SVEGLIAMOCI, CI STANNO RUBANDO IL FUTURO! L’INTERVENTO DI UN MEMBRO DELLA CONSULTA PER L’EMIGRAZIONE AL CONGRESSO F.A.S.I.

ph: Domenico Scala è esponente di spicco nella Federazione dei circoli sardi della Svizzera


di Domenico Scala

Se dovessimo individuare un termine che sintetizzi questo Terzo millennio direi che esso è TRASFORMAZIONE. Cioè qualcosa che ha riguardato e riguarda tutti i campi: l’economia, la finanza, la politica, la società, gli individui. Queste trasformazioni si sono accompagnate a fattori di crisi a livello nazionale e internazionale. Nulla è più concepito come prima, tutto va adeguato a parametri che sono però in perpetua evoluzione.

Anche le forme dell’associazione dei sardi in Italia e nel mondo son state ritenute inadeguate ai tempi. Come tutti ben sappiamo la Regione Sardegna ha pensato di trasformare i circoli in sedi dell’import-export, ha provveduto ad attuare tagli e accorpamenti, ha provato a sostituire quelli reali in circoli virtuali. Di fatto però non si è affermato nessun nuovo modello.

Insomma pensiamo che la Regione non abbia pensato di interpretare i tempi mettendo in campo forme più attuali, ma  abbia semplicemente stravolto le realtà concrete che occorrerebbe invece rispettare. 

Una cosa vorremmo intanto rimarcare: nessuno pensa in tutta onestà che le associazioni dei sardi debbano sparire. Conviene allora chiedersi che cosa i circoli debbano diventare. Credo si sia tutti d’accordo: devono essere luoghi di accoglienza e di solidarietà, di incontro e di scambio, di riferimento identitario e culturale. I circoli infatti non hanno affatto esaurito la loro funzione. Tutt’altro. Anzi appare sempre più chiaro che essi sono i più genuini rappresentanti dei sardi e della sardità fuori dall’Isola. E che – di rimbalzo – essi restituiscono alla Sardegna la sua immagine più autentica, passata alla prova del confronto con altre realtà.

Ma c’è ancora di più. Le associazioni sono indissolubilmente legate allo stesso fenomeno dell’emigrazione, la quale non solo non è diminuita ma è aumentata privando la Sardegna delle sue energie migliori ma, nel contempo, – rimarchiamolo – dando uno straordinario aiuto ad una classe politica che di certo non brilla per iniziativa, per idee innovative, per visione complessiva del futuro della Sardegna.

In che modo questa nuova, preoccupante ondata emigratoria toglie le castagne dal fuoco alla politica? La risposta è presto data: considerati i numeri allarmanti della disoccupazione, dei licenziamenti, della crisi dell’imprenditoria, dei tagli nei trasporti (il caso Ryanair è tristemente noto), preso atto dell’abbandono dei piccoli centri e del vistoso sbandamento della classe politica, ecco di fronte a questa molteplicità di fattori negativi se non ci fosse la valvola di sfogo dell’emigrazione si creerebbe una situazione altamente esplosiva nella società sarda. Rischierebbero insomma di saltare quei pochi fattori di compensazione sociale che ancora resistono, senza i quali ci troveremmo ad avere un calderone di criticità assolutamente insostenibile.

I giovani che fanno le valigie e partono per altre destinazioni risolvono da soli i problemi che la classe politica neppure vuol vedere, come ad esempio il dato assolutamente allarmante, diffuso in questi giorni dalla Caritas, secondo il quale il numero dei poveri in Italia ha superato quello dei migranti indigenti. Con la differenza che mentre questi ultimi sono circondati dalle ‘affettuose’ (e interessate) attenzioni dei mass media e delle istituzioni, non avviene altrettanto con i nostri concittadini che affollano le mense pubbliche e vivono da sbandati.

E’ triste costatare che in Italia, e particolarmente in Sardegna, ci ritroviamo con una generazione di giovani preparati (diplomati e laureati) ai quali hanno rubato il futuro. Giovani che, emigrando, fuggono da quella pericolosa miscela di rabbia, disillusione, frustrazione, mancanza di prospettive che potrebbe sfociare in incontrollabili fenomeni devianti. Grazie all’emigrazione i nostri giovani si riappropriano del loro futuro, acquistano fiducia nelle loro capacità e valorizzano la loro preparazione, inviano rimesse, fanno investimenti, promuovono il turismo, movimentano il mercato immobiliare, consumano e promuovono i prodotti sardi.

E’ proprio questa nuova emigrazione che rinnova l’immagine e la funzione delle rappresentanze dei sardi al di fuori dell’Isola. E’ in questo contesto che trovano la loro utilità gli sportelli d’informazione rivolti ai singoli e alle imprese, ma soprattutto ricordiamo che in questo contesto rinnova la sua funzione la presenza culturale dei sardi, quella presenza che si manifesta grazie alla rete dei Circoli e delle Federazioni. In questo senso noi assistiamo ad una vera e propria primavera della cultura sarda grazie all’opera di romanzieri, saggisti, musicisti, stilisti, cantanti, attori, registi, artisti: è tutto un fiorire di talenti che danno lustro alla nostra Sardegna e che incoraggiano le nuove generazioni.

