NOTEVOLE IL SUCCESSO DEL CONCERTO “ARKEOS” DEI TAZENDA OFFERTO DAL CIRCOLO CULTURALE SARDO “LOGUDORO” ALLA CITTA’ DI PAVIA

Pavia, 15 dicembre 2016, nella foto di Ignazio Noli i Tazenda in concerto


di Paolo Pulina

A Pavia, nella serata di giovedì 15 dicembre 2016, il Circolo culturale sardo “Logudoro”, presso il Teatro “Cesare Volta”, ha offerto alla città di Pavia il concerto dei Tazenda dal titolo “Arkeos”,  che ha riscosso un notevole successo.

Anche quest’anno, come ha sottolineato il  presidente, Gesuino Piga, «il Circolo culturale sardo  “Logudoro”, grazie ai finanziamenti per attività culturali erogati dall’Assessorato al Lavoro della Regione Autonoma della Sardegna e grazie alla collaborazione della FASI (Federazione delle  70  Associazioni Sarde nell’Italia continentale), ha voluto offrire un evento musicale di forte richiamo alla cittadinanza pavese, con vivo spirito di gratitudine nei confronti  della comunità che dal 1982 ospita il sodalizio sardo e in pegno della continuità e dell’affabile condivisione di valori esistente fra i sardi emigrati stabilitisi a Pavia e la collettività locale».

La storia dei  Tazenda, come ha sottolineato a Pavia Gino Marielli, è la storia di diverse “repubbliche” individuate dal nome del cantante che ha caratterizzato i diversi periodi di esistenza del gruppo etno-pop rock nato in Sardegna nel 1987 (si appresta a celebrare nel 2017 i primi  trent’anni) ad opera di Andrea Parodi, Gigi Camedda e Gino Marielli. Tutti e tre provenivano dal gruppo Coro degli Angeli, caratterizzato dal costante riferimento alla musica tradizionale della Sardegna e alla lingua sarda (variante logudorese). Il nome è ispirato al pianeta Tazenda del romanzo “Seconda Fondazione” di Isaac Asimov.

La prima “repubblica” ha il nome di Andrea Parodi. Vediamo cosa dicono le fonti (enciclopedie in Internet).

Il primo album, “Tazenda” (1988), presenta già le caratteristiche tipiche del trio: la mescolanza tra i suoni “moderni” di tastiere e chitarra elettrica con quelli tipici della Sardegna (launeddas, tenores, fisarmoniche diatoniche), le armonie vocali e la voce potente di Andrea Parodi. All’attenzione delle radio si impone il brano “Carrasecare” (“carnevale”), che fu presentato durante la trasmissione Rai “Gran Premio”, condotta da Pippo Baudo. La presenza di un canto popolare sardo (in questo album è “No potho reposare”, scritto da Salvatore Sini e musicato da Giuseppe Rachel negli anni Venti) sarà una costante di ogni loro lavoro.

Diventano poi famosi presso il grande pubblico a seguito della partecipazione al Festival di Sanremo 1991, con la versione italiana della loro “Disamparados”, presentata con Pierangelo Bertoli, che ne cura la riscrittura intitolandola “Spunta la luna dal monte”, dopo che si era rivolto proprio al gruppo sardo chiedendo loro una canzone da riadattare. Nella versione a quattro voci si fondono dunque la sezione in italiano con quella originale, poi vincitrice della Targa Tenco.

In quello stesso anno è pubblicato l’album “Murales”. Con alcune canzoni come “Mamoiada”, “Nanneddu meu” (tratta dalla poesia “A Nanni Sulis” di Peppino Mereu) e la stessa “Disamparados”, i Tazenda vincono l’edizione del Cantagiro, in abbinamento con Paola Turci.

Nel 1992 partecipano nuovamente al Festival di Sanremo, presentando “Pitzinnos in sa gherra”, brano scritto con la collaborazione di Fabrizio De André, autore dei versi finali in italiano. La canzone si classifica all’ottavo posto dopo avere ottenuto l’accesso alla serata finale.

Nello stesso anno pubblicano l’album “Limba” che contiene, fra le altre canzoni, “Preghiera semplice”, uno dei loro migliori successi, con la quale parteciparono al Festivalbar, e “’Etta abba chelu”, eseguita insieme a Fabrizio De André che canta un verso.

