“FREEMMOS” – LIBERI DI RESTARE: LA MUSICA, L’ARTE, LA CULTURA, PER ARGINARE LO SPOPOLAMENTO DELLA SARDEGNA



Oltre trenta paesi sotto i mille abitanti destinati a scomparire nell’arco dei prossimi 40/60 anni. L’attuale trend di denatalità e spopolamento porterà a cancellare dalla carta geografica della Sardegna intere comunità destinate a essere private della loro anima: Monteleone Rocca Doria e Semestene, ma anche Sorradile, Martis, Montresta, Padria, Nughedu San Nicolò, Armungia, Ula Tirso, Soddì, Baradili, Cheremule, Ussassai solo per citarne alcuni in ordine sparso. Di fronte a questa catastrofe prossima ventura, la Fondazione Maria Carta ha deciso di offrire un suo contributo al dibattito e tenere accesi i riflettori su questa tematica con una iniziativa che coinvolge direttamente due dei più piccoli comuni dell’Isola predestinati alla cancellazione: Monteleone Rocca Doria e Baradili, quest’ultimo con i suoi poco più di 80 residenti. L’idea, d’intesa con le amministrazioni locali guidate da Antonello Masala a Monteleone e Lino Zedda a Baradili, è di creare una giornata di intensa attività culturale e riflessione in quei due centri per ribadire il diritto e la necessità di non far morire questi presidi della sardità. La voglia insomma di ancorarsi in questi luoghi, scegliere di restarvi e animarli, renderli vivi. Da questa filosofia nasce “Freemmos”, fantasioso neologismo che gioca con termini sardi e inglesi: liberi, perchè questo indica “free”, di stare, saldamente fermi in quei paesi perché “frimmos” pronunciamo quella parola. Liberi dunque di vivere nei territori dove si è nati e vissuti, dove creare anche occasioni per le generazioni future difendendo anche quei presidi culturali e sociali che non possono essere smantellati.
“Freemmos” si concretizzerà il 25 aprile a Monteleone Rocca Doria e il 14 maggio a Baradili fin dalle prime ore del mattino. Nei due piccoli centri convergeranno artisti, musicisti, gruppi musicali delle più diverse estrazioni stilistiche per esibirsi nell’arco dell’intera giornata negli angoli più suggestivi che quei due piccoli paesi sono capaci di offrire. Le esibizioni saranno precedute in mattinata da momenti di riflessione e approfondimento che coinvolgeranno studiosi, esperti, amministratori locali che offriranno un loro ulteriore contributo ad un dibattito che si è animato specie in questi ultimi tempi. Alle due giornate hanno già dato la loro adesione nomi di rilievo della scena musicale e culturale isolana.
Un elenco ancora non definitivo, comprende questi nomi: Cordas et Cannas, Cuncordu e tenore di Orosei, Tazenda, Francesco Piu, l’ensemble di arpe Clarsech, Piero Marras, Mariano Melis, Mamuthones della Pro Loco di Mamoiada, Fantafolk, Gravity Sixty, Bertas, Tressardi, Menhir, Collage, Coro di Usini, Olbia Folk Ensemble, Train To Roots, coro Maria Carta scuola media P.Tola di Sassari.
Significativa sarà la partecipazione di due ospiti internazionali: il suonatore di organetto basco Kepa Junkera e la formazione corsa “A Cumpagnia” guidata da Jerome Casalonga.
Parteciperanno ai dibattiti, coordinati da Tonino Oppes e Giacomo Serreli, tra gli altri, Giacomo Mameli, Bachisio Bandinu, Sandro Roggio, Bernardo De Muro, Anthony Muroni, Gavino Sini, Paolo Pillonca, Attilio Mastino, Bachisio Porru, Gianluca Medas, Emiliano Deiana.

