ALLA SCOPERTA DELLA BALLARIANA: E’ APPORTATRICE DI FORTUNA, FELICITA’ E RICCHEZZA


di Claudia Zedda

Quello delle piante apportatrici di fortuna, felicità e ricchezza è un discorso lungo, affascinante, misterioso. A rendere tanto suggestivo l’argomento è un dettaglio non da poco: di queste piante si sa quasi niente, ma se riesci a trovarle, queste piante intendo, sono in grado di cambiarti la vita. Una sorta di sacro graal dei poveri, l’Eldorado degli affamati di tesori, il banchetto più abbondate dei golosi. Di piante apportatrici di fortuna, felicità e ricchezza ne esistono in Sardegna almeno tre, ma non dubito che me ne stiano sfuggendo parecchie. Il fatto è che la tradizione si sta lentamente perdendo e in pochi le ricordano per davvero. Quella di cui parliamo oggi e la ballariàna, nota anche come bellaiànna. La valeriana starai pensando, niente di più facile. Dove sta il mistero? Il mistero c’è e te lo servo subito. Seduto?

Ballariana: riconoscerla. La valeriana officinalis, quella a cui stavi pensando in Sardegna non cresceva e questo potrebbe complicare le cose. Cresceva e cresce la valeriana montana, ma la diffusione è molto circoscritta e dunque è impossibile sia la nostra protagonista già che di lei si racconta anche dove non cresce. Ancor peggio: le nonnine che raccontano di questa valeriana fanno una distinzione molto netta fra valeriana maschio e femmina e questo ci allontana ancora di più dalla valeriana officinalis. L’unica soluzione che è venuta in mente a molti ricercatori, alcuni anche piuttosto preparati, faccio per dire prof. Atzei, la prof. Putzolu, la grandissima Luisella Orrù e molti altri è questa: luogo che vai, valeriana che trovi. A Gonnosfanadiga ad esempio la ballariàna pare essere il millefoglio, in altre località la salvia sclarea, altrove ancora la valeriana rossa, naturalizzata sull’isola, che cresce con facilità sui muri e sulle rupi. A rendere tanto spettacolari le competenze di questa pianta probabilmente è proprio la difficoltà di rintracciamento.

La valeriana in giardino. Nonna Agnese sicuramente ne possiede una: si tratta di una delle mie fonti più autoritarie. Tra di noi si è creato un certo rispetto e una certa fiducia ma la ballariàna non me l’ha mai fatta vedere. Sai perché? Perché se anche solo l’avessi toccata l’avrei depotenziata di tutte le sue capacità magiche. Solo il proprietario può toccare la valeriana che per questo viene ben nascosta. Giustifica questa segretezza anche il fatto che la valeriana è una delle poche piante ad andare soggetta al furto magico e rituale, del quale parleremo fra un attimo. Chi la possiede in giardino non lo racconta in piazza e ne raccoglie il fiore una volta all’anno. Deve farlo la notte del 23 giugno, completamente nudo (vorrei proprio vederla Agnese nuda a raccogliere un fiorellino) usando esclusivamente indice e pollice della mano destra. 

Il battesimo della valeriana. Il fiore di valeriana una volta raccolto doveva essere battezzato. Probabilmente si trattava di una sorta di esorcismo del fiore che pare desse casa al demonio fra le sue foglie, tant’è che in alcuni casi era dettaerba de s’aremigu (erba del nemico e quindi del demonio). Per battezzare la valeriana si potevano fare almeno tre cose: trovare un prete disposto a battezzare un fiore; rubare dell’acqua benedetta; nasconde il fiore nelle fasce di un bambino che veniva battezzato. Questo gli avrebbe portato grande fortuna per tutta la vita. E’ facile capire che gli ultimi due modi erano i più praticati e criticati dalla chiesa.

Il furto della valeriana. La piantina poteva essere rubata. Nel quartiere di Sant’Avendrace pare che questo uso fosse in auge fino al primo dopo guerra. La persona che intendeva rubare la valeriana doveva recarsi sul luogo la notte del 23 giugno, nuda e rubare il fiore in totale silenzio. In cambio del fiore o della pianta doveva lasciare delle monete: si trattava infatti di un furto rituale, effettuato non tanto per nuocere alla persona derubata quanto piuttosto per arricchirsi di fortuna e felicità.

La raccolta della ballariàna. Chi aveva avuto la fortuna di individuare la valeriana in ambiente selvatico se voleva appropriarsene doveva farlo la notte del 23 giugno. Sarebbe tornata sul luogo da sola, al buio, senza luci artificiali con a presso solo una bottiglia di vetro e una candela benedetta. Si sarebbe seduta accanto alla pianta attendendo la mezzanotte. Pochi momenti prima dell’ora avrebbe infilato la cima in fioritura dentro la bottiglia e alle 24.00 in punto avrebbe reciso il fiore e sigillato la bottiglia con la cera benedetta. Ovviamente prelevare questo fiore non era facile visto che a proteggerlo c’era una schiera di demoni. All’interessato non restava altro da fare che dimostrarsi più furbo di quelle creature. Ecco una storiella piuttosto simpatica. A Perdaxius si raccontava che la ballaiana fosse custodita dai diavoli che si allontanavano dalla pianta solo nel caso in cui si era in grado di rispondere alle loro domande con una risposta che non prevedeva repliche. Si racconta che un uomo solo sia riuscito ad allontanarli. I demoni gli si avvicinarono cantando: Lunisimattisi e mercuisi tresi (lunedì, martedì e mercoledì tre). Lui rispose: Giobia, cenabara e sabadu sesi (giovedì, venerdì e sabato sei). In questo modo impedì ai diavoli di replicare perché avrebbero dovuto nominare la Domenica, giornata del Signore, per loro tabù.

Gli usi della valeriana. Per quanto non si sappia con precisione cosa si intenda per ballariàna la tradizione popolare non ha dubbi sui suoi usi. La si utilizzava per far innamorare qualcuno, per riconciliare o per  mettere in disaccordo gli amanti. Si dimostra particolarmente efficace contro il malocchio ed è capace di tener a distanza la Morte. Le sue proprietà curative ovviamente non erano nemmeno da porre in questione. Con la valeriana raccolta durante la notte della vigilia di San Giovanni si confezionavano amuleti che proteggevano i bambini da sas pippias màlas e dalla jettatura. La valeriana facilitava il parto ed era in grado di apportare felicità per un anno, o nella maggioranza dei casi per tutta la vita e per questo era tanto ambita.

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