In questo periodo, oltre che in Italia, si esibiscono anche negli Stati Uniti, in Canada, Australia, Germania, Inghilterra, Svizzera, Belgio, Slovenia e a Cuba.

Nel 1995 esce un altro album: “Fortza paris”, in cui, a differenza dei precedenti, i brani sono equamente distribuiti tra lingua italiana e lingua sarda.

Nel 1997 è pubblicata la prima raccolta ufficiale dei Tazenda dal nome “Il Sole di Tazenda”, contenente anche tre brani inediti. Questo sarà l’ultimo album con Andrea Parodi alla voce; infatti, nello stesso anno, egli esce dal gruppo.

Gino Marielli e Gigi Camedda proseguono con l’esperienza del gruppo anche senza Parodi, e nel 1998 incidono “Sardinia”.

La seconda  breve  “Repubblica” di Andrea. Nel 2006 Andrea Parodi inizia a collaborare di nuovo con i suoi vecchi compagni in alcuni concerti basati sull’esecuzione del vecchio repertorio, e partecipa alla registrazione di due nuovi brani, “E sarà Natale” e “Ammentos” (canzone cantata spesso da Andrea Parodi nel suo periodo solista), entrambi contenuti in “Reunion”, nuovo album dal vivo inciso all’Anfiteatro romano di Cagliari. Il 17 ottobre 2006 Andrea Parodi muore.

La “repubblica” di  Beppe Dettori. Nel novembre 2006 vi è l’ingresso del nuovo cantante, Beppe Dettori, solista già esperto di musica sarda. Il suo ingresso corrisponde ad una nuova fase creativa del gruppo.

Nel 2007 i Tazenda pubblicano l’album “Vida”, che contiene sette brani inediti più alcuni pezzi storici e si caratterizza per il ritorno al vecchio suono del gruppo.

Nel 2009 partecipano al 59º Festival di Sanremo come ospiti, accompagnando sul palco Marco Carta in una rivisitazione parzialmente in lingua sarda del suo brano “La forza mia” che sarà vincitore di quel  festival.

Verso la fine del 2012, a causa di incomprensioni nate dalla diversità di vedute riguardo alla scelta musicale intrapresa dal gruppo, Beppe Dettori lascia i Tazenda. Gino Marielli e Gigi Camedda annunciano perciò sul loro sito la ricerca di un nuovo cantante che abbia rigorosamente due caratteristiche: voce tenorile e origini sarde.

La “repubblica” di Nicola Nite. Nel marzo 2013 i Tazenda annunciano l’ingresso di Nicola Nite di Alghero alla voce, dopo una selezione online tramite il loro sito.

Formazione attuale, dunque: Nicola Nite – voce, chitarra ritmica, chitarra acustica (dal 2013); Gino Marielli – chitarra solista, cori (dal 1988); Gigi Camedda – tastiera, voce secondaria (dal 1988).

Discografia:  Album in studio: 1988 – Tazenda;  1991 – Murales;  1992 – Limba;   1995 – Fortza paris;  1998 – Sardinia; 2005 – ¡¡¡Bum-ba!!!; 2007 – Vida; 2008 – Madre Terra; 2012 – Ottantotto.

Album dal vivo: 1993 – Il popolo rock; 2001 – Bios; 2006 – Reunion; 2009 – Il nostro canto – Live in Sardinia; 2011 – Desvelos tour;  2015 – Il respiro live.

Lo spettacolo proposto dai Tazenda a Pavia, dal suggestivo titolo di “Arkeos” (la stessa radice di “archeologia”, quindi le cose antiche), è un inno alla Sardegna in cui le immagini del patrimonio archeologico e delle bellezze naturali accompagnano la musica, diventando scenografia e filo conduttore.

A Pavia gli entusiasti ascoltatori  (tra i quali anche Giancarlo  Palermo dell’Associazione Brinc@amuS che aiuta i musicisti sardi a “saltare il mare”, cioè  a esibirsi in continente) hanno potuto apprezzare  una  carrellata di tutti i più significativi brani lanciati dai Tazenda, che ne hanno decretato l’enorme successo quali protagonisti per circa trenta anni sulle scene della musica leggera italiana, senza contare le apparizioni sulle piazze d’Italia e in quelle  televisive, i dischi d’oro guadagnati, la collaborazione con i più significativi compositori e  con i più quotati big della canzone.

