QUAL E’ IL TUO SCRITTORE PREFERITO? SEMPLICE, E’ VANESSA ROGGERI (INVITO ALLA LETTURA DELLE SUEPRIME DUE PUBBLICAZIONI)


di Massimiliano Perlato

Non mi sento predisposto a scrivere recensioni. Nella mia lunga attività pubblicistica (ammesso che vent’anni si possano considerare lunghi), ho sempre cercato di schivarle, prediligendo raccontare od intervistare. Addentrarsi nell’analisi di un libro, ho sempre ponderato fosse un impegno particolare, una responsabilità che nella soggettività di saper comprendere una particolare esposizione, non è detto che possa essere colta allo stesso modo da chiunque altro.

Così, mi sento in difetto nei confronti di Vanessa Roggeri, dopo aver letto d’un fiato uno dopo l’altro i suoi due libri. Rettifico: i suoi capolavori.

Perché di capolavori sto asserendo. E su questo punto di vista non patteggio perché le trepidazioni che Vanessa ha saputo elargirmi con “Il cuore selvatico del ginepro” prima e “Fiore di fulmine” subito dopo, non ha eguali.

Ho terminato le vicende della piccola Nora con la pelle d’oca e gli occhi colmi di afflizione.

Non fatico ad ammetterlo. E non me ne vergogno assolutamente. Perché dovrei? Non c’è nulla di più bello nel ricevere emozione nel leggere un qualcosa redatto da una persona che pur avendo avuto modo di parlare di lei mediante TOTTUS IN PARI negli ultimi mesi e comunque non di mio pugno, ho imparato ad apprendere negli ultimi dieci giorni tramite i suoi personaggi colmi di Sardegna (particolarmente nelle vicende delle sorelle Lucia e Ianetta a Baghintos) e di attinenze all’isola arcaica delle sue tradizioni più occultate.

E Vanessa con una sottigliezza d’indole ha saputo trasportare le sue virtualità narrative nero su bianco con un  coinvolgimento di chi legge che è universale, vigoroso e penetrante.

La genuinità descrittiva di luoghi e personaggi fanno breccia nel cuore del lettore piantando impronte nella mente che divengono indelebili fino a quando si riabbraccia il libro per dare continuazione al racconto dal ritmo incombente ed inarrestabile.

Dopo aver letto il primo libro, “Il cuore selvatico del ginepro”, avevo già scribacchiato sui social di quanto ero rimasto incantato e ammaliato da quella pubblicazione. Da quanto fossi rimasto toccato nell’intimo del mio animo dall’efficacia della scrittura di Vanessa, corrente e sempre vigile. A bocca aperta, seguendo i battiti incalzanti del cuore, avevo l’impazienza di divorare le righe e le pagine scritte per andare oltre, per comprendere cosa si celasse nelle pieghe a volte oniriche della famiglia Zara.

Apnea emotiva, avevo detto.  Mi attraeva il termine anche perché era quello che si approssimava maggiormente alla realtà.

E dopo quella prima opera di Vanessa convocavo tutti alla lettura per scoperchiare all’unisono una Sardegna quasi intrinseca e misteriosa. Mai  illustrata in modo consueto e surreale.

Avete presente quando al cinema si vede un buon film? Una pellicola che fa poi cassetta tanto che la casa di distribuzione spesso e volentieri a distanza di qualche tempo ne affibbia un sequel che nel 99% dei casi, delude.

Ecco, quando ho cominciato “Fiore di fulmine”, bramavo di metabolizzare questo frangente vagheggiando che la seconda opera di Vanessa potesse in qualche modo deludermi rispetto al libro d’esordio.

Abbaglio totale. Cantonata colossale.

“Fiore di fulmine” si è palesato per essere un libro meraviglioso, implicante, affabile nei suoi contenuti. E ad un testo non si può chiedere di più se non l’esser compartecipe di un viaggio da sostenere in totale coesione sia con chi l’ha scritto, sia e soprattutto con chi ne è interprete.

A Vanessa rimprovero solo il fatto di aver elaborato un’opera di poco meno di 300 pagine. Per seguire la triste ma anche determinata storia di Nora Musa, piccola donna nata in un villaggio di miniera, con un animo racchiuso in un guscio di dolore come si evince dalla quarta di copertina, avrei voluto 3000 pagine per esser ancora ghermito dai suoi contesti.

Ecco, io le revisioni non le so stendere. Però desidero continuamente dare voce al cuore e do espansione ai sentimenti e all’emotività dopo aver letto dei bei libri.

E con Vanessa avevo un debito. Lei lo sa.

Ora, nel mio piccolo, non posso che reiterare l’invito alla lettura dei primi due libri della nostra autrice, in attesa (a questo punto trepidante) della terza pubblicazione.

E lo faccio verso quel bacino d’utenza che un po’ mi compete, quello dei sardi nel mondo, quello delle associazioni degli emigrati sardi: leggete i libri di Vanessa Roggeri, cercatela, promuovetela.

Garantisco io! (auspicando che non sia un modo per farli fuggire).

Un ultima cosa, tra il banale e il concreto.  Ogni tanto capita nel quotidiano più trasparente e duttile anche in simbiosi al periodo estivo, che si facciano giochini tipo: Qual è il tuo colore preferito? Il tuo film? La tua squadra del cuore? Ecco… da oggi 18 agosto 2016, dovessero domandarmi qual è il tuo scrittore preferito, non avrei esitazioni nel rispondere: Vanessa Roggeri!

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7 commenti

  1. Massimiliano, come chi sa leggere e giudicare nel vasto oceano dei romanzi di questi anni, tu hai colto nel segno, o meglio, nel segno che anche io ho intravisto e che condivido. Vanessa è scrittrice dolce e potente, scrupolosa creatrice di storie e di trame umane così affascinanti e inedite che conquista sempre più lettori. La scrittura poi, oh, quella è il profumo che veste i suoi magici personaggi, le sue anime belle.

  2. Ti ringrazio molto per avermi segnalato questa autrice che non conoscevo. Leggerò sicuramente almeno uno dei suoi capolavori! 😉

  3. Adesso mi dici, Max, che cosa potrei rispondere a un commento così emozionante, bello e gratificante? Sono commossa. Mi lasci senza parole e questo è paradossale per un autore… Ciò che posso fare è ringraziarti con un semplice ma sincero GRAZIE di cuore. Sono felice di avere la tua stima <3

  4. Mi sono stati regalati tutti e due, bellissimi i racconti , Vanessa bravissima !!

  5. leggeteli sono meravigliosi, lasciano senza fiato

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