemmeno alla rinomata Sicilia (248 contro i 257 della Sicilia censiti nel 2015). La difficoltà della Sardegna ad affrancarsi da una forte stagionalità e da un’immagine unicamente incentrata sul sole e sulla bellezza del proprio mare è il dato più significativo che emerge dal dossier sul turismo internazionale in Sardegna realizzato dal centro studi della CnaSardegna per approfondire un fenomeno che, grazie ad un aumento di quasi quindici punti percentuali in dieci anni (dal 32% del 2006 al 46% del 2015 in termini di arrivi nelle strutture ricettive), rappresenta ormai un fattore strutturale per l’economia isolana. L’analisi della Cna parte da una analisi dei flussi turistici confrontando la Sardegna alla Sicilia, alla Puglia e alla Calabria. Nel 2015, in base agli ultimi dati Istat, in Sardegna il 61% delle presenze nazionali si è concentrato a luglio e agosto e il 31% nei mesi di spalla, mentre il 56% dei turisti stranieri è arrivato nei mesi di spalla e il 44% in alta stagione. In Sicilia invece quasi il 70% delle presenze straniere si è concentrato nei mesi di bassa stagione (mesi di spalla), mentre in Puglia lo stesso dato è arrivato al 65%. Questo dato – evidenzia la ricerca – dimostra che nonostante la nostra regione non abbia nulla da invidiare in termini di attrattività naturalistica e culturale vi sia ancora da fare molto per sfruttare appieno le opportunità offerte dal turismo internazionale in un’ottica di destagionalizzazione delle presenze. Analizzando i risultati di una recente indagine sul turismo internazionale condotta dalla Banca d’Italia sulle motivazioni della vacanza, la ricerca della Cna evidenzia come la stragrande maggioranza dei turisti stranieri (il 74%) scelga la Sardegna per il sole e per il suo mare, contro il 32% della Sicilia ed il 54% della Puglia. Punto debole dell’offerta turistica sarda è ancora la cronica incapacità di puntare su un patrimonio storico culturale di assoluta rilevanza: soltanto l’8% dei turisti internazionali, infatti, visita la Sardegna per le sue bellezze artistiche, culturali o archeologiche, contro il 54% della Sicilia, il 34% della Calabria o il 30% della Puglia. La Sardegna mostra invece una buona attrattività per quanto riguarda agriturismo ed enogastronomia (almeno nel confronto con le tre regioni considerate): il 10% dei turisti stranieri (circa 50 mila viaggiatori nel 2016), infatti, ha visitato l’Isola per una vacanza enogastronomica, il 6% lo ha fatto per salute, viaggi di nozze o motivi religiosi, mentre il 2% per praticare uno sport. Viceversa, manca quasi del tutto in Sardegna un turismo fieristico e congressuale di livello internazionale, un comparto in rapida ascesa in grado di attivare una moltitudine di soggetti (tanto da essere definito una vera e propria industria) e che, oltre ad attrarre una tipologia di visitatori maggiormente incline alla spesa sul territorio, è considerato strategico anche come strumento per la promozione dell’immagine di una destinazione turistica. Il dossier della Cna analizza anche la spesa dei turisti stranieri che sostanzialmente si limita al solo viaggio, vitto e alloggio senza incidere particolarmente sull’indotto.

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2 commenti

  1. È la sacrosanta verità purtroppo.

  2. Io vedo molti altri problemi, in realtà. Distinguerei innanzitutto fra turismo "colto" dal quale la sardegna ha tutto da guadagnare (ma dovrebbe curarne le esigenze culturali, invece di farsi sedurre dalle facili chimere fantascientifiche!) e turismo "incolto e distruttivo", del quale la Sardegna muore. Purtroppo la stessa "ricezione" sarda non è selettiva, né competitiva con quella – molto superiore – di altre regioni italiane, pur molto meno dotate paesaggisticamente della Sardegna. La difesa dell’ambiente isolano (dal turismo distruttivo e incolto, come anche dagli incendi) non è affatto curata, né presa in considerazione. C’è molto – quasi tutto – ancora da fare, in termini di programmazione…

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