 

Un articolo  dell’ottobre 1991 riferito all’esibizione a Pavia del trio fondatore dei Tazenda

 

In occasione di questo recentissimo concerto dei Tazenda ho ricordato, sul quotidiano “La Provincia Pavese”, che Pavia fu una delle prime città in cui si esibirono dopo i successi raccolti a livello nazionale. Nell’ottobre del 1991 la formazione storica, con il leader Andrea Parodi, entusiasmò un migliaio di pavesi che si erano radunati ad assistere al loro show al Palatreves. Fu una serata memorabile, in cui le sonorità sarde conquistarono tutti. Ecco qui i seguito l’articolo che scrissi dopo quell’evento e che fu pubblicato sul quotidiano e su altri giornali della provincia di Pavia.

 

Superare il muro del suono e della lingua

 

Fino a qualche anno fa sarebbe stato fantascientifico ipotizzare che una rock-band potesse avere successo sull’intero territorio italiano proponendo dei testi in rigorose varianti dialettali (logudorese e barbaricino) della lingua sarda.

Eppure questo è avvenuto. Tazenda, il trio sassarese che ha adottato il nome di un pianeta scaturito dalla fantascientifica fantasia di Isaac Asimov, ha compiuto il miracolo di far superare alla lingua sarda la barriera dell’incomprensibilità.

(Tale problema dell’accettabilità e della comunicabilità si pone in misura meno significativa, evidentemente, per la musica, che anche nelle sue caratterizzazioni etnicamente più chiuse man-tiene la valenza di linguaggio universalmente intendibile).

Una prova di questo fenomeno è il fatto che parecchi imitatori, che si sono esibiti ultimamente sulle passerelle televisive, si sono cimentati quasi con naturalezza con gli aspri suoni della versione più marcatamente sarda (intitolata “Disamparados”) della notissima “Spunta la luna dal monte”, “concertata” con Pierangelo Bertoli.

Un venditore ambulante di piazza Petrarca a Pavia mi ha confidato candidamente (stavo per dire “biancamente”, se così si può dire) che, quando ha visto per la prima volta in televisione il gruppo Tazenda, gli ha automaticamente attribuito un’origine “marocchina”. In questo modo ha dato ragione a Pier Paolo Pasolini quando ha scritto: «negri, sudeuropei, banditi sardi, arabi, andalusi, ecc…: hanno tutti in comune la colpa di avere i visi bruciati dal sole contadino, dal sole delle epoche antiche».

Non è qui il caso di svolgere considerazioni socio-antropologiche sul ruolo “veicolare” che spetta alla musica “etnica” nel favorire l’accoglimento del “diverso”, dell’immigrato, da parte delle comunità ospitanti. In questa circostanza a me premeva soltanto richiamare l’attenzione “dei gentili ascoltatori” (come dicono i cronisti radiofonici) sulla avvenuta accettazione, da parte del pubblico italiano, della lingua sarda dei testi delle canzoni dei Tazenda, cioè di una lingua che fino a pochi mesi fa sembrava provenire da un pianeta sconosciuto, se non addirittura immaginario come quello inventato da Asimov.

Il merito dei Tazenda  (chiamiamoli familiarmente pure così, oggi, i tre musicisti, dopo che non solo sono atterrati in Italia ma vi si sono anche felicemente insediati) è certamente grande ma una piccola parte del successo dei loro testi non dimentichiamo di assegnarla al loro “contesto” di origine (i sardi residenti nell’isola) e di riferimento (le centinaia di migliaia di sardi sparsi in tutto il mondo).

Ma anche questo non basta per spiegare tutto, anche se ogni sardo nella penisola o all’estero si sente ambasciatore della propria terra.

La verità è che il “contesto” che ha finalmente superato la barriera dell’incomunicabilità è quello di un’intera tradizione musicale e di una plurisecolare eredità poetica.

Abbattighende (in logudorese), Abbattichende (in barbaricino), cioè premendo, premendo il muro è venuto già. (ottobre 1991)

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2 commenti

  1. Il Pulina è sempre molto bravo

  2. Tutti a Roma il 12 gennaio a sentire i Tazenda all’Auditorium Parco della Musica

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