UN VIAGGIO TRA SCIENZA E LEGGENDA: ATLANTIDE, IL CONTINENTE PERDUTO E RITROVATO IN SARDEGNA


di Emiliano Forma

Atlantide: il continente perduto, l’isola misteriosa dove gli uomini vivevano finché volevano, con montagne ricche di metalli preziosi e sorgenti, con estati piacevoli e inverni miti, e i raccolti sempre abbondanti. Un eden, dove la vita scorreva lenta e armoniosa. Con la stessa forma rettangolare raccontata da Platone nel Timeo, quel continente vegliato da migliaia di torri-grattacielo (i nuraghi) è la Sardegna. Così sostiene il giornalista Sergio Frau nel libro Le Colonne d’Ercole – un’inchiesta – pubblicato nel 2002 da Nur-Neon editore e ristampato più volte.

Ma com’è che l’inviato di Repubblica è arrivato a una conclusione così radicale da sconvolgere la storia? E soprattutto su quali prove scientifiche si basa? Se il geografo Eratostene (284-192 a.C.) aveva collocato le Colonne d’Ercole nello Stretto di Gibilterra in base alle indicazioni fornite dai soldati di Alessandro Magno incaricati di misurare le distanze percorse durante gli spostamenti, Frau rianalizza quei numeri e scopre che sono sbagliati. Infatti il luogo dove sorgono i confini del mondo antico non risulta Gibilterra ma il Canale di Sicilia.

E così le Colonne d’Ercole sarebbero tra le coste sicule e quelle della Tunisia, in un corridoio di mare dove le navi s’incagliavano a causa di numerosi banchi di sabbia. E dunque il continente oltre il finis terrae sarebbe la Sardegna. Ma facciamo un passo indietro. L’idea di mettere nero su bianco anni di studio prende corpo sul finire degli anni Novanta quando Frau studia attentamente una cartina geografica di Vittorio Castellani, ordinario di fisica stellare a Pisa. Il documento è una ricostruzione digitale di com’era il Mediterraneo oltre 2500 anni fa: le coste della Sicilia e della Tunisia quasi si toccano, separate soltanto da quello stretto tratto di mare. Secondo l’autore dell’archeogiallo, l’eden di Atlantide sarebbe durato fino al 1200 a.C. quando quello che Omero chiama lo “schiaffo di Poseidone” sconvolse il Mediterraneo. Un’onda gigantesca si abbatté sul Golfo di Cagliari spingendosi fino al Campidano e alle Giare.

La civiltà andò distrutta e i sopravvissuti, in fuga dal disastro, si spinsero fin sulle coste orientali del Mediterraneo. Secondo Mario Tozzi, geologo del Cnr (Consiglio nazionale ricerche) e conduttore di Gaia, il programma scientifico della Rai, la teoria di Frau porterà alla riscrittura dei libri di storia. Tozzi sostiene anche che tra gli egiziani e i greci, c’erano i sardi. “Probabilmente anche gli etruschi erano sardi”. Quindi il geologo spiega che i segni lasciati dalla gigantesca onda sarebbero da ricercarsi nel fango che fino al 1938, l’anno degli scavi, imprigionava la reggia nuragica di Barumini. Su questa tesi, oltre al libro, Frau ha allestito anche una mostra fotografica che spiega l’innovativa teoria attraverso le immagini. L’esposizione s’intitola Atlantikà Sardegna Isola-Mito: è stata approvata dall’Unesco e attualmente viene portata in giro per il mondo. Il tentativo di smentire i testi antichi e revisionare così la storia del Mediterraneo a partire dal terzo millennio a.C. da un lato ha incontrato il favore di una buona parte della comunità scientifica internazionale, dall’altro si è dovuto scontrare duramente con un nutrito appello di studiosi italiani (circa trecento) tra archeologi, storici, filologi, glottologi, antropologi e geologi impegnati nello studio delle antiche civiltà del Mediterraneo, in particolare della Sardegna. Di fatto, ritengono inverosimile la teoria di Frau.

A discapito della sua scoperta, sostengono che l’Atlantide di Platone non ha riferimenti spaziotemporali ed è una costruzione poetica e utopistica. Dicono che la moderna scienza archeologica evita il ricorso a cataclismi, invasioni e migrazioni come spiegazione dei cambiamenti culturali. E aggiungono che in circa duecento anni di ricerca in Sardegna non esistono indizi di un’inondazione provocata da un fenomeno geologico verificatosi intorno all’anno 1175 a.C.

Così come non esiste traccia dei cadaveri umani e animali, vittime del presunto cataclisma. Questo accadeva nel 2004 ma, dopo tre anni, Frau continua a portare avanti la sua tesi e chiede, prima di emettere sentenze affrettate, che la sua teoria (peraltro suffragata da documenti e prove scientifiche) venga comunque sottoposta a studi. In ogni caso, che la Sardegna sia davvero la leggendaria Atlantide o semplicemente un’isola in mezzo al mare, non si può dire che i suoi abitanti vivano fino a quando lo desiderano, ma è altrettanto vero che il suo clima è mite, la vita scorre lenta e armoniosa, le coste sono favolose e l’interno ricco di storia, fascino, leggende e mistero. Sfogliare per credere.

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Un commento

  1. Evidentemente bisognerebbe dare più credito a Platone nell’individuazione del periodo storico dell’evento (10° millennio a.C.) e ai sacerdoti egizi che erano la fonte cui aveva attinto il suo antenato Solone. Magari anche verificare le ultime scoperte scientifiche, ben documentate in altri testi, come ad esempio “Il mare addosso. L’isola che fu Atlantide e poi divenne Sardegna”, pubblicato nel 2016 e decisamente più credibile.

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