In questo modo possiamo veramente dire che EMIGRARE NON è MORIRE se c’è chi si impegna a tenere fresche e vive le radici, le ragioni, il sentimento dell’essere Sardi; funzione, questa, che l’emigrazione organizzata ha sempre praticato e che siamo certi debba essere incentivata.

Di fronte a questo compito utile, prezioso, assolutamente indispensabile, si deve purtroppo costatare la deprimente vacanza dei protagonisti della politica e delle istituzioni.

Considerata la centralità del fenomeno migratorio sarebbe assolutamente necessario che il presidente Pigliaru e la sua Giunta comprendano che questo fenomeno NON SI PUÒ AFFRONTARE SENZA LA VALORIZZAZIONE DEI CIRCOLI E DELLE FEDERAZIONI DEI SARDI IN ITALIA E NEL MONDO.

Crediamo infatti che occorra una nuova consapevolezza POLITICA delle tematiche del mondo dell’emigrazione, perché è assolutamente intollerabile che le ISTITUZIONI NON ESERCITINO IL LORO PRECISO RUOLO POLITICO E CHE UTILIZZINO LA BUROCRAZIA REGIONALE COME INTERLOCUTRICE DELLE FEDERAZIONI E DEI CIRCOLI SARDI. La burocrazia rischia di soffocare le migliori energie impegnate a favore dell’emigrazione organizzata.

Il nostro vuole perciò essere un richiamo fermo e forte ALL’ESERCIZIO DELLA DEMOCRAZIA, cioè al sistema della discussione e del confronto, dell’analisi e delle scelte come ci ha insegnato la cultura greca che della democrazia è madre.

I politici (è il caso dell’on. Boschi in pellegrinaggio nei circoli italiani del Sudamerica) si scuotono dal loro torpore quando sono imminenti le scadenze elettorali, cioè quando realizzano quanto sia decisivo il voto dei nostri emigrati.

Ma noi ricordiamo con forza che i problemi dell’emigrazione sono quotidiani, i drammi dell’emigrazione non si manifestano solo quando stanno per aprirsi le urne; occorre allora una seria programmazione degli interventi, così come occorrono nuove risorse.

Apro una riflessione su un tema assai preoccupante. Voglio infatti ricordare che nel 1991 la voce ‘EMIGRAZIONE’ poteva contare, in valuta corrente, su ben 12 milioni di euro. Nel 2016 quella cifra si è ridotta a soli 2 milioni di euro. In questi ultimi anni i finanziamenti all’emigrazione son stati tagliati del 60%. Sono cifre che parlano da sole e che gridano che NON SI POSSONO FARE LE NOZZE CON I FICHI SECCHI.

Ho aperto questa riflessione sui finanziamenti perché in questi giorni stiamo vivendo in modo preoccupante le ennesime interpretazioni restrittive della Ragioneria regionale.

Le osservazioni della Ragioneria sono relative agli impegni assunti per i Congressi, il 30-12-2015 e fanno riferimento al fatto che detti impegni assunti sulla base del programma annuale dell’Emigrazione 2015,  sarebbero finalizzati esclusivamente agli interventi previsti per il  2015.

In realtà se questo è parzialmente vero per i contributi che sono relativi alle spese del Circolo (e poi é vero solo in parte in quanto le attività possono essere concluse il 31 marzo dell’anno successivo !?) 

Ma questo non è evidentemente vero perché questo non accade con i Progetti (cosa da sempre accettata dalla Ragioneria di poter spendere oltre ) e non può essere vero per i Congressi che più che un contributo relativo all’anno in corso sono un momento democratico assolutamente necessario e rappresentano un processo di raccordo fra i Circoli (riunioni preliminari, affitto locali, definizione dei temi) che necessita di una anticipazione e che può benissimo non concludersi nell’anno in cui è stato deciso. A maggior ragione dal momento che molte Federazioni da anni non possono definire un Congresso.

Chiediamo quindi che  vengano rimessi a disposizione del capitolo Emigrazione  le economie per 286.000 euro che abbiamo impegnato nel 2015 per  celebrare sia questo Congresso ed i Congressi delle altre Federazioni dei sardi nel mondo .

Chiediamo l’intervento della Giunta affinché non si arrivi al paradosso che l’emigrazione non può spendere i fondi  assegnati  per procedure  e norme non chiare agli uffici regionali.

Accogliamo favorevolmente l’ intervento dell’ Assessore dott.ssa Virginia Mura e della Giunta che si sono espressi a favore della determina. Adesso attendiamo fiduciosi anche l’ approvazione del Consiglio Regionale.

A nome degli amici della Federazione dei Circoli sardi in Svizzera e nella mia veste di vice presidente vicario della Consulta per l’ Emigrazione sarda nel mondo, invito tutti i rappresentanti nella Consulta ad esigere una ripresa dell’iniziativa a favore dell’emigrazione mediante una vigorosa ripresa del confronto politico. Perché se la politica non si basa sul confronto diventa una sterile gestione del potere che non lascia tracce positive e che fa solo danni.

Chiediamo infine come ci ha insegnato il grande costituzionalista Arturo Carlo Jemolo che la politica riacquisti la sua anima, e con essa la funzione della rappresentanza popolare e, quindi, la sua nobiltà. 

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2 commenti

  1. Un intervento non allineato. Meno male. È stata una palude plaudente.

  2. Dal mio letto dell’ospedale di Sassari, ho letto con grande interesse e condivisione il tuo articolo.Sempre con te e fiero di esserti amico.

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