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Un commento

  1. “Come eliminare il lamento”
    E’ pur vero che molte cose mancano in Sardegna, il lavoro manca da sempre come da sempre non manca l’abulia e il parassitismo, che sono, come scriveva qualcuno , vigliaccheria e non vita.
    La Sardegna, in questo caso, vive di storia d’indifferenza da tempo e la politica parte da noi stessi, ad eccezione di un piccolo borgo avviluppato da tornanti, Monteleone Roccadoria con una un’amministrazione comunale realista e non meno disperata delle altre tra il Marghine e il Meilogu! Il dito non sempre è puntato contro lo Stato patrigno! Sappiamo che generalmente l’elettorato attivo crea con quello passivo una situazione mercantile di relazioni fino a mordersi la propria coda, prendersela con l’amministratore di turno è anche lo specchio della realtà. A ogni padre in fondo i figli che si merita e ad ognuno il padre che si merita!
    Sono d’accordo con il titolo di questo articolo sulla Nuova Sardegna “La fuga si ferma veramente con l’amore” (come scrive Andrea Massidda). Come pluriennale esperienza in una associazione di volontariato non distante dallo stesso monte di Minerva ho potuto constatare che i nativi in Sardegna spesso non conoscono il proprio territorio e quando lo conoscono non fanno nulla per salvaguardarlo. La Sardegna non può rispondere a tutte le domande fatte da se stessa ed è più facile compilare anche le domande di finanziamento! Il recupero delle tradizioni e la valorizzazione delle bellezze storiche e naturali è compito dei sardi stessi. Insomma il rischio d’estinzione del know-how locale ( mi sia permesso eccezionalmente l’uso dell’inglese) non è solo colpa della globalizzazione che ci ha anche tolto il macigno dell’insularità in parte.
    Sembriamo invece abitanti dei fiordi e non ci ricordiamo dei 178 km tra Capo Teulada a Cap Serrat . Parliamo sempre di assimilazione di una passione ( amore appunto) e la gestione delle paure ( la minaccia dell’amore.. di quale amore?). Si può creare benessere e/o lavoro con la passione? Certamente ! In fondo anche la cultura necessita di un substrato sul quale attecchire (innesto), ma il mare delle alterità sembra far paura più del mare vero. In questi giorni sento parlare di migrazione sostitutiva ed è il termine che mi mancava. Un mare che continua a bagnare relativamente pochi di noi. Il paradosso che questa sete di identità di noi insulani parallelamente viene uccisa da noi stessi con l’abbandono delle terre, dei mestieri, dell’artigianato e delle tradizioni in generale ( non amore) come sopra detto.
    La paura dello straniero quindi non regge in quanto siamo noi gli artefici della distruzione di tradizioni e che sono la vera attrazione turistica. Le overdosi di cortes apertas e altre cose nella varianti estive di carnevali, feste della birra si allontanano dal gusto turistico. In fondo i vari Oktoberfest che da metà settembre spuntano in tutta Italia e la Sardegna non emozioniamo con il nostro triste primato di assettati di altro. Se non è stinco di maiale è maialetto al mirto e comunque la bionda in vetro fa girare la testa ai giovanissimi sardi ancora odoranti di latte materno già prossimi alla iniziazione alla “maggiore età” con il primo cinghiale da abbattere ( passione) . Con questa “ alta pedagogia anglosassone” e con i litri pro-capite all’anno abbiamo superato il giovane di Norimberga di gran lunga.
    L’assimilazione delle novitá può creare un benessere culturale e sociale differente. Quelli che aspettano gli sbarchi con ansia sono quelli che prenderanno soldi a palate per gli alloggi e solo per questo la migrazione è ben vista. La passione manca giá prima di ogni sbarco! Quale minaccia può rappresentare un gruppo di africani già impressi sulla nostra bandiera e forse utili per i ripopolamento dei villaggi della Sardegna. La diaspora per guerra e lavoro è il terremoto che ci riguarda un pò tutti ma per molti è meglio non pensare ai punti comuni. Chi non ha nella propria famiglia almeno un parente emigrato o immigrato ? Chi non ha voluto sapere è anche chi non ha voluto incuriosirsi alla vita e allo studio (passione) ed è più portato a chiedere aiuto. La povertá culturale è povertá globale! Chi sta distruggendo la Sardegna non è una gruppo di africani “sostitutivi” Il piagnisteo iniziato all’asilo e mai terminato è sempre di chi non ha voluto, di chi non sapeva. L’indifferente! Sembra scritta oggi “Odio gli indifferenti” di Antonio Gramsci ! Sono comunista per questo? Forse la smetteremo di lamentarci dello spopolamento fisico dei paesi della Sardegna. Le tradizioni le stiamo minacciando noi stessi, ma è anche vero che quello che non siamo vale di piú di quello che siamo!
    Lo spopolamento può essere risolto logicamente solo con un ripopolamento anche di idee passioni e istruzione e orientamento ! Le invidie calcificate con un melange di paure e poca sete culturale portano a fare a tutti i giovanotti senza speranza domanda nell’esercito ( passione?) Questo forte amor patriae cozza con la passione che manca. La mancanza di lavoro si può risolverla con l’arruolamento per riempire le caserme d’oltretirreno.
    Abbiamo risolto qualcosa nel lungo termini!
    Roccia e Leone avanti così ! Gianmario Marica

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